Aumenti in bolletta di oltre 13 miliardi per le imprese, pesa soprattutto l’energia

La maggioranza delle attività produttive e commerciali sono al Nord e i maggiori aumenti interesseranno Lombardia, Emilia Romagna e Veneto

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 11 Gennaio 2025 10:00

Le bollette energetiche potrebbero gravare sull’imprenditoria italiana con un aumento complessivo di 13,7 miliardi di euro rispetto al 2024, pari a un incremento del 19,2%. La spesa totale prevista per quest’anno si attesterebbe a 85,2 miliardi di euro, suddivisi in 65,3 miliardi per l’energia elettrica e 19,9 miliardi per il gas. Analizzando l’incremento stimato di 13,7 miliardi di euro per il 2025, emerge che circa 9,8 miliardi (+17,6% rispetto al 2024) sono attribuibili all’energia elettrica, mentre i restanti 3,9 miliardi (+24,7%) riguardano il gas. Questi dati emergono da un’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia.

Aumenti maggiori al Nord

A livello regionale, gli aumenti di luce e gas previsti per il 2025 colpiranno soprattutto le aree del Nord Italia, dove si concentra la maggior parte delle attività produttive e commerciali e si registrano i consumi più elevati.

La Lombardia subirà l’aggravio maggiore, pari a 3,2 miliardi di euro, seguita dall’Emilia-Romagna (+1,6 miliardi), il Veneto (+1,5 miliardi) e il Piemonte (+1,2 miliardi). Complessivamente, delle stime di aumento dei costi energetici pari a 13,7 miliardi di euro su scala nazionale, ben 8,8 miliardi (ossia il 64% del totale) saranno a carico delle imprese del Nord.

Ecco l’elenco delle variazioni assolute di spesa per energia (2025-2024) per regione in milioni di euro:

  • Lombardia: +3.211;
  • Emilia-Romagna: +1.646;
  • Veneto: +1.543;
  • Piemonte: +1.240;
  • Toscana: +949;
  • Lazio: +785;
  • Puglia: +600;
  • Campania: +590;
  • Sicilia: +584;
  • Friuli-Venezia Giulia: +502;
  • Trentino-Alto Adige: +359;
  • Marche: +316;
  • Abruzzo: +309;
  • Umbria: +257;
  • Liguria: +251;
  • Sardegna: +233;
  • Calabria: +131;
  • Basilicata: +118;
  • Molise: +64;
  • Valle d’Aosta: +44.

Per l’elettricità, gli aumenti più rilevanti si concentreranno nel Nord Italia, con la Lombardia che affronterà un aggravio di 2,3 miliardi di euro, seguita dal Veneto (+1 miliardo) e dall’Emilia-Romagna (+986 milioni). Complessivamente, oltre il 61% dell’incremento dei costi elettrici sarà a carico delle imprese settentrionali.

Per quanto riguarda il gas, gli aumenti colpiranno principalmente la Lombardia con un aumento di 887 milioni di euro, l’Emilia-Romagna (+660 milioni) e il Veneto (+480 milioni). Delle bollette del gas, che registrano un incremento complessivo di 3,9 miliardi di euro, ben 2,8 miliardi (pari al 70,8% del totale) graveranno sulle aziende del Nord.

I consumi di energia e gas nel Paese

Con un consumo elettrico di 49.331 GW/h registrato nel 2023, pari al 23,8% del totale nazionale, la Lombardia si conferma la regione con le imprese più energivore d’Italia. Al secondo posto si trova il Veneto, con 22.578 GW/h (10,9% del totale), seguito dall’Emilia-Romagna, che ha consumato 20.934 GW/h (10,1% del totale). Complessivamente, delle 207.434 GW/h consumati a livello nazionale, ben il 61,3% è attribuibile alle imprese del Nord.

Anche per il gas, la Lombardia si conferma la regione con i consumi più elevati nel 2023, registrando 48.201 GW/h, pari al 22,4% del totale nazionale. A seguire, l’Emilia-Romagna con 35.828 GW/h (16,7%) e il Veneto con 26.057 GW/h (12,1%).

I settori più a rischio aumenti

Con un possibile aumento dei costi delle bollette elettriche, i settori più esposti sarebbero quelli caratterizzati da alti consumi energetici. Secondo i dati della Cgia, sulla base dei dati pre-Covid, i principali settori a rischio sono:

  • metallurgia (acciaierie, fonderie, ferriere, ecc.);
  • commercio (negozi, botteghe, centri commerciali, ecc.);
  • altri servizi (cinema, teatri, discoteche, lavanderie, parrucchieri, estetiste, ecc.);
  • alimentari (pastifici, prosciuttifici, panifici, molini, ecc.);
  • alberghi, bar e ristoranti;
  • trasporto e logistica;
  • chimica.

Per quanto riguarda le imprese gasivore, i comparti che potrebbero subire i maggiori effetti negativi includono:

  • estrattivo (minerali metalliferi ferrosi e non ferrosi, ecc.);
  • lavorazione e conservazione di alimenti (carni, pesce, frutta, ortaggi, oli e grassi, ecc.);
  • produzione alimentare (pasta, pasti, gelati, ecc.);
  • confezione e produzione tessile, abbigliamento e calzature;
  • fabbricazione e produzione di legno, carta, cartone, ceramica, utensileria, plastica e chimica;
  • fabbricazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche, macchine utensili e per l’industria;
  • costruzione di navi e imbarcazioni da diporto.