Carburanti, tornano i cartelli con i prezzi medi: sentenza del Tar sospesa

Torna l'obbligo di esposizione dei prezzi medi dei carburanti nelle stazioni di rifornimento: ecco la beffa per i benzinai firmata dal Consiglio di Stato

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Dietrofront e contro-dietrofront sul cartello dei prezzi medi dei carburanti alle stazioni di rifornimento, con l’esposizione dei costi di benzina e diesel su base regionale che ha provocato parecchi malumori. Ma dopo l’obbligo e la momentanea sospensione dovuta da una sentenza del Tar del Lazio, oggi i cartelli ritornano al loro posto presso le pompe di benzina come deciso, seppur momentaneamente, dal Consiglio di Stato che ha sospeso l’esecutività della sentenza che aveva annullato il decreto ministeriale.

Il ritorno del cartello con i prezzi medi

A decidere di far tornare presso le stazioni di rifornimento i tanto odiati, da parte dei benzinai, cartelli dei prezzi medi dei carburanti è stato il Consiglio di Stato che si è espresso favorevolmente al Ministero delle Imprese e del Made in Italy che aveva fatto ricorso contro la sentenza di annullamento del Tar.

La sentenza, fa sapere il Consiglio, è stata annullata e ora i cartelli dei prezzi medi dovranno essere esposti nuovamente perché è stato  ritenuto necessario “un più approfondito esame” da svolgere nella sede di merito e fissata per la discussione l’udienza pubblica del 8 febbraio 2024. Nella decisione del Consiglio di Stato si legge che nella valutazione comparativa degli interessi in funzione delle rispettive esigenze cautelari appare prevalente “quello del mantenimento dello stato delle cose“.

Uno “stato delle cose” che, seppur frenato, aveva portato in questi mesi a una risposta chiara. Infatti l’esposizione in questi mesi, ha fatto notare il ministero, ha riscontrato piena efficacia, come dimostrano la sensibile riduzione del margine di distribuzione in Italia, per la prima volta minore a quello degli altri grandi paesi europei e di un terzo inferiore a quello dello scorso anno, e la progressiva contrazione dei prezzi alla pompa dei carburanti, particolarmente intensa per la benzina che in due mesi ha visto i prezzi diminuire di circa 20 centesimi al litro.

Il ricorso per sospendere l’obbligo

Come detto, il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza del Tar del Lazio che, a sua volta, sospendeva il decreto ministeriale che prevedeva l’obbligo per i benzinai di esporre ogni mattina il cartello dei prezzi medi dei carburanti presso le stazioni di rifornimento.

E a imporsi contro questo obbligo erano stati Fegica (Federazione Gestori Impianti Carburanti) e Affini, Figisc (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti) e di alcuni gestori di pompe di benzina che contestavano il decreto che imponeva l’adempimento di obblighi “sproporzionati, ingiustamente afflittivi ed irragionevoli“, determinando “una ingiustificata e irragionevole disparità di trattamento a danno di una sola categoria di operatori (i distributori di carburante) in regime di libera concorrenza rispetto ad altri soggetti economici nelle medesime condizioni”, disponendo sanzioni gravose.

Ma il Consiglio di Stato, chiamato in causa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha dato mandato all’Avvocatura dello Stato, ha accettato la richiesta di sospensione degli effetti della sentenza del Tar del Lazio. “Il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso presentato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha disposto la sospensione degli effetti della recente sentenza del Tar del Lazio, ripristinando l’obbligo di comunicazione del prezzo medio da parte degli esercenti” ha annunciato il ministero con una nota.