Dazi di Trump sui prodotti italiani: rischio su auto, bevande e farmaci

I dazi di Donald Trump colpirebbero con particolare durezza l'export italiano: gli Usa sono il nostro primo partner commerciale per quanto riguarda il commercio extra-Ue

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 13 Febbraio 2025 13:48

Se i dazi di Donald Trump dovessero colpire i prodotti italiani le conseguenze sarebbero drammatiche e immediate. Il presidente Usa ha apparentemente lasciato aperta l’ipotesi di graziare l’Italia, considerato il suo rapporto personale con Giorgia Meloni (“lei mi piace molto, vedremo che succede”).

Tuttavia, la regola capitale del profitto è che “gli affari sono affari” e, dunque, non tengono conto di alcuna simpatia personale.

Made in Italy esposto ai dazi di Donald Trump

Una nota del Centro studi Confindustria evidenzia come il made in Italy sia particolarmente esposto a eventuali dazi americani, dal momento che gli Usa “sono la prima destinazione extra-Ue dell’export italiano di beni e di servizi e la prima in assoluto per gli investimenti diretti all’estero”.

Nel 2024 le vendite di prodotti italiani negli Usa sono state pari a circa 65 miliardi di euro. Il danno potenziale dopo l’introduzione dei dazi americani andrebbe a colpire in particolare le bevande (39%), le auto e gli altri mezzi di trasporto (30,7% e 34%) e la farmaceutica (-30,7%).

L’esperienza ricorda come nella precedente amministrazione Trump, il peso dei dazi si sia scaricato interamente sul consumatore finale, che si è ritrovato a dover pagare di più le merci, il che si è tradotto in una minore domanda e minori margini per le imprese.

Ogni medaglia ha comunque il suo rovescio: dal momento che i dazi colpiranno una serie di Paesi in almeno tre continenti è possibile che si liberino quote di mercato, potenzialmente contendibili dalle aziende italiane.

Import ed export fra Italia e Usa

Fra Usa e Italia c’è un rapporto strettissimo sotto il profilo economico: gli investimenti diretti dell’Italia verso gli Stati Uniti ammontano a quasi 5 miliardi all’anno e sono circa il 27% del totale. Sono invece 1,5 miliardi annui i flussi dagli Usa verso l’Italia. Le multinazionali americane che operano sul territorio italiano sono le prime per numero di occupati, con oltre 350.000 addetti nel 2022 e contribuiscono per oltre 1/5 al valore aggiunto nazionale nel campo della ricerca e sviluppo.

La media Ue delle vendite nel mercato non comunitario, per quanto riguarda le esportazioni negli Usa, si assesta a quota 19,7%. L’Italia supera tale media, andando a vendere il 22,2% dei suoi prodotti destinati al mercato extra-Ue direttamente agli Usa. L’import italiano dipende invece meno dagli Usa, rispetto alla media Ue: 9,9% contro il 13,8%.

Confcommercio ha intervistato 408 imprenditori del terziario nell’area di Milano, Monza Brianza e Lodi: il responso di tre aziende su quattro è stata la previsione di un aumento del 5% dei prezzi al consumo. Se la maggior parte degli imprenditori del terziario ritiene che l’effetto dei dazi si risolverà in un aumento del prezzo di vendita, altre imprese puntano alla diversificazione dei mercati mentre altre ancora (il 21%) si aspetta di affrontare una riduzione dei margini di profitto.

Altre criticità oltre ai dazi Usa

Ma eventuali dazi di Donald Trump sul made in Italy sono solo l’ultima criticità che colpisce le aziende italiane, che affrontano già un costo dell’energia fra i più alti in Europa, la mancanza di investimenti, una tassazione esorbitante, una burocrazia che spesso rappresenta un freno anziché un aiuto e una transizione green che parte del mondo produttivo considera ideologizzata e per nulla ancorata alla fattibilità industriale reale, ignorando i vincoli tecnologici, economici e infrastrutturali attuali.