Truffa del pancione e della finta gravidanza: sottratti all’Inps 100 mila euro

Truffa aggravata ai danni dell'Inps da parte di una 50enne che in cinque anni ha finto di aver avuto altrettanti figli: in cosa consiste la truffa del pancione

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Una donna è stata condannata a un anno e otto mesi di carcere per truffa aggravata e falso per aver messo in atto la truffa del pancione, o per meglio dire della finta gravidanza. È successo a Roma, dove la donna dal 2014 al 2019 avrebbe dato alla vita cinque figli, tre bimbe e due maschietti, che però nessuno ha mai visto. E intanto, tra una gravidanza e l’altra avuta tra i 45 e i 50 anni, al suo datore di lavoro ha sempre chiesto la maternità in anticipo per “gravidanza a rischio“, intascando dall’Inps oltre 100 mila euro. Ma le gravidanze, si è scoperto successivamente, erano tutte false e mai nessun figlio è venuto alla luce. E il piano “perfetto” della donna è andato in frantumi.

La truffa della gravidanza ai danni dell’Inps

A finire al centro dell’indagine, che ha poi portato alla condanna in primo grado, è Barbara Ioele, una donna che ha messo in atto una truffa quasi perfetta ai danni del suo datore di lavoro e dell’Inps tra il 2014 e il 2019. Come ricostruito da La Repubblica, la donna in cinque anni era andata altrettante volte in maternità per gravidanza a rischio dando alla luce, secondo quanto da lei dichiarato, ben cinque figli.

Gravidanze che, come previsto dalla legge, sono regolarmente coperte dall’Inps quando la dipendente chiede la maternità al proprio datore di lavoro. Cosa che Ioele ha fatto “secondo norma”, anche se di regolare a dir la verità ci sarebbe solo la richiesta.

Lei, che lavorava in un fast food, nell’agosto 2019 aveva chiesto la maternità tre mesi prima del parto e si era fatta vedere da tutti affaticata come chi era al sesto mese. Ma quella pancia, a dir la verità, era finta. A scoprirlo sono stati i carabinieri del lavoro, rigorosamente in borghese, che la stavano monitorando ormai da tempo dopo aver ricevuto una soffiata.

La donna, che aveva raccontato di aver subito l’interruzione di diverse gravidanze, presentava infatti il certificato medico, quello della ginecologa che attesta la gravidanza a rischio, falso. L’indagine, infatti, ha permesso di ricostruire che la donna, come la più esperta delle falsarie, aveva compilato certificati di malattia, copiato le firme dei medici, rubato i timbri del policlinico Umberto I per creare documenti poi portati all’Asl che, per anni, ha validato tutto senza porsi troppi interrogativi per poi rigirarli al datore di lavoro e all’Inps che negli anni ha versato alla donna una somma totale di 111 mila euro.

E nessuno immaginava nulla di tutto ciò, perché effettivamente Ioele aveva il pancione. Peccato però che era frutto di un cuscino sotto i vestiti, che simulava proprio il “gonfiore” da gravidanza.

Truffa aggravata, la condanna

Benedetta, Angelica, Abramo, Letizia e Ismaele i nomi dei bimbi inesistenti, con tanto di codice fiscale fittizio che aveva tratto in inganno tutti. Ma alla fine tutto è venuto a galla, con le indagini che hanno permesso di smascherare la truffa.

Truffa aggravata e falso è l’accusa che ha portato alla condanna della donna a un anno e otto mesi di carcere, come previsto dall’articolo 640 del Codice Penale che prevede anche una multa che può andare da 309 a 1.549 euro. Ma a dir la verità la donna pagherà molto di più,.

I legali hanno presentato appello, ma l’Inps ha intenzione di richiedere indietro i 111 mila euro che negli anni ha pagato alla signora per le sue false gravidanze.