Una polemica estiva infiamma alcuni lidi del Nord-Est: nel mirino ci sono le ragazze e le signore musulmane e i loro burqini, ovvero quei costumi quasi interamente coprenti che lasciano all’aria solo viso, mani e piedi. Il burqini (o burkini) è una crasi fra burqa e bikini, gli indumenti ideologicamente più lontani in assoluto. Talvolta le donne islamiche che non possiedono, o che non apprezzano il burqini, fanno il bagno vestite con altri tipi di indumenti.
Burkini a Trieste: qualcuno non gradisce
Il burkini è halal (permesso), mentre esporre generosamente l’epidermide al sole e agli sguardi degli altri bagnanti è haram (proibito). Tutto è iniziato a Monfalcone, alle porte di Trieste: a luglio la sindaca Anna Maria Cisint ha preso di petto i burqini per motivi di “decoro” e “igiene”. Ma non solo: in una lunga lettera aperta la prima cittadina di Monfalcone ha sostenuto che la presenza di islamici che fanno il bagno vestiti di tutto punto potrebbe mettere a disagio gli altri bagnanti e spingerli verso altri lidi, causando un ingente danno alla locale industria del turismo.
La polemica si è oggi allargata anche alla vicina Trieste: allo storico Lido Pedocin alcune bagnanti si sono lamentate per la presenza di islamiche in burkini. Secondo quanto riporta il Quotidiano Nazionale, domenica 13 agosto, alcune donne di religione islamica sarebbero arrivate al lido per fare il bagno. Le donne avrebbero indossato dei vestiti e non dei comuni costumi da bagno. Tanto sarebbe bastato a fare insorgere altre donne al grido di “qui vestite il bagno non ve lo fate”. Ma altre signore si sarebbero intromesse per difendere le islamiche in nome della libertà di religione e del diritto di disporre del proprio corpo come meglio si crede.
L’azzurro Roberto Dipiazza alla guida di Trieste dal 2016 sposa l’ala più dura: “Se vieni in Italia, sai in che Paese vieni e dunque devi adattarti”, dice.
Dopo le polemiche sul caro ombrellone che rende le vacanze al mare sempre più costose, ecco una polemica che ha ad oggetto la quantità di decimetri quadrati di epidermide esposta al sole.
Il Lido Pedocin e il muro che divide uomini e donne
Il Lido Pedocin è l’ultimo d’Europa a praticare la segregazione di genere. La spiaggia è divisa da un muro: da una parte vanno gli uomini e dall’altra le donne. Marito e moglie entrano insieme, poi l’una va in una direzione e l’altro nella direzione opposta. A separarli un massiccio muro bianco, edificato in epoca asburgica. Marito e moglie, se lo desiderano, possono poi incontrarsi in acqua.
Sindaca di Monfalcone contro il costume da bagno islamico
Tornando a Monfalcone, la sindaca leghista Anna Maria Cisint dice: “Stiamo lavorando per la costruzione di un provvedimento adeguato che vieti il bagno in mare vestiti, con il burkini o comunque coperte. Siamo persone serie, entro ottobre sarò pronta con un provvedimento”. La sindaca, in sostanza, emanerà una norma che riguarda il dress code negli stabilimenti balneari della zona e nelle spiagge libere. Tutto rimandato all’estate 2024, quindi.
“Non c’è alcuna forma di razzismo, se non al contrario” assicura Cisint, che si dice “orgogliosa di aver avuto la risolutezza di rompere l’ipocrisia di tolleranza verso usi e costumi contrari a ogni senso civico”. Secondo la Cisint il modo in cui ci si abbiglia sulle spiagge è “un aspetto di una battaglia della nostra civiltà e tradizione, da portare sino in fondo per contrastare il sistema di vessazione della donna da ‘Medioevo’ che vige in certe comunità”.
“Mi arrabbio quando vedo in centro donne che, con temperature oltre i 30 gradi, devono mantenere la copertura del corpo, anche del volto, guanti compresi e camminare dietro l’uomo”, aggiunge la sindaca.
A Monfalcone vivono circa 30mila abitanti e quasi un terzo sono stranieri.