La Russia sta pagando le conseguenze della controffensiva ucraina nell’oblast di Kharkiv, che in pochi giorni ha riconquistato centinaia di chilometri e liberato città e villaggi in precedenza occupati dai russi, arrivando addirittura a minacciare le roccaforti di Mosca nel Donbass. Vladimir Putin è decisamente sotto pressione, incalzato all’azione da quel potente partito della guerra che in patria non accetta passi indietro o, peggio, un’eventuale sconfitta finale (qui abbiamo parlato di soldi dalla Russia, chi sono gli amici di Putin che pagano i partiti).
Come se non bastasse gli esiti del conflitto in Ucraina ha affossato il morale delle truppe e la fiducia nei mezzi e nella causa. Il Cremlino non riesce più a mantenere il pugno di ferro dimostrato finora e anzi fatica a trovare soldati da mandare al fronte. Ma Putin sembra aver messo in atto un piano poco ortodosso per non indebolire lo schieramento invasore, reclutando uomini anche nelle carceri del Paese.
Ai russi mancano soldati da mandare in Ucraina
Il fronte difensivo russo si è trovato schiacciato sia a est sia a sud, perdendo centinaia di uomini (molto più del previsto) e con l’artiglieria che, nell’area di Kherson, ha perso fino al 60% della propria efficacia di combattimento in termini di soldati e mezzi (gas, petrolio, grano, armi: quanto valgono gli assi nella manica di Putin). Grazie alle tecnologie e all’intelligence occidentali, nei mesi scorsi gli ucraini sono riusciti inoltre a uccidere un numero inedito di generali russi, mandando nel caos la catena di comando delle Forze moscovite. A tutto questo si aggiunge il crescente numero di disertori, coi russi addirittura costretti a usare elicotteri per cercare i fuggitivi e, sotto minaccia delle armi, riportarli nelle zone dei combattimenti. Chi getta il fucile per terra si dirige soprattutto in autobus attraverso Kalančak verso la Crimea.
La criticità principale per il Cremlino è proprio l’insufficienza di soldati sul fronte ucraino. A confermarlo è l’intelligence della Difesa britannica. Le roccaforti meridionali, soprattutto del Lugansk, ora vacillano sotto la scossa della marcia degli avversari. Incrociando poi i dati forniti da The Moscow e The Times, si osserva come sia entrato in crisi il sistema di reclutamento finora utilizzato dallo Stato maggiore russo per garantire effettivi all’operazione militare speciale.
Se si eccettua il richiamo di forze militari da altri fronti come quello centrasiatico e siriano, i luoghi principali da cui il Cremlino recluta militari da inviare in Ucraina e che hanno visto le perdite più consistenti sono 10: Daghestan, Buriazia, Cecenia, Volgograd, Baschiria, Orenburg, Krasnodar, Čeljabinsk, Zabajkal e Ossezia del Nord. A determinare il crollo del numero di soldati al fronte hanno contribuito anche i quasi 20mila arresti compiuti dalle autorità russe per “azioni contro l’operazione in Ucraina”.
Uno degli obiettivi a brevissimo termine dei russi è quello di rimediare alle perdite subite contro le forze ucraine, tentando di aumentare le unità in tutti i settori ancora occupati (per riuscirci, Putin sta cercando anche di corrompere le famiglie, in cambio dei loro figli). Per farlo è stata inaugurata una massiccia operazione di reclutamento “selvaggio” ad opera del Gruppo Wagner, la formazione paramilitare di mercenari de facto alle dipendenze del presidente Putin, che ha subito gravi defezioni (intorno al 40%) negli scontri armati.
Il reclutamento selvaggio del Gruppo Wagner: detenuti e prigionieri
Il Gruppo Wagner sta reclutando effettivi tra i detenuti russi almeno da luglio. Anche le accademie militari russe hanno abbreviato i periodi di addestramento per i cadetti, indicando carenze “sempre più gravi” di giovani ufficiali e fanteria da combattimento sul fronte ucraino. I mercenari Wagner hanno intensificato il reclutamento anche tra i militari ucraini catturati nel Donbass, ai quali vengono offerte in cambio amnistia, cittadinanza russa e una paga. Un’operazione comunque non su larga scala, visto anche il forte sentimento anti-russo acuito dal conflitto. Lo si è ben visto a Kharkiv, dove i militari ucraini entrati nella città sono stati accolti dalla popolazione come liberatori, con abbracci e fiori.
Di recente è stato pubblicato in Rete un video di Evgenij Prigozhin, ritenuto il capo del Gruppo Wagner, mentre motivava i detenuti di una colonia russa promettendo (anche a loro) l’amnistia. Nelle ultime ore sono state rilasciate anche le immagini di una coda di furgoni con a bordo 400 carcerati che avrebbero accettato l’offerta di Putin. La promessa è dell’amnistia dopo 6 mesi sul campo di battaglia. Le immagini arrivano dalle colonie del territorio di Tambov, una città della Russia sud-occidentale che dista circa 500 chilometri da Mosca.
Il ruolo chiave dello chef di Putin
Abbiamo detto che Evgenij Prigozhin è considerato la guida dei mercenari al servizio del Cremlino. La mansione ufficiale del capo militare è però un’altra: chef di Vladimir Putin, per via delle sue attività nel campo della ristorazione. Prigozhin ha sempre negato il suo coinvolgimento nel Gruppo Wagner, ma il video (oltre a vari rapporti d’intelligence) mentre recluta soldati nelle carceri sembra non lasciare dubbi.
Lo stretto consigliere del presidente russo si sta dunque imponendo al di sopra di generali e ammiragli ed è praticamente un tuttofare, capace di gestire catene di ristoranti e al contempo “fabbrica di troll” e società come la Wagner che assolda professionisti della guerra. La sua figura è molto ben voluta nella Russia profonda, che approva il conflitto, tanto che molti lo vorrebbero ministro della Difesa al posto di Sergei Shoigu, giudicato responsabile della sconfitta russa a Kharkiv. O addirittura a capo dell’intera operazione militare in Ucraina, come riferisce l’Institute for the Study of War.
Il successo dell’alto funzionario russo è legato principalmente a tre fattori:
- lo stretto legame con Putin;
- la creazione di un’efficace compagnia di sicurezza militare, messa poi al servizio delle missioni all’estero;
- il conseguimento di buoni risultati nel conflitto russo-ucraino.
Il collocamento di Prigozhin al di fuori della disunita catena di comando ufficiale dell’esercito russo, poi, gli consente carta bianca su operazioni e mezzi per centrare gli obiettivi, arginando i regolamenti che potrebbero frenare la velocità e l’efficacia dell’azione sul campo. Potendo contare, inoltre, sul migliore materiale umano e bellico a disposizione della Federazione: dai corpi speciali ai tank, ai missili. Gli uomini di Prigozhin, definiti i “wagneriti” dall’esperto Ian Matveev, rivestono già un’importanza maggiore rispetto ai miliziani del Donbass e persino rispetto ai regolari dell’esercito. I mercenari sono infatti autorizzati a prelevare tutto ciò di cui hanno bisogno sul fronte di guerra e conservano una notevole autonomia d’intervento.
L’altro uomo forte di Putin: Ramzan Kadyrov
Il ristretto pantheon di uomini forti che girano intorno a Putin comprende anche un nome già tristemente noto agli occidentali: Ramzan Kadyrov. Il leader ceceno ha lanciato un appello alla mobilitazione, invitando ogni regione russa a fornire un battaglione di almeno mille volontari. “Non c’è bisogno di attendere che il Cremlino dichiari la legge marziale o la fine dell’operazione speciale in Ucraina, ogni leader regionale è in grado di addestrare e assumere almeno un migliaio di volontari. Potremmo così costruire un esercito di 85mila uomini“, ha dichiarato.
Le truppe agli ordini di Kadyrov, chiamati kadyrovcy, si occupano principalmente del “lavoro sporco” in territorio ucraino. Parliamo di fanterie specializzate nel combattimento casa per casa nei centri abitati, che però (per un non precisato motivo) sono state frenate durante la fase di massima espansione militare di Mosca verso il centro dell’Ucraina. Kadyrov sarebbe pronto a rinforzare le Forze russe con almeno 10mila uomini, ma fonti di intelligence parlano di un diffuso malumore anche tra le fila cecene, con miliziani stanchi dell’etichetta di “sacrificabili” e di dover essere mandati al martirio per primi.