Il suo nome lo conoscono praticamente tutti, la sua storia un po’ meno. Ecco perché, in questi giorni, ha fatto molto rumore la docu-serie televisiva che racconta la vicenda di Wanna Marchi e di sua figlia Stefania Nobile, trasmessa su Netflix e piena di dettagli inediti ed esplosivi. La regina delle televendite ha scontato 9 anni e mezzo di reclusione fra carcere e arresti domiciliari.
La regina delle televendite
Nel corso della sua “carriera”, la regina delle televendite ha truffato migliaia di telespettatori con prodotti e promesse spacciati per veri e miracolosi: dalle alghe dimagranti ai numeri fortunati del Lotto col mago Do Nascimento, alla camorra. Grazi a tutto questo, la Marchi ha messo da parte un “tesoro” divenuto ormai leggendario. Ed è arrivata a ispirare una docu-serie su Netflix.
Nata nel 1942 in una famiglia tutt’altro che agiata di contadini a Castel Guelfo (Bologna), Wanna Marchi – all’anagrafe Vanna Marchi – si è affacciata al mondo del lavoro prima come estetista e poi come truccatrice di cadaveri, come racconta lei stessa: “Mi misero in tasca una busta con un milione e mezzo, e io li contavo e li ricontavo”. Si fece presto notare come venditrice di creme dimagranti e alghe prima in una tv regionale (Telecentro) e successivamente su una tv privata nazionale (ReteA).
Il suo talento ipnotico da imbonitrice la porta a “farsi un nome”, come si dice. Dal 1983 conduce una trasmissione tutta sua, il “Wanna Marchi Show”, in cui vende prodotti da lei sponsorizzati assieme ai figli Maurizio e Stefania Nobile. Gli italiani cominciano a ricordare, per non dimenticarlo più, il suo tono di voce stridulo e l’ormai celeberrimo urlo che la Marchi utilizzava ripetutamente nelle sue trasmissioni per ottenere l’assenso dei telespettatori: “D’accordo?!”.
Uno dei prodotti più venduti era la crema “scioglipancia”, della quale Wanna Marchi illustrava proprietà dimagranti e miracolose. Il costo in “offerta” era, negli Anni Ottanta, di 100mila lire per tre confezioni. Ma gli interessi della donna andavano oltre il piccolo schermo. Cavalcando l’onda del successo del suo motto, nel 1989 registrò come Wanna Marchi & The Pommodores un singolo su 7″ e 12″, intitolato appunto “D’accordo?!”. Grazie alla straripante popolarità, nel 1990 venne ingaggiata come attrice minore nella parodia “I promessi sposi”, sceneggiato del trio comico Lopez-Marchesini-Solenghi.
Il “tesoro” di Wanna Marchi: quanto ha guadagnato
Dopo arriva anche il sodalizio col “maestro di vita” Do Nascimento e le sue quaterne fortunate, con la promessa di puntare mille lire per vincerne 80 milioni, la Marchi amplia il suo successo grazie a trovate dal fortissimo impatto come il rito del sale e le sedute di cartomanzia.
In base alle notizie trapelate all’epoca dei fatti, sembra che fosse stato scoperto un giro di affari pari a circa 64 miliardi di lire (circa 33 milioni di euro) guadagnati nell’arco di 5 anni. Parliamo di somme dichiarate che, secondo gli esperti, non rappresenterebbero che una piccola parte del “tesoro” di Wanna Marchi. Con le attività in nero, l’imbonitrice ne avrebbe massi da parte almeno il doppio. Un tesoro che molti ritengono ancora nascosto in Albania, meta di frequenti viaggi di madre e figlia.
Le denunce, l’inchiesta di “Striscia la notizia”, il processo
Nel 1990 la Marchi viene arrestata e poi condannata a 1 anno e 11 mesi di reclusione per concorso in bancarotta fraudolenta per il fallimento della società “Wanna Marchi” a lei intestata, tramite la quale vendeva prodotti cosmetici. Ritorna a vendere in televisione assieme alla figlia Stefania, su varie emittenti locali private, grazie anche all’appoggio politico e finanziario di Attilio Capra de Carrè. L’attività legata ai tarocchi ed esoterismo si spinge però oltre ogni limite di legalità. Nel 2001 “Striscia la notizia” dedica un’inchiesta televisiva – un autentico scoop all’epoca – al mondo di fumo di Wanna Marchi.
Fioccano le denunce. Si scopre che la Asciè srl, grazie a questa pubblicità, aveva indotto molte persone a pagare ingenti quantitativi di denaro in cambio di bustine di sale da cucina, rametti di edera e altri oggetti, la cui funzione avrebbe dovuto essere quella di scacciare il malocchio. L’inchiesta di “Striscia” si avvale di telecamere nascoste e di una finta cliente, portando a galla subdole condotte di sfruttamento della credulità popolare.
Il 24 gennaio 2002 Wanna Marchi e la figlia vengono arrestate con altre 5 persone legate a vario titolo alla società Asciè, che gestisce la televendita. Sono in totale 132 le persone che sporgono formale denuncia contro la società e 62 si costituiscono parte civile al processo. Il 2 luglio 2003 inizia il lungo processo, giudiziario e mediatico, che porterà alla sentenza del 4 marzo 2009. “Se in Italia ci fosse, ci darebbero la pena di morte”, ha affermato la Marchi al Corriere della Sera.
Il ritorno in Tv e la docu-serie “Wanna”
I giorni in televisione di Wanna Marchi non erano però destinati a finire. Nel novembre 2015 torna in video assieme alla figlia Stefania conducendo il programma “Ora parlo io”. Il 6 ottobre 2016 la Marchi è il volto della prima puntata de “L’intervista” di Maurizio Costanzo su Canale 5. Il gennaio successivo Wanna e Stefania sono annunciate come partecipanti a “L’isola dei famosi”, salvo poi essere “scartate” da Mediaset a causa delle enormi polemiche. Il 29 settembre 2021 Wanna Marchi torna in televisione prendendo parte, sempre assieme alla figlia, a una maratona di 100 ore di diretta televisiva, trasmessa dal canale digitale GO-TV. Per la stessa rete, dal 15 novembre 2021 affianca la figlia nel programma da lei condotto e ideato #noicreiamodipendenza, in onda il lunedì dalle 22 per 8 ore di diretta consecutive.
Il nome di Wanna Marchi torna definitivamente alla ribalta grazie alla serie tv “Wanna”, disponibile su Netflix. Il racconto abbraccia la parabola del duo mamma-figlia, compresa la prima galera (per un anno e mezzo) a fine Anni Ottanta. Dalla costruzione del successo individuale si passa poi alla trama “gangster”, con tanto di legami con la camorra tramite un’amica. E con il supporto di un imprenditore vicino a Marcello Dell’Utri, fedelissimo di Silvio Berlusconi, per l’ormai celebre scioglipancia a metà Anni Novanta. Gli ideatori hanno inoltre condotto le interviste ai 22 protagonisti, compreso il fantomatico Mago do Nascimento.