L’Autorità Nazionale Anticorruzione ha lanciato un nuovo portale sul quale è possibile consultare i dati che riguardano la corruzione in Italia. Non si tratta di una mappa del clientelismo e delle mazzette nel nostro Paese, ma di un’analisi approfondita del rischio di corruzione nei vari territori.
Misurare il fenomeno è un lavoro particolarmente complesso, considerata la sua inafferrabilità e le sue tante manifestazioni. Per questo, oltre ad alcuni indicatori oggettivi (come i dati giudiziari, gli extra costi delle infrastrutture, i dati sugli appalti), è stata utilizzata una metodologia innovativa, attraverso cui è stato possibile scattare una fotografica molto dettagliata e oggettiva della realtà.
I nuovi indicatori per valutare il rischio di corruzione nelle varie zone d’Italia
Sono 70 gli indicatori presi in considerazione per misurare la corruzione in Italia, quasi tutti appartenenti a quattro aree tematiche.
- Istruzione. Livelli più elevati di corruzione sono associati a livelli più bassi di istruzione nella popolazione, perché chi studia acquisisce competenze sul valore delle libertà civili e sviluppa meno tolleranza nei confronti della corruzione. Dove la corruzione è maggiore, inoltre, si assiste più di frequente alla fuga di cervelli.
- Economia. Gli indicatori economici riguardano le disuguaglianze nella distribuzione del reddito, la disoccupazione, la capacità di attrarre investimenti e favorire la nascita di attività imprenditoriali, ma anche l’utilizzo di internet e lo scambio di informazioni, la gestione dei rifiuti urbani, l’intensità della competizione nei mercati e la libertà economica.
- Capitale sociale. Coesione della comunità, affidabilità, lealtà, fiducia reciproca tra cittadini, istituzioni e corpo politico, sono associate a livelli più bassi di corruzione. Le cattive pratiche invece si trasmettono sia dall’alto che all’interno del tessuto sociale, in famiglia e a scuola.
- Criminalità. I livelli complessivi di criminalità e dei reati di corruzione, concussione, peculato e di altri illeciti, l’efficacia del sistema giuridico nel contrastarla, il grado di protezione che riconosce a chi viene danneggiato dalle attività corruttive, determinano ovviamente il rischio di corruzione dei vari territori.
Ci sono poi altri dati e numeri che vengono presi in considerazione dall’Anac per capire in quali zone d’Italia c’è terreno fertile per la corruzione, anche a livello comunale e solo in relazione agli appalti.
Corruzione in Italia: meno rischi a Milano e Bologna, Roma a metà classifica
Gli indicatori possono essere considerati come dei campanelli d’allarme e non sono un giudizio o una condanna. Servono però a capire meglio i contesti sociali in cui sviluppa il fenomeno. Dal monitoraggio emerge quali province sono più a rischio e quali invece sono più virtuose.
- Le province più a rischio sono Enna, Crotone e Palermo.
- Le province meno a rischio sono Milano, Bologna e Modena.
Il Sud è dunque penalizzato da divari di tipo scolastico ed economico, oltre che da una cultura che favorisce la corruzione. Sorprende invece che una grande città come Milano, scenario di Tangentopoli e sede di partiti e imprese, sia tra i capoluoghi meno a rischio.
La provincia di Roma si ferma invece a metà classifica, al 57esimo posto su 106 province. Come già detto, non significa che nelle realtà più virtuose non ci siano fenomeni di corruzione, ma che a livello sociale esistono anticorpi più forti contro chi agisce al di fuori della legge.
La classifica del rischio di corruzione, comunque, è molto simile a quella delle migliori città italiane in base alla qualità della vita.