Bankitalia riduce stime su inflazione, Panetta: “Aumentare i salari e tagliare i tassi”, la ricetta del governatore

La Banca d'Italia rivede al ribasso le stime sull'inflazione e il numero uno di Palazzo Koch indica la rotta per uscire dalle acque agitate del carovita

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

L’inflazione sta “diminuendo a una velocità pari o superiore a quella a cui era aumentata” ed è tempo per tagliare i tassi e un intervento sull’aumento dei salari è “fisiologico” per “sostenere i consumi e la ripresa dell’economia”. Nel suo primo discorso all’Assiom Forex di Genova, davanti agli operatori dei mercati finanziari, il governatore di Bankitalia Fabio Panetta mette in evidenza i segnali positivi del quadro macroeconomico e traccia la rotta per uscire dalle acque agitate dell’inflazione. Subentrato a novembre a Ignazio Visco, il nuovo numero uno di Palazzo Koch non abbandona l’andatura prudente adottata dal suo predecessore, ma indica i possibili approdi all’orizzonte per l’Italia, anche alla luce delle stime al ribasso sul carovita da parte del suo istituto.

Le indicazioni di Panetta

“Si sta rapidamente avvicinando il momento di un’inversione di rotta nell’orientamento della politica monetaria” afferma Panetta, senza voler tirare la giacchetta agli ex colleghi del comitato esecutivo della Bce, ma sottolineando come sia necessario un intervento prima che sia troppo tardi.

“In Europa l’economia non ha finora subito una recessione profonda, ma ristagna da molti trimestri e non emergono segnali di una decisa accelerazione – spiega il governatore – L’inflazione sta rapidamente diminuendo e i rischi per la stabilità dei prezzi si sono ridimensionati. Se la politica monetaria tardasse troppo ad accompagnare la disinflazione in atto potrebbero emergere rischi al ribasso per l’inflazione che contrasterebbero con la natura simmetrica dell’obiettivo stabilito dal Consiglio della Bce”.

“Andranno soppesati benefici e controindicazioni di un taglio dei tassi tempestivo e graduale rispetto a un allentamento tardivo e aggressivo – sottolinea ancora – che potrebbe accrescere la volatilità dei mercati finanziari e dell’attività economica”.

Scacciando via i timori di una spirale salari-prezzi, bestia nera dei banchieri centrali, Fabio Panetta sostiene che “oggi la probabilità che un ipotetico rafforzamento della dinamica salariale dia il via a una tardiva rincorsa salari-prezzi è esigua” e “se si leggono i dati con attenzione” le “preoccupazioni si attenuano”.

La conclusione per il governatore è che, grazie agli aumenti e al calo dei prezzi, ci siano le condizioni per un recupero del potere d’acquisto dei salari “dopo le perdite subite”, che possa dare nuova linfa all’economia italiana.

Secondo Panetta, l’Italia dovrà “imprimere un’accelerazione al consolidamento dei conti pubblici” attraverso “una gestione prudente della finanza pubblica” con “adeguati livelli di avanzo primario”.

In merito alle banche italiane, il governatore ha rassicurato che i bilanci degli istituti di credito mostrano “un’immagine positiva” del sistema grazie “anche fattori di natura eccezionale”, in primis gli alti tassi di interesse.

“Sarebbe imprudente fare affidamento sull’irrealistica ipotesi che una configurazione così positiva possa ripetersi”, spiega Panetta, e per questo “in vista dei rischi che si delineano va salvaguardata la solidità del capitale”, sostiene, “attingendo all’eccezionale reddito di esercizio dello scorso anno” e costituendo “riserve patrimoniali” con il capitale in eccesso.

Le stime di Bankitalia sull’inflazione

L’analisi del numero uno di Bankitalia si basa anche sulle ultime stime relative all’inflazione calcolate da Via Nazionale, che vede in Italia una forte arresto nei prossimi tre anni, quando l’indice dei prezzi registrerà una crescita sotto il 2%, livello obiettivo della Banca centrale europea.

Secondo le ultime stime della Banca d’Italia, condotte nell’ambito dell’esercizio Bce, “l’inflazione al consumo sarebbe pari al 6% nella media di quest’anno e diminuirebbe nettamente in seguito, collocandosi in media sotto al 2% per tutto il prossimo triennio” (qui i dati dell’Ocse sul calo dell’inflazione in Italia).

La discesa rifletterebbe principalmente “il netto ridimensionamento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti intermedi, solo in parte compensato dall’accelerazione delle retribuzioni” (qui i dati dell’Istat sul commercio di fine 2023 influenzato dall’inflazione).