Biden non fermerà la guerra in Ucraina. Ecco perché

Gli americani spingono sull'acceleratore, e la Nato è già di fatto coinvolta nel conflitto. In queste condizioni è difficile trovare spiragli per un negoziato.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Se, come molti osservatori pensano, la Russia preme per prendersi Mariupol in modo da avere una vittoria da sventolare alla parata del 9 maggio e poi da mettere sul tavolo di un eventuale negoziato, gli spazi per le trattative sembrano in realtà ridursi sempre più, col fronte Occidentale diviso tra chi vorrebbe un conflitto breve per contenere al limite del possibile le conseguenze energetiche e chi, Usa e Gran Bretagna in primis, spinge invece sull’acceleratore del conflitto con l’obiettivo di sbarazzarsi di Vladimir Putin. Da Washington arrivano altri soldi e altri armamenti a Kiev, e la Nato è oramai coinvolta nelle operzazioni anche a livello pratico.

Biden torna ad attaccare

“Vladimir Putin non ha solo invaso l’Ucraina, ma ha fatto molto di più, è un macellaio, è veramente un macellaio”. Così Joe Biden, in un discorso la notte scorsa in Oregon, è tornato ad accusare di brutalità il presidente russo. “Sono stato in Ucraina molte volte – ha aggiunto – non voglio essere moralista, ma è vero quello che sta facendo è un peccato”.

Il presidente americano ha poi ribadito che “la cosa più importante è mantenere la Nato e l’Europa unite, perché vi posso garantire che Putin credeva e sperava che la Nato si dividesse e non facessimo sacrifici per affrontare quello che sta facendo in Europa orientale”. Infine ha avvisato che “ci vorrà tempo e sforzo”, ripetendo che “non invierò un singolo soldato americano in Ucraina per iniziare la Terza Guerra Mondiale”. Ma darà “a ogni militare ucraino la capacità di difendersi”, ha concluso tra gli applausi.

Messaggio alla Cina

Biden ha parlato anche della Cina e ddel presidente Xi Jinping che “è molto diretto e chiaro: non crede che la democrazia possa funzionare nel 21esimo secolo”. E dopo aver affermato di aver avuto modo di conoscere bene il presidente cinese, ha detto che mostra “lo stesso atteggiamento” anti democratico “che ha Putin e molti altri leader nel mondo”. “Perché la cose stanno cambiando rapidamente non credono che le democrazie possano adeguarsi”, ha aggiunto il presidente americano che invece ha ribadito di “credere nella democrazia: non si può avere crescita senza unità, non è semplicemente possibile”.

La spinta dell’opinione pubblica

A Washington si fa sempre più strada un’idea che praticamente non esisteva nelle prime ore dell’attacco russo: battere Putin sul campo. E sfruttare l’occasione per liberarsi una volta per sempre del leader russo, circostanza che avrebbe un impatto sulla percezione interna del presidente Biden oltre che sulle relazioni internazionali. L’opinione pubblica americana, con oltre il 70% nei sondaggi, spinge a “fare di più” per l’Ucraina. Il Congresso preme, sia coi democratici che coi repubblicani, perché il presidente “pensi in grande”. Persino Donald Trump ha dovuto cambiare posizione. Era partito elogiando Putin (“è intelligente”), ora si accoda a Biden, accusando i russi di “genocidio”.

Quanto è coinvolta la Nato

Entro pochi giorni il governo americano avrà speso, dall’inizio della guerra, 3,4 miliardi di dollari per l’Ucraina. La ‘no fly zone’ sui cieli ucraini non è più un tabù: il Segretario di Stato Antony Blinken sta lavorando assiduamente con i partner dell’Est Europa, in particolare con la Polonia. Presto Kiev avrà nuovi aerei. Intanto si moltiplicano le indiscrezioni sulla presenza in Ucraina di ex ufficiali statunitensi e britannici che insegnano come utilizzare le armi occidentali. L’effetto di questo sostegno è di potenziare la resistenza, mettendo Kiev in grado di prolungare il conflitto per mesi. Il pericolo, ovviamente, è quello di una rappresaglia di Mosca.