Italia in crisi tra dazi, petrolio, spread e tassi di cambio: le simulazioni del Dfp

In tutti e 4 gli scenari ipotizzati dal nuovo Documento di finanza pubblica, la crescita del Pil italiano sarebbe in calo, con l'impatto peggiore che arriverebbe dai dazi

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 12 Aprile 2025 17:04

Incassato il disco verde del Consiglio dei Ministri, il Documento di Finanza Pubblica, che ha sostituito il Def, si avvia ad approdare in Parlamento. Stando a quanto trapelato, le previsioni relative al Pil reale indicano per il 2025 una crescita dello 0,6%, in aumento allo 0,8% nel 2026 e 2027 grazie alla spinta dei consumi. Andamento confermato anche nel 2028.

Ma il documento elabora anche 4 scenari per simulare l’impatto sul Pil dei rischi che stiamo vivendo in questi ultimi mesi:

  • guerra commerciale;
  • cambiamenti nei tassi di cambio;
  • prezzi dei beni energetici in aumento;
  • cambiamenti delle condizioni dei mercati finanziari.

Con i dazi, Pil in aumento di solo lo 0,5% nel 2025

Secondo il documento, il primo scenario ipotizzato prevede un indebolimento del commercio mondiale rilevante per l’Italia, con un irrigidimento delle tensioni tra le diverse aree economiche e che porterebbe così a un inasprimento dei dazi. In tale contesto, come afferma il Dfp:

Si ipotizza, nel 2025 e 2026, un rallentamento rispetto allo scenario di riferimento della domanda estera pesata in base agli scambi con l’Italia, che aumenterebbe dell’1,5% (invece del 2,0)5 nel 2025 e dell’1,4% (invece del 2,3%) nel 2026.

Tuttavia:

successivamente la dinamica del commercio mondiale riacquisterebbe vigore, con un tasso di crescita del 3,5% nel 2027 e del 3,3% nel 2028 (invece, rispettivamente, del 2,7% e 2,8% prospettato nello scenario di riferimento).

Nella relazione annuale sui progressi compiuti nel 2024 contenuta nel Dfp, il ministro Giorgetti osserva che:

i cambiamenti del quadro geopolitico e gli annunci in materia di dazi da parte degli Stati Uniti hanno causato un elevato grado di incertezza e una forte turbolenza nei mercati finanziari (…). Non stupisce che in Italia, Paese a vocazione manifatturiera e orientato alle esportazioni, la crescita dell’economia abbia subito un rallentamento già nella seconda metà dello scorso anno.

Le stime per il Pil di Stati Uniti e Unione Europea in caso di dazi permanenti e le perdite per il commercio globale
Fonte: ANSA
Le stime per il Pil di Stati Uniti e Unione Europea.

Tassi di cambio favorevoli per l’euro

Un secondo scenario ipotizza un’evoluzione dei tassi di cambio con un apprezzamento dell’euro rispetto alle altre valute, superiore a quanto previsto nello scenario di riferimento. Un fattore che sta in parte avvenendo già ora, con il dollaro in discesa, verso la svalutazione, e l’euro che si rafforza sempre più.

In questo contesto, nel 2025 si registrerebbe un deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro più contenuto rispetto allo scenario base: -2,4% anziché -3,1%.

Nel 2026, al contrario, l’euro si apprezzerebbe del -2,1% contro un modesto +0,2% previsto nello scenario di riferimento. Nei successivi anni l’euro continuerebbe ad apprezzarsi rispetto al dollaro.

L’aumento dei prezzi dei beni energetici

In un’ulteriore ipotesi, che considera un andamento meno favorevole dei prezzi dei beni energetici, e in particolare del petrolio, riconducibile al persistere delle tensioni in Medio Oriente e a sviluppi geo-strategici sfavorevoli.

In tal senso, la crescita del Pil risulterebbe più contenuta rispetto allo scenario base: -0,2 punti nel 2026 e -0,1 punti nel 2027. Tuttavia, un successivo e plausibile rientro dei prezzi energetici verso i livelli previsti nello scenario di riferimento favorirebbe un recupero del ritmo di crescita del Pil.

Con lo spread in aumento si arriva a un -0,3%

Infine, il quarto scenario si basa sull’ipotesi di un aumento del rendimento del Btp decennale di 100 punti base rispetto allo scenario di riferimento, a partire dal terzo trimestre del 2025 e fino al termine del periodo di simulazione.

Una dinamica che determinerebbe un ampliamento dello spread Btp-Bund e un peggioramento delle condizioni di accesso al credito per famiglie e imprese, con mutui e prestiti più costosi. In tale contesto, la crescita del Pil risulterebbe penalizzata: -0,3 punti percentuali nel 2026, con un divario che si amplierebbe a -0,5 punti e oltre a partire dal 2027.