Scontro Salvini-Tajani, 5 miliardi dalle banche alle famiglie: “Roba da Unione Sovietica”

"No" secco di Antonio Tajani alla proposta di Matteo Salvini sul contributo da 5 miliardi sugli extraprofitti da chiedere alle banche

Foto di Claudio Carollo

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato:

L’idea della Lega sulla tassa sugli extraprofitti alle banche fa saltare dalla sedia Antonio Tajani. L’equilibrio nel Governo torna a essere scombussolato dal piano del gruppo economico del Carroccio per finanziare la prossima Manovra: chiedere un contributo da 5 miliardi ai maggiori istituti di credito.

Proposta avallata da Matteo Salvini, ma rispedita al mittente senza se e senza ma dall’altro vicepremier, che ha da subito messo in chiaro e senza giri di parole l’indisponibilità di Forza Italia su questo tipo di provvedimento.

La proposta della Lega

La temperatura si è cominciata ad alzare nella maggioranza dopo la diffusione del comunicato stampa del gruppo economico della Lega, nel quale, in vista della legge di bilancio, si ipotizza un intervento sugli extraprofitti dei grandi gruppi bancari, prelevando 5 miliardi dalle banche per sostenere famiglie, artigiani e imprese.

Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva parlato di un contributo “doveroso” al “sollievo fiscale” da chiedere agli istituti di credito, ma dal Mef è stato fatto sapere che il titolare del Tesoro non è stato coinvolto nella proposta avanzata dal Carroccio, che rimane dunque un’iniziativa politica.

Le ipotesi sugli extraprofitti

Il gruppo economico leghista ha fatto riferimento nella nota alle esperienze di altri Paesi europei, dove la tassa sugli extraprofitti è già stato attutato “con successo”.

Come riportato da Repubblica, un esempio potrebbe essere l’imposta spagnola, introdotto nel 2022 dal Governo Sanchez in via temporanea sui margini di interesse e le commissioni delle banche che nel 2019 avevano fatturato più di 900 milioni, ma prorogato lo scorso dicembre fino al 2027.

Il modello prevedeva inizialmente un’imposta del 4,8%, con un’aliquota diventata progressiva a partire dall’1% per i redditi imponibili fino a 750 milioni, 3,5% fino a 1,5 miliardi e 4,8% fino a 3 miliardi, arrivando al 6% fino a 5 miliardi e al 7% sopra la soglia 5 miliardi.

Il “no” di Tajani

La mossa della Lega ha però trovato da subito il muro di Forza Italia, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha bocciato seccamente la proposta.

Dalla festa del partito a Telese Terme, il segretario ha chiamato anche in causa Giorgia Meloni, ricordando come la premier avesse parlato di “confronto positivo con il sistema bancario” soltanto qualche giorno fa, sul solco dell’accordo raggiunto lo scorso anno sull’anticipo fiscale da 3,4 miliardi che le banche verseranno fino al 2026, posticipando le deduzioni sulle imposte differite attive (Dta).

Tajani sarebbe aperto ad estendere questa soluzione, respingendo senza appello però qualsiasi riferimento agli extraprofitti:

Minacciare extraprofitti non serve a niente. Finché Forza Italia sarà al governo non ci saranno mai tasse sugli extraprofitti. Questo lo voglio dire in maniera molto chiara. Il presidente del Consiglio Meloni infatti ha detto ‘discutiamo’ ma la minaccia di tasse è inaccettabile. Io sono assolutamente contrario alle tasse sugli extra profitti, è roba da Unione Sovietica.

Un secco “no” era arrivato in seguito alla sollecitazione di Giorgetti anche dal presidente dell’Associazione bancaria italiana Abi, Antonio Patuelli, che in una lectio all’Università Link di Roma aveva chiarito:

Le banche non hanno rendite di posizione