Prezzo olio d’oliva in aumento: perché i costi continuano a salire

Impennata dei Prezzi dell'Olio Extravergine d'Oliva: Cause, Effetti e Prospettive Future. Perché i costi continuano ad aumentare?

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

L’olio extravergine d’oliva, da sempre uno dei prodotti simbolo del made in Italy, sta registrando prezzi record, a causa dei costi sempre più alti che, purtroppo, sembrano destinati aumentare ancora. Le ragioni di questa impennata sono molteplici e vanno dalla crisi climatica che ha colpito gli uliveti nazionali alle dinamiche di mercato globali.

Perché l’olio è cresciuto così tanto?

La siccità e le alte temperature degli ultimi anni hanno messo a dura prova gli oliveti italiani, causando una riduzione significativa della produzione e delle scorte di olio extravergine d’oliva.

I cambiamenti climatici, caratterizzati dalla mancanza di pioggia e dal freddo primaverile, hanno danneggiato la fioritura e l’allegagione degli olivi, causando fenomeni di cascola dei frutti. La situazione è stata aggravata dalla carenza idrica e dalle alte temperature estive, che hanno stressato ulteriormente le piante. La diffusione della xylella, un patogeno che ha già ucciso più di 21 milioni di piante di ulivo, ha contribuito poi ulteriormente a complicare la situazione.

L’Italia, patria dell’olio extravergine d’oliva di qualità, sta affrontando quindi una crisi senza precedenti nel settore proprio a causa dei cambiamenti climatici. Dati alla mano, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea, il Paese ha registrato una drammatica riduzione del 37% nella produzione di olio d’oliva nel 2023, rispetto all’anno precedente, e le cose non sembrano destinate a migliorare nel 2024.

Ovviamente, questo crollo produttivo ha avuto un impatto significativo sulla disponibilità del prodotto sul mercato e sui bilanci delle aziende agricole, che si trovano ad affrontare aumenti record dei costi di produzione.

Le regioni più colpite

Le regioni meridionali, in particolare Puglia, Calabria e Sicilia, sono state le più colpite dalla crisi dell’olio, con diminuzioni fino al 52% nella raccolta di olive, principalmente a causa di gelate fuori stagione in primavera e siccità. Anche il fenomeno della xylella ha contribuito al declino della produzione, con il Salento che ha perso circa il 10% della produzione nazionale. Tuttavia, alcune regioni del Centro e del Nord, come Lazio, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Veneto e Lombardia, hanno registrato incrementi nella produzione, offrendo una luce di speranza in mezzo alla crisi.

La crisi della produzione si accompagna a un aumento dei costi delle aziende agricole, che sono cresciuti in media del 50%. Questo ha portato a una situazione in cui quasi una realtà su dieci lavora in perdita, con il rischio concreto di chiusura. I rincari dei costi diretti e indiretti, determinati dall’energia, dai materiali e dal gasolio, hanno messo ulteriormente sotto pressione le aziende, che devono ora fronteggiare un aumento del 170% dei concimi e del 129% del gasolio nelle campagne.

L’aumento dei costi ovviamente si riflette poi sui prezzi al dettaglio, con un carrello della spesa sempre più pesante per le famiglie italiane. Le nuove produzioni di olio extravergine d’oliva sono tra i prodotti più sensibili ai rincari, mettendo a rischio una tradizione culinaria e alimentare radicata nella cultura italiana.

Previsioni e prezzi ancora in aumento

Secondo le ultime stime, la tendenza al rialzo dei prezzi dell’olio extravergine d’oliva è destinata a proseguire fino almeno alla fine del 2024, con possibili ribassi solo in caso di una campagna olivicolo-olearia decisamente migliore nel 2024-2025. I prezzi potrebbero quindi tornare ai livelli di due-tre anni fa solo a partire da novembre 2024.

Anche altri Paesi produttori, come la Spagna e la Tunisia, hanno registrato riduzioni significative nella produzione di olio d’oliva, contribuendo ad aumentare la pressione sui prezzi e la disponibilità del prodotto sul mercato internazionale.

Ritornando in Italia, però, c’è da dire che nonostante la crisi il nostro resta uno dei principali Paesi in quanto consumatori e produttori di olio extravergine d’oliva al mondo, rappresentando il 15% dei consumi mondiali. Tuttavia, l’aumento dei prezzi potrebbe influenzare i consumi, mettendo a rischio una tradizione culinaria e alimentare radicata nella cultura italiana.

Non a caso, secondo i dati recenti dell’Istituto Piepoli, già circa il 30% dei consumatori italiani ha cambiato le proprie abitudini di acquisto e di utilizzo dell’olio a seguito dell’impennata dei prezzi, con una fuga verso oli di semi per la cottura e il condimento.

Di fatto, la crisi dell’olio d’oliva rappresenta una sfida significativa per l’agricoltura italiana e per l’economia del Paese nel suo complesso. Per questo è fondamentale adottare misure concrete per proteggere e sostenere il settore, garantendo la continuità di una tradizione secolare e la salvaguardia di un prodotto di eccellenza apprezzato in tutto il mondo, volano di molti settori strategici in Italia, sia a livello economico che occupazionale.