L’estate 2024 ha registrato temperature ben al di sopra della media, portando disagi a diversi livelli, come nella produzione di frutta e verdura. La condizione estrema, tra caldo e siccità, è stata confermata dai dati scientifici: tanto giugno quanto luglio sono stati i secondi mesi più caldi mai registrati in Europa. Il clima estremo e prolungato ha avuto conseguenze dirette sull’agricoltura e in particolare sulla produzione di olio d’oliva.
In Italia, la campagna olearia 2023/2024 è stata segnata da condizioni meteorologiche avverse che ne hanno ridotto la produzione. Una causa-effetto che avrà ripercussioni nel medio periodo sul mercato, con i prezzi sugli scaffali ancora una volta in rialzo.
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Ancora un aumento per l’olio di oliva: quanto costerà
L’Italia sta affrontando una delle peggiori crisi di produzione di olio d’oliva degli ultimi decenni, con una riduzione stimata dell’80% rispetto allo scorso anno in alcune zone. Le cause principali di questo calo sono il caldo estremo e la scarsità d’acqua, fenomeni che hanno compromesso l’agricoltura in tutto il Paese.
Per esempio la Puglia, che da sola produce circa il 50% dell’olio d’oliva italiano, è stata particolarmente colpita. Le temperature hanno superato i 40 gradi per oltre 50 giorni consecutivi, un caldo insostenibile e che ha danneggiato le colture di ulivi, compromettendone la fioritura e, di conseguenza, la produzione.
La scarsità idrica è diventata una costante per gli agricoltori della regione, aggravata dal fatto che i principali bacini artificiali, come la Diga di Capaccio, sono quasi vuoti. Con solo 2,5 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla capacità massima di 17 milioni, l’irrigazione è stata limitata e molte colture sono rimaste senz’acqua durante i mesi cruciali.
Il calo della produzione ha inevitabilmente spinto i prezzi al rialzo, rendendo l’olio d’oliva un bene sempre più costoso per i consumatori. Di seguito un confronto dei prezzi medi dell’olio extravergine di oliva nel 2023 e nel 2024 (e il dato rischia di peggiorare):
Prezzi medi del 2023:
- olio extravergine di oliva (supermercato): 5,50 – 6,00 euro/litro;
- olio extravergine di oliva (biologico): 7,00 – 8,00 euro/litro;
- olio extravergine di oliva DOP/IGP: 8,50 – 10,00 euro/litro.
Prezzi medi del 2024:
- olio extravergine di oliva (supermercato): 7,50 – 9,00 euro/litro;
- olio extravergine di oliva (biologico): 9,50 – 11,00 euro/litro;
- olio extravergine di oliva DOP/IGP: 12,00 – 15,00 euro/litro.
Le previsioni per il futuro rimangono incerte, ma è già chiaro che l’impatto economico si farò sentire sulle famiglie e non solo. Dopotutto l’olio è alla base di uno dei settori principali dello stivale: la ristorazione. Si prevede aumento dei prezzi anche nei menù.
Nel corso del 2024, soprattutto grazie alla crescita della produzione in Spagna, è probabile che i prezzi dell’olio non superino soglie critiche, anche se proprio l’aumento della domanda rischia di stabilizzare un costo medio elevato.
La Spagna supera l’Italia sulla produzione: tutta colpa del caldo estremo
In Spagna, il principale produttore mondiale di olio d’oliva, la situazione sembra finalmente migliorare dopo due anni di grave crisi causata dalla siccità. Durante questo periodo la produzione spagnola era crollata a livelli storicamente bassi, con i prezzi che hanno superato i 12 euro al litro.
Grazie a condizioni climatiche più favorevoli, in particolare alle recenti piogge primaverili, le previsioni per la campagna olearia 2024/2025 sono decisamente più ottimistiche. Gli esperti del settore hanno stimato una produzione compresa tra 1,4 e 1,7 milioni di tonnellate, un netto aumento rispetto alle 851.000 tonnellate prodotte nella campagna precedente.
Il recupero dovrebbe portare a un abbassamento dei prezzi, con una stima che li vede intorno ai 5 euro al litro (pre-crisi idrica). I primi segnali di questa inversione di tendenza si sono già visti, con alcuni marchi privati che hanno iniziato a ridurre i prezzi al di sotto dei 7 euro, anche grazie all’abolizione dell’Iva sui prodotti a base di olive.
Gli operatori del settore hanno però messo in guarda sul ridurre ulteriormente i prezzi sotto la soglia dei 5 euro, perché potrebbe mettere a rischio la sostenibilità economica della filiera. Prima della crisi, il prezzo dell’olio d’oliva più economico oscillava tra 3,5 e 4 euro al litro, ma è improbabile che si ritorni a quei livelli nel prossimo futuro.
Nonostante il miglioramento della situazione in Spagna, rimangono delle incertezze sul mercato globale dell’olio d’oliva. In Italia, Portogallo, Grecia e Turchia le previsioni sono incerte e le precipitazioni non sono state sufficientemente abbondanti per garantire una produzione robusta in tutto il Mediterraneo. Un fato che potrebbe influenzare i prezzi e rendere difficile prevedere una stabilizzazione a lungo termine.
Stime di produzione e prezzi nel 2024/2025
La produzione di olio d’oliva nel 2024/2025 presenta quindi uno scenario incerto e, allo stesso tempo, di cambiamento. L’Italia, che aveva riconquistato il secondo posto dietro la Spagna come Paesi con la maggiore produzione, sta cedendo il passo a Tunisia, Turchia e Grecia, dove si prevedono produzioni superiori.
L’evoluzione riflette il modo diverso in cui la crisi climatica sta colpendo persone, territorio e produzione. Di seguito sono riportate le stime di produzione per alcuni dei principali Paesi produttori di olio d’oliva:
Paese | Stima Minima (tonnellate) | Stima Massima (tonnellate) | Produzione 2023/2024 (tonnellate) |
---|---|---|---|
Spagna | 1.273.000 | 1.300.000 | 853.000 |
Italia | 170.000 | 200.000 | 329.000 |
Grecia | 230.000 | 250.000 | 155.000 |
Tunisia | 270.000 | 325.000 | 200.000 |
Turchia | 270.000 | 300.000 | 210.000 |
Siria | 90.000 | 90.000 | 95.000 |
Marocco | 50.000 | 70.000 | 106.000 |
Resto del mondo | 50.000 | 60.000 | – |
I dati mostrano un riallineamento delle posizioni tra i principali produttori di olio d’oliva nel Mediterraneo. La Spagna è destinata a mantenere la leadership, vista anche la ripresa dopo i due anni di crisi (anche se ancora sotto i livelli pre-Covid).
La Tunisia, invece, potrebbe emergere come uno dei paesi in più rapida crescita, avvicinandosi notevolmente alle quantità prodotte dall’Italia. Quest’ultima, invece, sta affrontando un calo di produzione dovuto alle condizioni climatiche avverse, con tutte le conseguenze negative del caso.