Una delle misure più interessanti del decreto Pnrr approvato riguarda i contributi per l’assunzione di badanti. Online si parla già di Bonus anziani. Un intervento da parte del governo di Giorgia Meloni che mira a tagliare i contributi per alcune specifiche categorie. Di seguito tutti i dettagli.
Bonus anziani, a chi spetta
Con grande orgoglio il ministro del Lavoro Marina Calderone ha introdotto l’iniziativa in favore degli anziani non autosufficienti. Il decreto Pnrr del governo di Giorgia Meloni provvede all’esonero dal pagamento dei contributi per le badanti. Si fa riferimento a soggetti assunti o stabilizzati nell’arco temporale tra aprile 2024 e dicembre 2025.
Due anni di agevolazioni fiscali, a patto che il soggetto beneficiante dell’assistenza vanti un’età di almeno 80 anni. Si richiede, inoltre, che sia già percettore dell’indennità di accompagnamento. Il ministro ha parlato di “un intervento per l’emersione del lavoro domestico”. Parole che fanno riferimento al piano per favorire la regolarizzazione del lavoro di cura garantito a domicilio.
L’età e l’accompagnamento non rappresentano però gli unici elementi di valutazione per un “soggetto meritevole”. Il datore di lavoro dev’essere in possesso di un modello Isee in corso di validità non superiore a 6.000 euro. In nessun caso il Bonus anziani sarà garantito nel caso in cui il rapporto di lavoro domestico sia cessato da meno di sei mesi.
Bonus anziani, coperture e critiche
Dando uno sguardo alle cifre, esplicate in maniera dettagliata nel decreto Pnrr, si legge come per l’anno 2024 la copertura degli oneri previsti sia pari a 10 milioni di euro. Una somma in aumento nel 2025 (39,9 milioni) e ulteriormente nel 2026 (58,8 milioni). Da questa soglia in poi, invece, si registrerà un calo, dai 27,9 milioni per l’anno 2027 e 0,6 milioni per il 2027. Il tutto assicurato, spiega l’esecutivo, dal programma nazionale Giovani, donne e lavoro 2021-2027.
Dinanzi a un bonus, dunque, quali sono le critiche? La misura che è stata introdotta ha un valore massimo di 3.000 euro annui, al massimo, per singola persona. Si è scelto però di seguire la stessa linea d’azione prevista per l’assegno da 850 euro annunciato di recente (partirà soltanto nel 2025). Una somma che andrà ad aggiungersi all’accompagnamento, pur non avvicinandosi minimamente ai costi che un soggetto non autosufficiente, e la sua famiglia, deve sopportare.
Il dito viene però puntato contro l’esecutivo per la sua capacità di ridurre all’osso il numero di percettori potenziali tanto del Bonus anziani quanto dell’assegno citato. In entrambi i casi, infatti, si parla di soggetti con Isee non superiore a 6.000 euro e ultraottantenni non autosufficienti. Una platea di 24.500 anziani, a fronte di 3,8 milioni di cittadini “over” non autosufficienti.
Si parla dunque di interventi politici che non tengono realmente conto delle necessità dei soggetti cui sono rivolti. A ciò si aggiunge una necessaria e ulteriore analisi sui conti. Lo sgravio contributivo annunciato dal ministro del Lavoro è di circa 1.500 euro, nel caso in cui un soggetto in difficoltà tenti di ridurre le spese, accettando un’assistenza per appena 25 ore settimanali, ovvero 5 ore giornaliere per 5 giorni a settimana. Per poter raggiungere il massimale da 3.000 euro, infatti, il numero di ore dovrebbe raddoppiare, insieme con i costi assistenziali connessi.