L’obiettivo dichiarato del governo guidato da Giorgia Meloni è riuscire a ridurre l’aliquota Irpef anche per il ceto medio, ovvero per coloro che sono nella fascia di reddito tra i 50mila e i 60mila euro e che fin qui sono rimasti esclusi dalla riforma delle aliquote avviata lo scorso anno. Farlo, tuttavia, non è un’operazione di semplice fattura in quanto mancano ancora le adeguate coperture che, per il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, potrebbero arrivare dalla seconda raccolta del concordato preventivo. La stima parla di 1,3 miliardi di euro.
Riduzione dell’Irpef per il ceto medio
Malgrado la nuova scadenza del concordato preventivo sia stata fissata al prossimo 12 dicembre, il viceministro Leo ha da sempre grande fiducia nella raccolta di fondi che potrebbe derivare da questa misura. Fin qui, va detto, è stato smentito dai fatti, visto che molto pochi sono stati gli aventi diritto che hanno deciso di scendere a patti con il cosiddetto Fisco amico per sanare le loro mancanze pregresse. Occorre dunque aspettare, con il Mef che si aspetta una raccolta di almeno 1,3 miliardi di euro dal concordato preventivo che, almeno nelle intenzioni, saranno impiegati in buona parte per ridurre l’Irpef anche al ceto medio (fascia di reddito compresa tra i 50mila e i 60mila euro), così come è già avvenuto per chi ha redditi più modesti.
Si intendono aiutare “i redditi fino a 50mila euro e anche un po’ oltre, fino a 60mila”, ha detto Leo rendendo felici soprattutto alcuni suoi alleati di governo (si legga Forza Italia e Antonio Tajani). L’intervento viene giudicato necessario in quanto il ceto medio italiano “si sta impoverendo”.
I problemi per il governo
Per intervenire sull’aliquota Irpef del ceto medio e farla scendere di due punti percentuali, dal 35 al 33%, mantenendo invariato il limite dello scaglione a 50mila euro, il governo di Giorgia Meloni deve risolvere il problema delle coperture. Occorrono un totale di 2,5 miliardi di euro.
Dal concordato preventivo si attendono, come detto, 1,3 miliardi, ma lo stesso Leo afferma che è impossibile avere ora la certezza dell’incasso della misura in quanto nessuno ha “la palla di vetro”. “Speriamo di poter trovare il massimo delle risorse – ha detto il vice di Giorgetti – perché è un obiettivo del governo e di tutta la maggioranza”.
Solo nel caso in cui la stima di 1,3 miliardi di raccolta dovesse essere confermata si potrà procedere alla riduzione, da subito, dell’Irpef per il ceto medio, grazie anche alla somma di quanto già è stato raccolto nella prima tranche del concordato.
I tempi previsti per l’intervento sul ceto medio
Nel timore di non ottenere i risultati sperati dal concordato preventivo, il viceministro Maurizio Leo attende a lanciarsi in promesse di tempi di realizzazione per la riduzione dell’aliquota Irpef del ceto medio. Nel caso in cui lo scarto tra l’incasso della seconda tranche e la soglia dei 2,5 miliardi di euro dovesse essere minimo, il decreto potrà mutare già entro l’inizio del 2025. Nel caso contrario, invece, bisognerà attendere ancora, nella speranza che alle promesse faccia seguito la sostanza.
Non solo Irpef
Oltre alla possibile riduzione dell’aliquota Irpef per il ceto medio, il governo deve fare i conti con i molti emendamenti presentati alla Manovra. Quelli depositati in commissione Bilancio della Camera dai partiti sono complessivamente 4.562, di cui oltre 1.200 della maggioranza.