Stipendi in Italia, l’aumento necessario per pareggiare il costo della vita

Inflazione contenuta ma persistente: confronto tra indici ISTAT e l'aumento degli stipendi. Quanto potere d'acquisto hanno perso gli stipendi negli ultimi anni?

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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Negli ultimi mesi si parla spesso di inflazione in calo e di prezzi finalmente più stabili. Ma quando si passa dalle dichiarazioni alle cifre, la domanda che tutti si pongono è: gli stipendi stanno davvero tenendo il ritmo dell’aumento del costo della vita, oppure continuiamo lentamente a perdere potere d’acquisto?

Per capirlo, basta guardare ai numeri ufficiali degli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI). Sono quelli usati come riferimento per affitti, rivalutazioni e contratti. E i dati, pubblicati a novembre 2025, raccontano una realtà molto semplice.

Di quanto è aumentato il costo della vita negli ultimi anni

Nel 2023, l’indice medio dei prezzi si attestava a 118,7 punti. Nel 2024, questo indice è salito a 119,7 punti. La differenza si traduce in un aumento complessivo del costo della vita, pari allo 0,84%. Questo vuol dire che, per non subire una perdita di potere d’acquisto, i salari e le pensioni avrebbero dovuto crescere almeno dell’0,84%. Se l’aumento retributivo è stato inferiore, i cittadini hanno di fatto iniziato il 2024 con una capacità di spesa ridotta, pur percependo la stessa cifra nominale.

Nell’anno successivo, il 2025, sebbene l’inflazione si sia contenuta rispetto ai massimi storici, non si è affatto fermata. Guardando i dati dei primi dieci mesi, l’indice FOI medio si è spinto fino a 121,39 punti. Rapportando questo valore a quello registrato nel 2024, si evidenzia una crescita del costo della vita pari all’1,41%. Detta in termini pratici, solo per mantenere esattamente lo stesso stile di vita, lo stesso carrello della spesa e la stessa capacità di pagare le bollette che si avevano nel 2024, gli stipendi (anche in questo caso) dovrebbero aumentare di almeno l’1,4%. Se questa neutralizzazione non avviene, lo scarto tra i prezzi che aumentano e i salari che restano fermi si allarga, erodendo lentamente il benessere economico delle famiglie.

Di quanto sarebbero dovuti aumentare gli stipendi

Se mettiamo insieme 2024 e 2025, il risultato è (quasi) matematico. Ovvero, per compensare l’aumento dei prezzi, gli stipendi sarebbero dovuti aumentare di almeno il 2,3% nel biennio.

Chi, per esempio, nel 2023 percepiva uno stipendio netto 1.600 euro, nel 2024 avrebbe dovuto ricevere almeno 1.613,44 euro, per non perdere potere d’acquisto. Salario che, considerando l’andamento generale nell’anno successivo, sarebbe dovuto aumentare ancora, arrivando ad almeno 1.636,18 euro quest’anno. La differenza complessiva è di 36 euro al mese, quindi oltre 430 euro in un anno.

Qual è la situazione oggi

In Italia gli stipendi restano in gran parte sotto la media dei paesi dell’Unione Europea  e dell’area OCSE. Inoltre, esiste un divario significativo tra settori. Anche se ci sono aumenti rispetto a qualche anno fa, la crescita degli stipendi resta lenta, spesso insufficiente a compensare l’aumento del costo della vita (inflazione, costi di utenze, abitazione, beni di consumo).

I lavori in finanza, ingegneria, farmaceutica o settori “tecnici” tendono a offrire stipendi medi più alti rispetto a molti altri settori. Anche la geografia gioca un ruolo importante. Le regioni del Nord e del Centro-Nord (o aree come la Lombardia, Trentino-Alto Adige, Lazio) mediamente offrono retribuzioni più alte rispetto al Sud e alle isole. Infine, anche il divario di genere resta un problema. In certi segmenti di mercato o livelli di carriera, le donne continuano a percepire stipendi medi inferiori rispetto agli uomini.