Pnrr, Italia in ritardo: quanti soldi potrebbe perdere

La Corte dei Conti segnala i rallentamenti di attuazione del cronoprogramma, che potrebbero mettere a repentaglio due tranche di risorse provenienti dall’Ue

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

L’Italia rischia di non incassare almeno 19 miliardi di euro provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Governo deve correre se non vuole mettere a repentaglio l’erogazione dei fondi del 2022 e quelli previsti per il 2023. La valutazione ufficiale sulla tabella di marcia arriverà da Bruxelles il 30 giugno, ma il ritardo sui 15 obiettivi o “milestones” in scadenza proprio per quella data comincia a farsi sentire. I buchi sull’attuazione del Pnrr emergono dalla relazione della Corte dei Conti alle Camere, che attestano come un terzo degli obiettivi nazionali non sia ancora stato realizzato. Un quadro non molto incoraggiante, tanto da costringere il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a lanciare un appello, citando Alcide De Gasperi.

Pnrr, Italia in ritardo: l’appello di Mattarella

È il momento per tutti, a partire dall’attuazione del Pnrr, di mettersi alla stanga“, ha detto Mattarella nel suo intervento alla Conferenza nazionale delle Camere di Commercio di Firenze, chiamando in causa l’ex presidente del Consiglio, che con questa espressione invitava la corrente dei ‘dossettiani’ della Dc a dare un contributo fattivo all’azione del partito.

“Nel ringraziare per il vostro impegno, mi permetto di rivolgere a voi l’invito che in un contesto ben diverso Alcide De Gasperi rivolse nel dopoguerra, quando occorreva ricostruire l’Italia dalle macerie e insieme edificare una autentica democrazia” ha detto il capo dello Stato.

L’allarme sui ritardi di attuazione del Pnrr è condiviso anche da Confesercenti che avverte come l’impatto positivo del Piano su Pil e consumi possa essere annullato dai rallentamenti.

Sulla base di una simulazione condotta attraverso il modello econometrico Cer, che stima che le difficoltà incontrate nella realizzazione del cronoprogramma, l’associazione ha calcolato una perdita di Pil dello 0,4% già nel 2022, pari a 7,6 miliardi di euro di minore crescita. Che nel 2023 potrebbero significare ulteriori 5,6 miliardi in meno.

“Il Pnrr è un’occasione storica per la crescita e la modernizzazione della nostra economia: è quindi assolutamente prioritario recuperare i ritardi di attuazione – ha detto la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise. Con le risorse del Pnrr la nostra Italia può diventare un Paese migliore. Più coesione sociale, più lavoro, più giustizia, più attenzione all’ambiente ed agli sprechi, più risorse per chi ha bisogno. Ci sono però diverse criticità dalla gestione dei progetti da parte delle amministrazioni locali alle difficoltà nel rendere note alle imprese le opportunità disponibili” ha commentato.

A margine del Consiglio europeo terminato ieri a Bruxelles, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dato però rassicurazioni su un eventuale rischio del blocco dei fondi: “No, non vedo assolutamente rischi” che l’Ue non paghi la terza tranche del Pnrr, ha dichiarato la premier (qui avevamo già anticipato i rischi sull’attuazione del Pnrr).

“C’è un lavoro molto serio, collaborativo, noi abbiamo ereditato una situazione che sicuramente richiede di lavorare molto velocemente, è quello che stiamo facendo assieme alla Commissione – ha aggiunto. Ho parlato ora con Ursula von der Leyen e mi sembra che la Commissione apprezzi molto il lavoro serio dell’Italia. Le decisioni che si prendono sono decisioni che stiamo condividendo”.

Pnrr, Italia in ritardo: i dati della Corte dei Conti

Secondo quanto verificato dalla Corte dei Conti, tra il 2020 e il 2022, sono stati spesi un po’ più di 20 miliardi, meno della metà delle risorse programmate (il 49,7%) e il 12% del totale, inclusi gli incentivi all’edilizia e all’industria. Ma senza tenere in considerazione bonus e aiuti alle imprese, la spesa risulta della metà, il 6% (qui abbiamo parlato delle sfide del Pnrr per la Pubblica amministrazione).

Alla luce di questi dati i magistrati contabili prevedono che il Pnrr potrebbe rimanere inattuato per circa 15 miliardi, il 19,5% in meno rispetto al cronoprogramma, obbligando il Governo a cercare di recuperare dal 2024 con una spesa annua superiore a 45 miliardi (qui abbiamo riportato le dichiarazioni del ministro Giorgetti sul raggiungimento di tutti gli obiettivi del 2021 e del 2022, necessari per la terza tranche da 19 miliardi).

La Corte dei Conti calcola ad oggi che la maggior parte dei fondi del Piano sono stati spesi per raggiungere gli obiettivi di digitalizzazione e innovazione, per il 18,8% del totale, per il 16,7% sono stati indirizzati a quelli della transizione ecologica, e il 16,4% delle infrastrutture, spinte dagli appalti delle Ferrovie.

A frenare l’attuazione del Pnrr ci sono le percentuali molto basse dell’1,2% in ambito di inclusione e coesione e lo 0,5% sulla salute.

La situazione sarebbe ancora più complessa se si considerano gli obiettivi nazionali e del Piano complementare, per buona parte in capo al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti guidati da Matteo Salvini:  ai 40 traguardi ancora non raggiunti, se ne aggiungono altri 37 incompiuti nei primi sei mesi del 2023.