Scuola, 431mila giovani con solo la terza media: i numeri dell’abbandono scolastico in Italia

I dati secondo l'Ufficio studi della Cgia: sono persone tra i 18 e i 24 anni che hanno dichiarato di aver abbandonato la scuola

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Secondo i dati più recenti elaborati dall’Ufficio studi della Cgia su fonti Eurostat e Istat, ben 431mila giovani italiani tra i 18 e i 24 anni hanno deciso di abbandonare la scuola. Nel 2023, questi ragazzi hanno dichiarato di aver interrotto gli studi, avendo al massimo ottenuto la licenza media e senza completare corsi di formazione professionale di oltre due anni. Attualmente, non sono iscritti a nessun percorso scolastico o formativo, rimanendo così ai margini del sistema educativo.

Le regioni con i dati peggiori

In Italia, il Sud e le Isole registrano i tassi più elevati di abbandono scolastico. Nel 2023, la Sardegna ha segnato il dato più critico con un tasso del 17,3%, seguita dalla Sicilia (17,1%) e dalla Provincia di Bolzano (16,2%). Campania, Puglia e Calabria presentano tassi rispettivamente del 16%, 12,8% e 11,8%.

In termini assoluti, il numero più alto di giovani che hanno lasciato la scuola si registra in Campania con 72mila unità, seguita da Sicilia (62mila), Lombardia (53mila) e Puglia (38mila). Rispetto al 2019, il tasso di abbandono è in calo nella maggior parte delle regioni, mentre aumenti sono stati rilevati in Liguria (+0,5%), Veneto e Provincia Autonoma di Trento (+1,5%), con il picco più significativo nella Provincia di Bolzano (+4,6%).

Ecco l’elenco delle regioni con il dato di incidenza percentuale di abbandono scolastico per l’anno 2023:

  • Sardegna: 17,3%
  • Sicilia: 17,1%
  • Provincia di Bolzano: 16,2%
  • Campania: 16,0%
  • Puglia: 12,8%
  • Calabria: 11,8%
  • Liguria: 10,2%
  • Veneto: 9,8%
  • Toscana: 9,3%
  • Abruzzo: 9,1%
  • Piemonte: 8,8%
  • Basilicata: 8,6%
  • Provincia di Trento: 8,2%
  • Lombardia: 7,8%
  • Emilia-Romagna: 7,3%
  • Friuli-Venezia Giulia: 6,6%
  • Lazio: 6,1%
  • Marche: 6,1%
  • Umbria: 5,6%
  • Molise: non disponibile
  • Valle d’Aosta: non disponibile

Nonostante la dispersione scolastica sia in calo in tutta Europa, l’Italia, insieme a Cipro, occupa il terzo posto tra i 20 Paesi dell’Eurozona per l’abbandono scolastico tra i 18 e i 24 anni, con un tasso del 10,5%. Solo la Spagna, con il 13,7%, e la Germania, con il 12,8%, mostrano tassi peggiori. La media dell’Eurozona si attesta al 9,8%.

Gli alunni preferiscono gli istituti tecnici e professionali, ecco dove

Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, nell’anno scolastico 2023/2024, gli alunni iscritti nelle scuole secondarie di II grado statali erano 2.631.879. Di questi, il 51,4% frequentava un liceo, il 31,7% un istituto tecnico e il 16,9% un istituto professionale. Gli studenti delle scuole superiori hanno quindi mostrato una leggera preferenza per i licei rispetto agli istituti tecnici e professionali.

Tuttavia, a livello regionale, la situazione è diversa nelle aree con una forte presenza di attività produttive. In Veneto, il 56,9% degli studenti è iscritto a istituti tecnici e professionali; in Emilia Romagna il 56%, mentre in Lombardia, il 52,4%. Al contrario, nelle regioni del Centrosud, eccetto la Puglia (50,3%), la scelta di iscriversi a un liceo prevale su quella per i percorsi tecnico/professionali.

Perché i giovani abbandonano la scuola

Il nuovo anno è appena iniziato, ma per molti giovani la scuola è ormai solo un ricordo. Sebbene negli ultimi anni la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato gli studi sia in calo a livello nazionale, il problema persiste, colpendo in particolare chi proviene da famiglie segnate da gravi disagi sociali o difficoltà economiche.

“Le sfide lanciate dai cambiamenti epocali in atto come la transizione ecologica e quella digitale – spiega il report di Cgia – non potranno che relegarli ai margini del mercato del lavoro, mettendo in difficoltà anche le imprese, che faticheranno ancor più di quanto non stiano facendo adesso a reperire tantissime figure altamente specializzate che raggiungono queste competenze dopo aver conseguito un diploma presso un istituto professionale, un ITS o una laurea presso un politecnico”.