Disastro PNRR: l’Italia non ce la fa, soldi bloccati. Ecco perchè

Sarebbero due, in particolare, le richieste di Roma che preoccupano Bruxelles: vediamo quali

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Redazione

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Sul dossier PNRR inizia a tirare – già da un po’ – una brutta aria con Roma e Bruxelles che si lanciano a vicenda messaggi neanche troppo velati. Se da un lato l’esecutivo difende l’opera in corso sulla revisione dei progetti, dall’altro l’Ue invita a non ridurre l’ambizione del piano.

PNRR, Italia rischia di non farcela

Di facile interpretazione l’ultimo messaggio della Commissione “Qualsiasi revisione dei piani nazionali di ripresa e resilienza non dovrebbe abbassarne l’ambizione complessiva. Siamo consapevoli che il governo italiano voglia rivedere il Pnrr, ma non abbiamo ancora ricevuto una richiesta formale di modifica”. 

Nel mezzo c’è l’opposizione che chiede a gran voce un passaggio parlamentare per chiarire una volta per tutte quali opere saranno depennate. Intanto, il ministro responsabile, Raffaele Fitto (che da mesi ormai lavora alla riscrittura del piano assicurando però che non sarò uno smantellamento)  fa sapere che non sono a rischio quelle infrastrutturali, visto che sotto la lente non ci sono i singoli settori ma si punta a salvaguardare la capacità effettiva di realizzare gli interventi alla scadenza 2026. Per questo, per quelli che richiederanno più tempo l’opzione più percorribile è cambiare collocazione, spostandoli  cioè nell’elenco dei progetti finanziati dai fondi di coesione o di sviluppo, che possono contare, appunto, su tempi più lunghi e anche meno rigidità.

Ecco perchè

In particolare, come ricostruisce la Repubblica, Bruxelles sarebbe preoccupata da alcune richieste di informazione “sulla possibilità di rinunciare a una quota dei cosiddetti “loans”, ossia i prestiti previsti dal NextGenerationEu (ai “grants”, alle gratuità invece non si rinuncerebbe in ogni caso). Parliamo di crica 120 miliardi. Una scelta tecnicamente possibile, ma politicamente disastrosa, visto che con grande probabilità sarebbe “un segnale di estrema debolezza, i mercati non lo prenderebbero bene, i 26 alleati anche peggio”.

Che succede ora?

Non c’è accordo neppure sulla tempistica di revisione del Pnrr: Roma aveva  in mente di presentare il nuovo documento tra luglio e agosto. Ma per la Commissione – che vuole chiudere entro giugno – siamo fuori tempo massimo. Si prova dunque ad accelerare con il ministro Fitto pronto ad andare incontro alle necessità che arrivano da Bruxelles. Almeno su questo punto. Per tutto il resto la partita si annuncia decisamente complicata.