Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio, la Nato ha schierato altre 40mila truppe sul suo fianco orientale, che si estende dal Baltico al Mar Nero. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha annunciato in un’intervista al Telegraph che sta valutando la possibilità di dispiegare una presenza permanente di truppe lungo il confine orientale dell’Alleanza Atlantica, in risposta all’azione violenta di Putin.
Nato pronta al reset: ecco come
La Nato è nel pieno di una trasformazione “molto fondamentale” che rifletterà le conseguenze a lungo termine delle azioni di Putin. “Indipendentemente da quando e come finirà la guerra in Ucraina, il conflitto ha già avuto conseguenze a lungo termine per la nostra sicurezza. La Nato deve adattarsi a questa nuova realtà. Ed è esattamente quello che stiamo facendo” ha detto.
Il numero uno della Nato ha spiegato che l’Alleanza è quella di maggior successo nella storia, per due motivi. Uno perché è stata in grado di unire Europa e Nord America. E due, perché è riuscita a cambiare quando il mondo cambia. “Ora il mondo sta cambiando e la Nato sta cambiando” ancora.
L’invasione russa dell’Ucraina nel 2014 era stata un serio campanello d’allarme, sottolinea Stoltenberg, infatti da allora la Nato ha implementato le sue forze, mettendo in atto il più grande rafforzamento dalla fine della Guerra Fredda. L’assoluta novità, adesso, è che si stanno preparando a trasformare quel “rinforzo” in un “reset” dell’alleanza nata dal Trattato Nord Atlantico del 1949 tra USA e Canada e nazioni europee.
Più soldi per la difesa
Stoltenberg ha accettato di prolungare il suo secondo mandato per un altro anno per supervisionare questa trasformazione, e ha spiegato che questo reset deve essere accompagnato da un aumento della spesa per la difesa nazionale da parte dei Paesi membri, molti dei quali stanziano ancora meno della soglia minima fissata al 2% del loro Pil. Il 2%, spiega, è una linea guida minima.
Bene la Germania, dove il cancelliere Olaf Scholz ha deciso di impegnarsi per un forte aumento della spesa per la difesa di Berlino, passata da circa l’1,5% del Pil a oltre il 2%. Nel Regno Unito, invece, il governo sta subendo pressioni per aumentare la spesa militare al di sopra dell’attuale livello di circa il 2,2%, e un aumento – dice – sarebbe “gradito”.
“Quella che vediamo ora è una nuova realtà, una nuova normalità per la sicurezza europea. Pertanto, ora abbiamo chiesto ai nostri comandanti militari di fornire opzioni per quello che chiamiamo reset, un adattamento più a lungo termine della Nato”, e si aspetta, dice, che i leader prenderanno decisioni in merito quando si incontreranno a Madrid al vertice Nato di giugno.
Rischio Terza guerra mondiale? Cosa sta facendo la Nato
Giovedì scorso, al vertice dei ministri degli Esteri della Nato ospitato da Stoltenberg, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba si è lamentato del fatto che Paesi come la Germania stavano operando una “falsa” distinzione tra armi difensive, che sarebbero stati disposti a fornire a Kiev (come ha già fatto ad esempio l’Italia) e offensive.
La risposta della Germania è stata ostacolata dal peso storico della Seconda guerra mondiale e dalle decisioni che la nazione ha preso da allora per evitare la militarizzazione. Altri membri della Nato temono che oltrepassare il limite nel loro sostegno all’Ucraina potrebbe portare a un attacco diretto da parte della Russia, il che scatenerebbe la “difesa collettiva” dell’Alleanza e una potenziale Terza guerra mondiale.
Armi difensive e offensive, quale distinzione
Ma Stoltenberg è d’accordo con Kuleba e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: la distinzione tra armi difensive e offensive in questo caso non regge, dice. “Ora l’Ucraina si sta difendendo da un’invasione, quindi tutto ciò che fa Liev è sulla difensiva. Sta difendendo il proprio Paese, il proprio popolo, con diversi tipi di armi, armi dell’epoca sovietica, armi moderne fornite dal Regno Unito, ma anche sistemi d’arma più leggeri e pesanti, e gli alleati stanno fornendo molti diversi tipi di armi. Si tratta di difendersi dalle atrocità, dall’invasione, da un uso brutale della forza militare contro il proprio Paese”.
Stoltenberg ha anche sottolineato che i 30 alleati della Nato “forniscono diversi tipi di supporto”, dalle armi anticarro inviate in Ucraina dal Regno Unito ai ponti aerei e alle forniture mediche fornite dall’Islanda, l’unico Stato membro senza proprie forze armate.
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Alcuni giorni fa gli stati membri hanno concordato di fornire nuovi tipi di armi avanzate all’Ucraina, mentre Kiev si prepara per un’offensiva della Russia nell’est del Paese. L’impegno è arrivato dopo un appello del ministro degli Esteri ucraino affinché i Paesi occidentali si muovano più velocemente con i rifornimenti. Il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiesto, tra gli altri, aerei, missili, veicoli corazzati e sistemi di difesa aerea pesanti. L’Europa, intanto, cerca di mettere in atto strategie per eliminare la dipendenza dal gas russo (qui il piano di Draghi in Africa e Asia).
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che Washington sta cercando di inviare “nuovi sistemi” in Ucraina. “Non lasceremo che qualcosa ostacoli gli ucraini dall’ottenere ciò di cui hanno bisogno”. La promessa di ulteriori aiuti militari è arrivata quando il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha ammesso che la Russia ha subito “significative perdite di truppe” durante la sua invasione dell’Ucraina, che ha descritto come “un’enorme tragedia per noi”.
Peskov ha affermato che la scorsa settimana la Russia si è ritirata da Kiev e Chernihiv nell’Ucraina centrale come “atto di buona volontà per alleviare la tensione da quelle regioni e dimostrare che la Russia è davvero pronta a creare condizioni favorevoli per continuare i negoziati”. Ma, aveva anticipato, i combattimenti continueranno nel Donbass.
Come, dove e quando si sposterà la guerra
Sempre nella sua intervista esclusiva al Telegraph, il numero uno della Nato ha infatti annunciato che stiamo entrando in una nuova fase della guerra. La Russia ha spostato le sue forze lontano dal nord, ma non si sta ritirando.
Si sta riorganizzando e sta riposizionando le forze per una grande battaglia nella regione del Donbass, che secondo le sue previsione arriverà “tra poche settimane“. Uno scenario che era già stato previsto da numerosi analisti all’inizio delle ostilità. Anche se Putin, internamente, appare sempre più isolato e si moltiplicano le voci di un possibile golpe contro di lui.
Finlandia e Svezia nella Nato: ecco quando
Intanto, mentre si affaccia sullo scacchiere geopolitico un pericoloso, possibile, asse nucleare tra Mosca e Pechino, qualcosa si muove già anche sul fronte dell’allargamento. Questa estate entreranno nell’Alleanza Atlantica la Finlandia e la Svezia, proprio nel nuovo assetto internazionale generato dalla guerra tra Ucraina e Russia.
Ad anticiparlo è il Times, che cita alcuni funzionari Usa secondo i quali la Russia ha commesso ”un enorme errore strategico” attaccando l’Ucraina. L’ingresso della Finlandia e della Svezia nella Nato è stato oggetto di discussione e di diverse sessioni durante gli incontri della scorsa settimana dei ministri degli Esteri della Nato.