Decreto Campi Flegrei, 442 milioni dal governo: metà era già prevista e sarà “sottratta”

Il Decreto Campi Flegrei genera non poche polemiche, da una parte e dall'altra della barricata. Dure le parole di Musumeci e pronta la risposta dalla Campania: "Risorse sottratte da fondi già destinati"

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 25 Giugno 2024 13:19

Non c’è tempo da perdere per quanto riguarda i Campi Flegrei. È giunto il decreto bis sull’emergenza in Campania, con il governo che ha trovato le risorse necessarie. Si è però scatenata un’accesa polemica nei confronti di Comuni e Regione, con le parole del ministro della Protezione civile Nello Musumeci che hanno generato dure reazioni. Sarà lui a indicare il nuovo commissario straordinario, che resterà in carica fino al 31 dicembre 2027.

I fondi per i Campi Flegrei

Il decreto bis sull’emergenza nei Campi Flegrei prevede un investimento da 442 milioni di euro, distribuiti fino al 2027. Le coperture sono in realtà due, ha chiarito il ministro Fitto: “200 milioni dalla parte della quota imputata alla Regione Campania, sulla base della richiesta fatta dalla Regione stessa, ai quali aggiungiamo 200 milioni di finanziamento dai Fondi di sviluppo e coesione”.

Sono inoltre previsti ulteriori 20 milioni per quella che è una delle problematiche più immediate, l’emergenza abitativa. Si parla dei danni all’edilizia privata provocati dallo sciame sismico ma, è bene sottolinearlo, si indica come tali contributi non potranno andare oltre il 2025. Contributi che non spettano, inoltre, nel caso in cui “l’esigenza abitativa sia stata temporaneamente soddisfatta a titolo gratuito da una pubblica amministrazione”, evidenzia il decreto.

Per quanto riguarda le tempistiche, è ovvia la necessità di accelerare la realizzazione degli investimenti necessari sul territorio campano. È stata dunque assegnata alla Regione la somma complessiva di 388.557.000 euro, con delibera del Cipess che andrà adottata entro un mese di tempo massimo. Una somma suddivisa in due scaglioni:

  • 139.250 euro per il 2024;
  • 417.750 euro per il 2025.

Commissario straordinario

Come detto, sarà compito del ministro Musumeci nominare un commissario straordinario. Un atto in seguito al quale scatterà l’insediamento nell’arco di due settimane, dopo l’emanazione di un Dpcm. In carica fino al 31 dicembre 2027, avrà un ruolo di coordinamento dei vari interventi e dell’utilizzo delle risorse, con riferimento anche ai progetti connessi al Pnrr.

L’aria politica è molto tesa e le parole del ministro non rasserenano di certo gli animi: “La gestione dell’emergenza non può essere affidata alla Regione o ai Comuni. Stiamo verificando l’attività che è stata svolta e quanto resta da svolgere”.

Per quanto riguarda i nomi possibili, nei giorni scorsi era stato paventato quello del prefetto di Napoli, Michele di Bari. Una scelta probabilmente scartata, in funzione di una figura manageriale vera e propria.

La polemica

I fondi stanziati dal governo di Giorgia Meloni non sarebbero sufficienti, dal momento che la cifra indicata, pari a 442 milioni di euro, non corrisponde alla realtà. Per meglio dire, comprende 200 milioni imputati alla quota Fsc, già spettante alla Campania, come sottolineato dal sindaco di Pozzuoli, Luigi Manzoni: “Si stanziano risorse sottraendole da fondi già destinati ai nostri territori. I 20 milioni per l’edilizia privata, poi, sono inadeguati. Il territorio di Pozzuoli è da lungo tempo sottoposto al vincolo di inedificabilità totale contrastando ogni possibile nuova costruzione di civili abitazioni (in risposta al divieto sottolineato dal ministro), come ad esempio la proposta di realizzazione di nuovi appartamenti ad uso residenziale nell’ex Area Sofer”.

Nuovamente, però, a esasperare i toni ci ha pensato Musumeci, che ha voluto stigmatizzare quelle che sono le chiare responsabilità imputabili alle classi dirigenti locali. Ha sottolineato come l’esecutivo non fosse tenuto ad agire con tale portata economica.

“Il governo sta dando più di quanto non abbia il dovere di dare sui Campi Flegrei. Ciò perché emergono gravissime responsabilità, remote e meno, omissive e commissive, che coinvolgono tutti gli anti, a cominciare dalla Regione e dai Comuni interessati, ovvero Napoli, Pozzuoli e Bacoli”.

Alla base ci sarebbe l’autorizzazione data a uno sviluppo urbanistico ritenuto caotico e disordinato, senza tener conto dei pericoli incombenti nell’area.

Si è poi parlato, ovviamente, del contributo da 400 a 900 euro a persona al mese, suscettibili di integrazione, per le persone costrette a lasciare la propria casa. Anche in questo caso, però, è scattata una dura reprimenda, con toni di aperta sfida: “Il governo non intende tirare fuori un solo quattrino per le case abusive o le seconde case”.

Campi Flegrei, test e prove di evacuazione

In programma la seconda esercitazione di protezione civile, prevista a maggio e rinviata a causa dello sciame sismico. La sensazione generale, però, non è delle migliori. Si teme infatti poca partecipazione da parte della popolazione. Il tutto unito a un diffuso sospetto in merito a tali pratiche, con test e allarmi generalizzati che potrebbero “spaventare i turisti”.

Importante la giornata di domani, 26 giugno, che prevede la verifica della funzionalità di alcune aree di attesa e della relativa organizzazione nella pianificazione comunale. Una volta diramato l’allarme, i cittadini saranno invitati a recarsi presso le aree di attesa più vicine alle proprie abitazioni: due a Pozzuoli e altrettante a Bacoli, una invece a Napoli. Sottoposto a test anche il sistema di registrazione delle esigenze immediate dei soggetti fragili.

Tra le attività in programma, anche l’allestimento di un campo base per le colonne mobili di Vigili del fuoco, svariati punti informativi per la popolazione e l’attivazione del volontariato, così da garantire supporto per i centri di coordinamento, l’informazione, le telecomunicazioni e l’assistenza alla popolazione. Nell’area più a rischio vivono circa 80mila persone ma, a fronte di tale numero, potrebbero essere poche decine a prendere parte al test.