Ambiente, la Commissione europea pubblica il terzo EIR: lo stato della politica ambientale in Italia

La Commissione europea individua le criticità dei campi di attuazione delle politiche ambientali da parte degli Stati membri e pubblica il terzo Environmental Implementation Review (EIR).

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

Pubblicato: 13 Settembre 2022 17:48

La Commissione collabora con gli Stati membri attraverso il processo di riesame per migliorare l’applicazione delle politiche e delle norme a livello nazionale.

Il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali (Environmental Implementation Review, EIR) aiuta gli Stati membri a mettere in atto politiche ambientali che tutelino la salute umana, preservino la natura e mantengano puliti l’aria, l’acqua e il suolo.

Il riesame è utile anche per i cittadini e i portatori di interessi. Tra le sue finalità, infatti, vi è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica all’importanza dell’attuazione delle norme ambientali e alle principali sfide e fornisce informazioni utili, che permettono agli interessati di agire per preservare la salute umana e proteggere l’ambiente nell’intera UE assicurandosi che le autorità competenti applichino correttamente le norme ambientali esistenti.

Il primo riesame dell’attuazione delle politiche ambientali è stato adottato nel febbraio 2017. Il riesame ha lo scopo di integrare la politica della Commissione volta a migliorare l’attuazione della legislazione e delle politiche esistenti.

Il terzo riesame

La Commissione europea ha pubblicato il terzo riesame dell’attuazione delle politiche ambientali (Environmental Implementation Review, EIR), uno strumento fondamentale di comunicazione che sostiene l’applicazione delle norme ambientali e sensibilizza alla loro attuazione, colmando il divario tra ciò che è deciso a livello dell’Unione e ciò che viene attuato sul campo.

Il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali elabora conclusioni e definisce tendenze comuni a livello dell’UE sulla base di 27 relazioni sui singoli paesi , che illustrano lo stato di avanzamento dell’applicazione del diritto ambientale dell’UE.

Contiene numerose informazioni sul livello di protezione della qualità dell’aria, dell’acqua e della natura che i governi dell’UE offrono ai loro cittadini. Definisce, inoltre, le azioni prioritarie per migliorare l’attuazione delle politiche ambientali in ciascuno Stato membro.

Vediamo nel dettaglio i principali settori della politica ambientale:

  • La biodiversità nell’UE continua a diminuire. Tra gli habitat nelle condizioni più precarie vi sono prati seminaturali, torbiere e paludi. Le foreste sono in estrema difficoltà. La grande maggioranza degli Stati membri (25) deve completare il processo di designazione dei siti Natura 2000 e definire gli obiettivi e le misure di conservazione per conseguire uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie protette. .
  • Acqua: i progressi verso il conseguimento di un buono stato dei corpi idrici sono lenti e alcuni Stati membri non hanno ancora adottato gli strumenti necessari per far fronte al problema, nello specifico i piani di gestione dei bacini idrografici; allo stesso modo, gli Stati membri sono tenuti ad adottare tempestivamente i rispettivi piani di gestione del rischio di alluvioni. Le norme di attuazione sull’acqua potabile continuano, inoltre, a destare preoccupazione in alcuni paesi. Per di più, nonostante la disponibilità di fondi dell’Unione, l’attuazione delle norme UE in materia di trattamento dei nitrati e delle acque reflue urbane ha proceduto lentamente a causa di una pianificazione e di infrastrutture inadeguate.
  • Economia circolare: nonostante abbiano quasi tutti predisposto strategie e piani d’azione nazionali per l’economia circolare, gli Stati membri presentano ancora notevoli differenze tra i tassi di produttività delle risorse e quelli di utilizzo dei materiali circolari. Occorrono ulteriori azioni per migliorare il potenziale di riciclabilità delle materie plastiche, dei materiali da costruzione e dei prodotti tessili. 17 Stati membri su 27 devono adottare misure per aumentare il tasso d’uso di materiali circolari. La prevenzione dei rifiuti rimane una sfida importante in tutti gli Stati membri. In alcuni, purtroppo, il problema delle discariche non conformi alle norme è ancora una realtà da fronteggiare. Il collocamento in discarica eccessivo o non conforme è tuttora un grande problema nell’UE. 12 Stati membri sono attualmente oggetto di procedimenti di infrazione. 20 Stati membri devono ancora varare i piani nazionali e/o regionali di gestione dei rifiuti e i programmi di prevenzione dei rifiuti.
  • L’inquinamento atmosferico continua a rappresentare una delle principali fonti di preoccupazione per la salute degli europei. Gli Stati membri devono ottemperare agli obblighi di monitoraggio della qualità dell’aria in modo sistematico e coerente allo scopo di far rispettare meglio i parametri che assicurano un’aria pulita a livello dell’UE e nazionale. Per raggiungere la conformità sono necessarie misure rigorose, tra cui il passaggio a una mobilità sostenibile alimentata da energie rinnovabili e l’introduzione di tecniche agricole a basse emissioni. Con concentrazioni di sostanze pericolose (particolato e biossido di azoto) che continuano a superare i valori limite, l’inquinamento atmosferico non cessa di nuocere alla salute degli europei. Sono perciò in corso procedimenti d’infrazione che la Commissione ha avviato nei confronti di 18 Stati membri. Occorrono più sforzi in tutti i 27 Stati membri per invertire la tendenza delle emissioni di inquinanti o mantenerla decrescente e ridurre gli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sulla salute e sull’economia.
  • Clima: il livello generale di attuazione della legislazione sul clima è buono in tutta l’UE. E’ necessario, in questa fase, concordare e attuare il pacchetto di misure per conseguire l’obiettivo del -55% stabilito nella normativa sul clima per il 2030.

Le violazioni del diritto ambientale rappresentano il grosso dei casi trattati dalla Commissione europea, pari a circa il 20 % del totale. E’ possibile invertire la tendenza seguendo le raccomandazioni specifiche contenute nelle relazioni per ciascun Paese membro dell’EIR e intervenendo sulle cause all’origine delle lacune attuative evidenziate nella comunicazione EIR.

Applicando integralmente e correttamente le politiche e le normative ambientali dell’UE si tutela la salute umana, si preserva l’ambiente e si evitano costi economici superflui – 55 miliardi di € all’anno, secondo uno studio del 2019.

Colmando il divario tra ciò che è deciso a livello dell’UE e ciò che viene effettivamente attuato si salvaguarda, inoltre, la parità di condizioni per le imprese e si creano opportunità di innovazione sociale e tecnologica e di sviluppo economico.

Come vengono aiutati gli Stati membri

Per la prima volta il terzo riesame mette a confronto, per ciascuno Stato membro, i finanziamenti disponibili ai fini dell’attuazione delle politiche ambientali con il fabbisogno di investimento, che per conseguire gli obiettivi ambientali nell’UE ammonta a 110 miliardi di € l’anno.

La carenza di investimenti a favore dell’ambiente riguarda per quasi due terzi la lotta contro l’inquinamento in generale e la protezione e gestione dei corpi idrici.

Adeguare e rafforzare la capacità amministrativa degli Stati membri è fondamentale per attuare e far rispettare la legislazione dell’UE, così come assicurare un accesso effettivo alla giustizia a livello nazionale è essenziale per attuare il diritto ambientale.

Vi è ancora margine di miglioramento nella maggior parte degli Stati membri per quanto riguarda l’accesso del pubblico agli organi giurisdizionali al fine di impugnare decisioni, atti od omissioni, in particolare nei settori della pianificazione relativi ad acque, natura e/o qualità dell’aria, così come risulta carente la comunicazione in merito ai diritti di accesso alla giustizia da parte dei cittadini.

La Commissione aiuta gli Stati membri attraverso il sostegno tecnico e finanziario, che comprende:

  • lo strumento TAIEX-EIR PEER 2 PEERche facilita lo scambio di esperienze tra autorità ambientali e favorisce il dialogo tra Stati membri sulle difficoltà poste dall’attuazione; fornisce sostegno su misura alle autorità nazionali chiamate ad attuare le politiche e la legislazione ambientali;
  • la guida Funding Programme for the Environment, che presenta una rassegna delle opportunità di finanziamento dell’UE disponibili. Il finanziamento dei progetti ambientali è essenziale per la loro realizzazione e i fondi dell’UE contribuiscono a sopperire alla carenza di investimenti negli Stati membri. La guida fornisce informazioni su programmi come LIFE, lo strumento di finanziamento dell’UE per l’ambiente e l’azione per il clima;
  • lo strumento di sostegno tecnicoche offre assistenza tecnica per la concezione e l’attuazione delle riforme negli Stati membri. Il sostegno è basato sulla domanda ed è previsto per un’ampia gamma di settori strategici, ivi compreso per aiutare ad applicare il diritto ambientale dell’UE;
  • il gruppo di esperti EIRche è composto dagli Stati membri e dai portatori di interessi e si riunisce due volte l’anno per esaminare i progressi compiuti nel riesame dell’attuazione delle politiche ambientali e nell’inverdimento del semestre europeo.

I dialoghi nazionali sull’EIR facilitano inoltre la comunicazione tra governi e amministrazioni e altri portatori di interessi, compresa la società civile, sulla base dei risultati del riesame. Spetta alle autorità nazionali avviarli. La Commissione li incoraggia vivamente come sede in cui trovare soluzioni ai problemi individuati nelle relazioni EIR e ha pubblicato orientamenti per la loro organizzazione.

Le sfide principali per l’Italia

Nei precedenti riesami dell’attuazione delle politiche ambientali, le sfide principali individuate per l‘Italia sul fronte dell’attuazione della politica e del diritto dell’UE in materia ambientale sono state:

  • migliorare la gestione dei rifiuti urbani, in particolare riducendo il conferimento in discarica e aumentando la raccolta differenziata dei rifiuti nelle regioni meridionali;
  • migliorare il trattamento delle acque reflue urbane effettuando investimenti nelle strutture adibite a tale scopo;
  • ridurre le emissioni di particolato (PM10 e PM2,5) e di biossido di azoto (NO2) riducendo la congestione del traffico e la combustione di biomassa;
  • designare i restanti siti marini Natura 2000 come zone speciali di conservazione (ZSC), stabilire e raggiungere gli obiettivi di conservazione specifici per sito e garantire che la rete sia gestita in modo efficace;
  • migliorare l’efficienza con cui vengono impiegati i finanziamenti per l’ambiente.

Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni nella gestione dei rifiuti urbani, in particolare con l’aumento stabile e costante del riciclaggio e del compostaggio, il settore italiano dei rifiuti continua a presentare notevoli carenze, come si evince da diverse procedure di infrazione avviate nei confronti dell’Italia.

Tra queste figurano la causa relativa alle discariche e il “caso Campania”, soggetti alle ammende comminate dalla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Servono interventi supplementari per garantire che lo smaltimento dei rifiuti in Italia avvenga nel rispetto del diritto dell’Unione.

Il piano per la ripresa e la resilienza (PNRR) prevede riforme importanti, con una strategia nazionale per l’economia circolare e un programma nazionale di gestione dei rifiuti, oltre a investimenti faro a sostegno del riciclaggio che dovrebbero migliorare l’attuazione sul campo delle norme ambientali.

Restano ancora da designare alcune zone speciali di conservazione marine, così come è necessario migliorare lo stato di conservazione degli habitat e delle specie di interesse dell’Unione, attuando pienamente la normativa Natura 2000, utilizzando i quadri regionali di azioni prioritarie per una migliore integrazione dei fondi UE e pianificando gli investimenti in modo più strategico.

Nel PNRR non sono previsti fondi sufficienti a sostegno della biodiversità per finanziare queste esigenze.

Per quanto concerne la qualità dell’aria, l’Italia ha compiuto progressi limitati nella riduzione delle emissioni complessive, nonostante gli accordi tra governo nazionale e amministrazioni regionali della Pianura Padana.

Circa il 20 % del PNRR è destinato a misure dedicate all’energia e ai trasporti sostenibili che miglioreranno la qualità dell’aria. Si possono compiere progressi anche attraverso un maggior spostamento del carico fiscale dal lavoro verso le basi imponibili ambientali e di altra natura, compresa la graduale eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente.

Per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche italiane, si sono registrati progressi limitati nella riduzione del numero di agglomerati non conformi alla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, con la conseguente imposizione di sanzioni pecuniarie da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea. Sono necessari più investimenti.

Occorre, altresì, risanare i punti critici nell’Italia settentrionale caratterizzati dall’alta concentrazione di nitrati, mentre nel Lazio bisogna migliorare la qualità dell’acqua potabile.

Il PNRR sosterrà cospicui investimenti nella pianificazione dell’uso del suolo per ridurne l’impermeabilizzazione, nel controllo delle alluvioni, nella riduzione delle perdite e nel trattamento delle acque reflue urbane. L’elevato consumo di acqua, in particolare nel settore agricolo, desta preoccupazioni nelle regioni meridionali.

L’Italia riceverà oltre 190 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti per attuare il suo PNRR (2021-2026) e 42 miliardi di EUR dalla politica di coesione (2021-2027).

Secondo le stime, i finanziamenti complessivi dell’Italia per investimenti a favore dell’ambiente nel periodo 2014-2020 sono stati pari allo 0,48 % del PIL annuo (meno della media UE dello 0,7 %); di questi, l’80 % proveniva da fonti nazionali.

Nel complesso si stima che il fabbisogno di investimenti ambientali per il prossimo periodo raggiungerà almeno lo 0,67 % del PIL italiano annuo.