Von der Leyen sul riarmo: “L’Europa deve prepararsi alla guerra”

La presidente della Commissione punta a rafforzare la difesa europea, aumentando la spesa militare e riducendo la dipendenza dagli Usa. La roadmap verso il 2030

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 19 Marzo 2025 08:03

Sono lontani i tempi in cui Ursula Von der Leyen usava toni conciliatori e diplomatici consoni al suo ruolo: ora, davanti ai cadetti danesi, sfoggia un linguaggio da stratega militare. Intervenendo alla Royal Danish Military Academy, la presidente della Commissione europea ha colto l’occasione per anticipare i contenuti del Libro Bianco sulla Difesa, ribadendo la necessità di un’Europa militarmente attrezzata entro il 2030. Ha sostenuto che “se l’Europa vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra“.

Per Von der Leyen, la stabilità internazionale è un concetto ormai superato. Il continente, secondo la sua visione, deve smettere di confidare in equilibri precari e iniziare a pensare come un blocco autonomo. La Russia è indicata come la minaccia diretta, mentre gli Stati Uniti vengono dipinti come un alleato che ha voltato lo sguardo altrove, concentrandosi sull’Indo-Pacifico. La presidente pensa che la costruzione di una difesa comune europea sia un percorso obbligato e passa attraverso un’accelerazione negli investimenti militari.

La Danimarca, con la decisione di alzare la spesa per la difesa al 3% del Pil, diventa quindi il modello da seguire. Una scelta che Von der Leyen ha pure definito “vera leadership”.

Ursula Von der Leyen e il mito della pace permanente

Negli ultimi decenni, l’Europa si è cullata nell’illusione che la fine della guerra fredda avesse inaugurato un’era di stabilità definitiva. Per Von der Leyen, questa convinzione ha portato a trascurare pericolosamente la difesa, mentre altri attori internazionali si attrezzavano per riscrivere le regole della sicurezza globale.

“La Russia ha messo in moto un’economia di guerra”, sostiene la presidente, dipingendo uno scenario in cui Mosca destina una fetta sempre più ampia del proprio bilancio alla produzione militare.

Un piano senza alternativa

Per Von der Leyen non ci sono esitazioni: l’Europa deve diventare una potenza militare autonoma (magari con la condivisione nucleare proposta da Macron) e farlo in tempi rapidi. L’iniziativa Readiness 2030 è stata presentata come la svolta per trasformare il continente in una realtà armata e organizzata per affrontare qualsiasi minaccia.

La presidente della Commissione, con un tono perentorio che sembra uscito da un bollettino di guerra, insiste sulla necessità di scelte drastiche e immediate, perché “non possiamo permetterci di essere sottomessi dalla Storia”.

Il discorso ha assunto tratti sempre più marziali. Per la presidente della Commissione europea l’idea di un’Europa capace di difendersi da sola sta prendendo la forma di un progetto industriale e strategico basato sul riarmo. La direzione politica sembra ormai tracciata: non più affidarsi a trattative o mediazioni, ma costruire un’architettura di difesa incentrata sugli arsenali.

Von der Leyen ha poi ribadito che l’epoca in cui l’Europa poteva contare su una stabilità garantita da altri (gli Usa tramite la Nato) è definitivamente tramontata. “L’era delle sfere di influenza e della competizione per il potere è tornata”, ha dichiarato.

I quattro pilastri della nuova Europa armata

Von der Leyen elenca quattro punti chiave per portare avanti il suo progetto:

  1. più risorse per la difesa;
  2. modernizzazione delle infrastrutture;
  3. sostegno all’Ucraina;
  4. rafforzamento dell’industria della difesa europea.

La Commissione europea intende potenziare il budget destinato alla sicurezza militare. Sono previsti nuovi strumenti finanziari per aiutare gli Stati membri a incrementare le proprie capacità belliche. Si studia anche un meccanismo europeo per la vendita di armamenti, ispirato al modello statunitense, per rendere il settore più competitivo e meno dipendente da fornitori esterni.

Il piano include il potenziamento della logistica militare per garantire spostamenti rapidi di truppe e mezzi. Tra le priorità emergono la difesa aerea, i missili e i droni, tecnologie ritenute essenziali per affrontare gli scenari di conflitto contemporanei.

La cosiddetta strategia del “porcospino d’acciaio” punta a trasformare Kiev in un avamposto militare inattaccabile. L’industria della difesa ucraina entrerà a pieno titolo nel sistema europeo, con un’integrazione progressiva che porterà a un coordinamento sempre più stretto tra Bruxelles e il governo ucraino. “Basta chiedere ai soldati e al popolo ucraino cosa significa non essere pronti”, ha ammonito Von der Leyen, mentre chiede all’Europa di prepararsi a una guerra che nessuno ha chiesto e che nessuno sembra volere.

L’Ue intende infine rafforzare il proprio comparto industriale, riducendo la dipendenza da fornitori esterni. Attualmente, buona parte della produzione bellica avviene fuori dall’Unione, un assetto che la Commissione considera insostenibile. “Dobbiamo acquistare di più in Europa e mettere in comune la nostra domanda e gli appalti”, ha dichiarato la presidente, facendo riferimento al piano di difesa comune europea.

L’alleanza con la Nato e le nuove relazioni globali

Nonostante le dichiarazioni sull’autonomia strategica, la Commissione europea non perde occasione per riaffermare la fedeltà all’alleato d’oltreoceano. L’Europa continuerà a mantenere saldi i legami con la Nato e gli Stati Uniti, mentre l’apparato diplomatico è impegnato a tessere rapporti sempre più stretti con il Regno Unito, il Canada e persino l’India.

Il nemico è già stato individuato e la strategia delineata: schierarsi senza esitazioni contro Mosca, consolidando paradossalmente la propria posizione a fianco di chi oggi guarda con crescente interesse alla Russia.

“La libertà non è un processo. È una lotta costante”, afferma Von der Leyen, quasi a voler inculcare negli europei la necessità di accettare una nuova epoca fatta di tensioni permanenti e investimenti militari senza precedenti, svuotando ulteriormente bilanci già sotto pressione e lasciando in secondo piano le reali necessità economiche e sociali dei cittadini italiani ed europei. L’Italia stessa in questo momento si trova spaccata sulla questione del riarmo Ue, che divide la maggioranza.

Mentre l’Europa accelera su questa strada, c’è chi osserva compiaciuto: le grandi industrie della difesa festeggiano l’aumento della spesa militare, con Leonardo, Rheinmetall, Thales e BAE Systems tra i primi a capitalizzare questa corsa alle armi.