Diga di Genova, Salvini: “I lavori non si fermano, se qualcuno ha sbagliato in Liguria è giusto che paghi”

Salvini esclude nel Question time alla Camera che i lavori per la diga di Genova possano essere fermati dopo il caso del governatore Toti: "Significherebbe fermare lo sviluppo della Liguria".

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

“Fermare i lavori della diga significherebbe fermare lo sviluppo della Liguria, del nostro territorio e la competitività dell’Italia. L’opera dovrà proseguire a pieno ritmo secondo il cronoprogramma”. Sono queste le parole con cui il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha annunciato l’intenzione sua e del governo di proseguire nel progetto di realizzazione della diga foranea di Genova. Le inchieste che coinvolgono il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, non bloccano dunque i cantieri che sono stati finanziati anche dal Consiglio regionale della Liguria con 57 milioni di euro.

Salvini: “Il progetto della diga di Genova va avanti”

Nel corso del Question time alla Camera, il ministro dei Trasporti Salvini ha riferito che il progetto della diga di Genova andrà avanti aggiungendo che “se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi, ma le inchieste a Genova come a Bari non possono fermare l’Italia e pertanto nel pieno rispetto dell’autorità giudiziaria i lavori dovranno proseguire”. Se così non dovesse avvenire, per il ministro, si farebbe “un danno” ai cittadini.

Il caso Toti non fermarà la diga di Genova

Salvini, nello specifico, ha risposto alle domande di chi, dai banchi dell’opposizione, gli chiedeva se, alla luce delle recenti inchieste che coinvolgono il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, non sia il caso di valutare la sospensione dei lavori fin quando non vi sarà una “maggiore trasparenza”. La richiesta è arrivata nello specifico dal segretario di Allenaza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, il quale ha anche parlato dell’avvio della procedura di verifica sull’utilizzo dei fondi del Pnrr necessari per realizzare l’opera.

Le incognite sul progetto della diga di Genova

Il progetto della diga di Genova, forse la vera misura bandiera che verrà realizzata con i fondi del Pnrr, ha subito fin qui non poche critiche da parte delle forze politiche avverse alla sua costruzione e da alcuni tecnici. La costruzione dell’opera, che ha un valore complessivo di un miliardo e 300mila euro (500 milioni stanziati dal Fondo complementare al Pnrr, 100 milioni dal ministero delle Infrastrutture, 300 milioni dall’Adsp e 57 milioni dalla Regione Liguria) è in ritardo rispetto all’iniziale tabella di marcia, con l’ultima rilevazione sull’andamento del cantiere che indicava una latenza di oltre sette mesi. Proprio per questo motivo è stato predisposto un calendario bis che prevede una nuova chiusura dei lavori che dovrebbe ora avvenire entro il 30 novembre 2026.

Il blocco dei lavori della diga di Genova

A marzo scorso l’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, aveva bloccato i lavori volti alla costruzione della diga di Genova a causa della “violazione” delle regole che sarebbe stata posta in essere dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale. Vi erano, più nel dettaglio, “sette profili critici” che non potevano essere ignorati dall’Anac. L’anticorruzione contestava, in primo luogo, la mancata procedura di gara, con la realizzazione dell’opera che è stata affidata al consorzio Pergenova Breakwater con capofila Webuild, e la nomina di un collegio di esperti “poi sostituito a causa di incompatibilità dei suoi membri”. Questa sostituzione, come detto dall’Anac, è avvenuta “successivamente all’apertura delle buste contenenti le offerte tecniche ed economiche in contrasto con i principi di trasparenza, par condicio e pubblicità delle gare pubbliche”.