Sempre più italiani vivono all’estero, tra cervelli in fuga e cittadinanze per discendenza

Aumentano gli italiani all'estero, ma le cittadinanze per discendenza agli eredi degli emigrati dei secoli scorsi stanno alterando i dati

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 16 Dicembre 2024 13:03

Nel 2023 i cittadini italiani residenti all’estero sono aumentati, rispetto all’anno precedente di quasi 200mila unità. Il numero totale dei nostri connazionali che abitano fuori dall’Italia ha superato i 6,1 milioni. Ma soltanto una parte molto piccola di queste persone è effettivamente emigrata dall’Italia. La legge italiana prevede infatti che sia possibile ottenere la cittadinanza del nostro Paese dimostrando una discendenza, anche molto lontana nel tempo da un cittadino italiano. Così milioni di persone, soprattutto sudamericane, hanno ottenuto un passaporto italiano. Il dato sull’amento degli italiani all’estero è di fatto alterato.

I numeri degli italiani all’estero

Secondo l’ultimo rapporto Istat sulla popolazione italiana, 6.138.338 cittadini italiani abitano all’estero. Si tratta di un dato ottenuto incrociando le informazioni ufficiali dell’AIRE (l’anagrafe degli italiani all’estero) e delle anagrafi consolari con altri “segnali di vita”, in modo da ottenere un numero il più possibile vicino a quello reale.

Il numero di italiani all’estero è aumentato nel 2023, di 198mila persone. Buona parte dei nuovi cittadini italiani residenti in un altro Paese sono in Brasile (55mila), Argentina (34mila), Regno Unito (23mila) e Spagna (22mila). A livello percentuale è però l’Irlanda ad aver vissuto l’aumento più significativo: le dimensioni della comunità italiana sull’isola sono aumentate del 13%.

Più della metà degli italiani all’estero vive in un Paese dell’Unione europea. Si tratta di 2 milioni di persone, 58mila in più rispetto al 2022. Un altro milione e mezzo di italiani vive in Paesi europei che non fanno parte dell’Ue, quasi tutti in Svizzera (600mila circa) o nel Regno Unito (450mila circa).

Gli italiani che vivono nelle Americhe sono 2,3 milioni. Quasi tutti si trovano nell’America del Sud, 1,9 milioni, soprattutto in Argentina e in Brasile, rispettivamente 924 milioni e 562 milioni. In America del Nord il numero di cittadini italiani si ferma di poco sotto i 450mila, divisi in Canada e negli Stati Uniti.

Quanti italiani nati in Italia ci sono all’estero?

Se si guardassero questi dati superficialmente, verrebbe il dubbio che quasi 100mila italiani abbiano lasciato il Paese per andare in America del Sud. In realtà la quasi totalità dell’aumento dei cittadini italiani in questi Paesi dipende dalla legge sulla cittadinanza. Basta infatti avere un antenato, anche molto lontano nel proprio albero genealogico, che aveva la cittadinanza italiana, per ottenere facilmente un passaporto del nostro Paese.

È questo che porta decine di migliaia di cittadini brasiliani e argentini a ottenere la cittadinanza italiana senza mai aver vissuto per un giorno nella penisola, come dimostrato di recente dal presidente dell’Argentina Javier Milei, a cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha consegnato la cittadinanza italiana per una lontana discendenza. Quanti sono quindi davvero gli italiani, emigrati dall’Italia, all’estero?

Secondo Istat, sono solo 1,8 milioni i cittadini italiani all’estero che sono nati in Italia. Un dato inferiore di molto agli italiani che non abitano nelle Americhe. Questa discrepanza si spiega in parte con le vecchie ondate migratorie in Europa e in parte con un altro fenomeno. Il Paese dell’Ue dove sono emigrati più cittadini italiani nel 2023 è la Spagna. Un dato strano, dato che le condizioni economiche nel Paese non sono molto migliori di quelle italiane.

Questa anomalia si spiega con il fatto che buona parte di queste persone provengono da Paesi del Sud America di lingua spagnola. Ottenendo la cittadinanza italiana, sono diventati automaticamente anche cittadini dell’Ue e questo permette loro di lavorare e abitare senza alcuna necessità di visto o permesso nell’area Schengen. È normale quindi che vadano a stabilirsi nel Stato la cui lingua e cultura è più vicina al loro Paese di provenienza.