Nella giornata di venerdì 26 luglio, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al ddl Concorrenza. Tra le tante novità, contiene anche il tema delle concessioni autostradali. Il Mit ha spiegato in una nota che per la prima volta una parte dei pedaggi non entrerà nelle casse di grandi gruppi di concessionari, ma andranno allo Stato. L’obiettivo, come ha spiegato il vicepremier e ministro Matteo Salvini, è realizzare opere pubbliche e tenere sotto controllo i pedaggi.
Ok a ddl Concorrenza: nuovo modello tariffario per Autostrade
Il modello proposto per la riforma delle concessioni autostradali prevede, per le concessioni che scadranno a partire dal 2025, un sistema di regolazione fondato sull’applicazione di un nuovo modello tariffario, già sperimentato in quattro concessioni.
Il modello prevede di distinguere la tariffa in tre componenti:
- la componente tariffaria di gestione;
- la componente tariffaria di costruzione (entrambe di competenza del concessionario);
- la componente tariffaria per oneri integrativi (di competenza dell’ente concedente, il cosiddetto extragettito).
I proventi di quest’ultimo saranno utilizzati per gli investimenti autostradali, senza incrementare i pedaggi. Le future concessioni non supereranno i 15 anni, mentre per quelle in essere restano ferme le regole esistenti, con scadenze tassative per la revisione del piano economico finanziario (Pef).
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato che con il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, approvato dal Consiglio dei ministri, “compiamo un altro significativo passo nella giusta direzione, a supporto delle imprese e a tutela dei consumatori”. Urso ha sottolineato: “Siamo convinti sia necessario aumentare la competitività del nostro Paese, anche attraverso la concorrenza interna”.
Il ddl si inserisce quindi a pieno titolo nel quadro delle misure e degli interventi di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: all’approvazione annuale di una “Legge sulla concorrenza” risulta infatti subordinato lo stanziamento dei fondi previsti nell’ambito dello stesso Pnrr.
Commentando il provvedimento del governo, Assoutenti dice che il ddl Concorrenza contiene alcune misure positive per i consumatori, in particolare i provvedimenti a tema autostrade, che potrebbero contenere gli aumenti dei pedaggi. “Oltre a limitare le tariffe, però, servirebbe introdurre sistemi per rimborsare automaticamente e immediatamente gli automobilisti per i disagi derivanti dai cantieri infiniti e dagli eterni lavori in corso che, oltre ad allungare i tempi di percorrenza in autostrada, creano difficoltà notevoli alla circolazione e aumentano il rischio di incidenti”, dichiara il presidente Gabriele Melluso.
Dai pedaggi in autostrada, fondi per le opere pubbliche
La riforma di autostrade e pedaggi aveva portato a una riflessione della maggioranza su alcuni punti del ddl Concorrenza, che aveva impedito l’approvazione del testo lunedì e ha fatto slittare tutto al successivo Cdm. Salvini nei giorni scorsi aveva anticipato: “Il disegno di legge contiene una nuova impostazione delle concessioni autostradali per rendere più facili i lavori e per regolarizzare i pedaggi che sono diversi sulle varie tratte”. L’obiettivo resta quello di avere tariffe più omogenee sul territorio nazionale e interventi di manutenzione e ammodernamento garantiti, senza stangate per gli automobilisti al casello, eventualmente spalmando su più anni i costi delle manutenzioni straordinarie.
“Siamo al lavoro per limitare l’aumento dei pedaggi, soprattutto su alcune strade”, aveva detto Salvini. Il punto è come farlo senza innescare nuovi contenziosi con Bruxelles. Proprio la richiesta da parte dei tecnici del ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, durante il pre-consiglio di lunedì, di approfondire questi aspetti con l’Ue aveva stoppato il percorso del ddl, non senza polemiche. Dalla Commissione europea sarebbero emerse infatti resistenze rispetto all’ipotesi di creare una tariffa autostradale unica e un fondo pubblico dove raccogliere i pedaggi per poi distribuirli. Un meccanismo che avrebbe potuto pesare sui conti pubblici.
Studiando le possibili soluzioni, Salvini ha ricevuto al ministero anche i rappresentanti dei concessionari di autostrade. In una lettera Aiscat, lamenta circostanze “eccezionali”, con l’aumento dei costi di gestione per la stretta sulla sicurezza dopo il crollo del ponte Morandi e il blocco dei pedaggi, che sarebbero saliti in media dello 0,85% annuo nell’ultimo triennio, molto meno dell’inflazione. Le imprese hanno chiesto un tavolo di confronto e proposto alcune soluzioni, a partire da una proroga tecnica della durata delle concessioni.
I tempi per il ddl però stringono, perché la legge annuale sulla concorrenza è uno dei 69 obiettivi da raggiungere entro la fine dell’anno per ottenere la settima rata del Pnrr, che vale oltre 18 miliardi di euro. E la legge, secondo il piano, deve prevedere misure sulle autostrade, in particolare con lo stop ai rinnovi automatici delle concessioni.
Ddl Concorrenza: tutto quello che contiene
Il ddl Concorrenza non si limita al solo tema delle concessioni autostradali. Le misure includono una serie di interventi che riguardano vari settori dell’economia e della società.
Oltre alle concessioni autostradali, è presente anche la riorganizzazione delle concessioni ai pubblici esercizi, con particolare attenzione alle esigenze dei pedoni e delle persone con mobilità ridotta (dehors). Fino al 31 dicembre 2025, restano in vigore le norme temporanee connesse alla pandemia di Covid.
Misure anche per il rafforzamento della lotta contro l’abusivismo con sanzioni più severe e maggiore trasparenza nei registri comunali e nazionali e il divieto per le assicurazioni di impedire la portabilità delle scatole nere e i relativi dati, con un nuovo sistema informativo antifrode gestito da Ivass e finanziato dalle compagnie assicurative.
Viene anche concesso un maggiore potere al Garante per la sorveglianza dei prezzi per individuare prodotti da controllare e garantire rilevazioni omogenee. Rientra, per esempio, la shrinkflation. In questo caso viene reso obbligatorio informare i consumatori sulla riduzione della quantità di prodotto, mantenendo inalterato il confezionamento, con apposizione di specifiche etichette.
Infine i nuovi parametri per le start-up innovative con incentivi fiscali e promozione degli investimenti in capitale di rischio, con attenzione particolare ai settori strategici.