Dehors e tavolini all’aperto verso la proroga al 2027

Il Governo ha presentato un emendamento per rimandare al 2027 la scadenza della deregolamentazione sui dehors, in vigore dalla pandemia

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

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Altro rinvio sul ritorno alle regole dei dehors, dopo il liberi tutti ai tempi del Covid. A dispetto della bozza di decreto su cui è al lavoro il Governo, che dovrebbe riformare le norme sugli spazi esterni di bar, locali e ristoranti, arriva un’ulteriore proroga sulla deregolamentazione dei tavolini all’aperto, rimandata di volta in volta dal 2020 – quando fu stabilita per favorire il distanziamento anti contagio durante la pandemia.

Con un emendamento al ddl Semplificazione, il Governo ha posticipato fino al 30 giugno 2027 l’ultima scadenza del regime con meno restrizioni, che cadeva a fine anno.

La proroga sui dehors

La modifica è stata presentata dal relatore al disegno di legge sulle semplificazioni delle attività economiche, all’esame del Senato. Oltre a prolungare le regole sui tavoli all’aperto di un anno e mezzo, con l’emendamento il Governo ha anche un anno ulteriore per attuare la delega per la revisione in materia dei dehors, stabilita dalla legge sulla concorrenza.

In questo modo cadrà il 31 dicembre 2026 il termine del decreto legislativo sul “riordino e coordinamento delle norme sulla concessione di spazi e aree pubbliche di interesse culturale o paesaggistico per le imprese di pubblico esercizio (installazione di strutture amovibili)”.

L’adozione dello stesse decreto avrebbe dovuto essere entro il 16 dicembre 2025, vale a dire non oltre un anno dopo l’entrata in vigore della legge annuale della concorrenza.

Le regole sui tavoli all’aperto

Sui tavolini all’aperto era infatti attesa la riforma su cui la maggioranza sembrava essere agli ultimi dettagli, prima dell’esame in Consiglio dei ministri e dell’iter in Parlamento.

La bozza del decreto prevedeva un restringimento delle maglie dell’autorizzazioni dei dehors, ma al tempo stesso riducendo i casi per cui chiedere il nullaosta alle Sovrintendenze, quando l’esercizio commerciale si trovi in spazi urbani davanti a monumenti nazionali, chiese o altri beni culturali rappresentativi del luogo.

In assenza di requisiti di prossimità e del valore identitario dei monumenti, il testo dovrebbe prevedere una maggiore autonomia decisionale sulle concessioni di occupazione del suolo pubblico da parte dei Comuni.

Quali saranno le opere a cui riservare una tutela speciale sarà stabilito dal Ministero dei Beni Culturali, che entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto dovrà stilare delle liste, attenendosi agli stringenti criteri del provvedimento.

Gli elenchi saranno poi pubblicati da ogni Comune interessato sul proprio sito istituzionale.

Parametri e vincoli potranno però essere stabiliti dalle amministrazioni locali di concerto con gli uffici territoriali del ministero, per poi essere recepire con regolamento o delibera di Giunta. Provvedimenti che implicano l’autorizzazione automatica, senza richiesta da parte del titolare del bar e ristorante.

La bozza attuale potrebbe però portare a un cortocircuito, escludendo dalla categoria dei pubblici esercizi altre attività, come una gelateria o un fioraio, che invece tornerebbero alle regole sui dehors pre-Covid.