Inchiesta Liguria, Giovanni Toti di fronte al bivio: resistere o dimettersi

Il caso di corruzione in Liguria ha scosso profondamente anche la politica, dove aumentano i malumori e le tensioni tra le forze in campo. Per ora Giovanni Toti sembra che non voglia lasciare la poltrona

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, si trova in una situazione critica. Sospeso dal suo ruolo e agli arresti domiciliari dal 7 maggio con le accuse di corruzione e falso, Toti deve decidere se continuare a difendersi come presidente “sospeso” della regione o dimettersi e affrontare le accuse come semplice cittadino.

Questa decisione è resa ancora più pressante dalla vicinanza delle elezioni regionali del 2025, per le quali Fratelli d’Italia (FdI) e Lega già si contendono posizioni.

Ieri, 23 maggio, è stato interrogato per più di 8 ore e ha risposto a tutte le domande.

L’interrogatorio e la memoria difensiva di Toti: non lascia la poltrona (per ora)

L’interrogatorio di Giovanni Toti è durato quasi nove ore. Durante la sessione, Toti ha risposto a oltre 100 domande poste dai pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde, con l’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati. Assistito dal suo legale, Stefano Savi, Toti ha depositato una memoria di 17 pagine in cui difende la sua gestione politica e morale della Regione.

In breve, Toti ha voluto chiarire le linee politiche e morali che hanno guidato la sua amministrazione, sottolineando la sua volontà di collaborare per ricostruire la verità: “Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica”, ha affermato Toti, specificando che nessun contributo ha portato a un arricchimento personale. La memoria ribadisce che tutte le transazioni finanziarie sono state tracciabili e rendicontate, con i bilanci pubblicati sui siti delle organizzazioni politiche a suo sostegno.

Nel documento, Toti ha anche trattato la questione del presunto voto di scambio, sostenendo che il sostegno della comunità Riesina, accusata di aver contribuito con 400 voti, non avrebbe alterato gli equilibri democratici, considerando che aveva vinto le elezioni con circa 380 mila voti.

L’inchiesta ha messo in luce un trasferimento di 55.000 euro dal conto del Comitato Toti a un conto personale presso Carige, utilizzato per sostenere spese politiche. La Guardia di Finanza ha precisato che il conto Carige era utilizzato abitualmente come “conto politico”.

L’interrogatorio di Toti rappresenta il primo passo verso la richiesta di revoca degli arresti domiciliari, che verrà presentata al giudice per le indagini preliminari.

Tensioni politiche in Liguria

La situazione di Toti ha creato tensioni all’interno della Regione Liguria. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha già escluso la possibilità di un terzo mandato per Toti, mentre i contrasti tra la Lega e la Lista Toti aumentano. Alessandro Piana, leghista e presidente ad interim, ha annunciato l’intenzione di ridistribuire alcune deleghe, mentre Fratelli d’Italia ha suggerito la possibilità di elezioni anticipate in autunno, con la possibile candidatura di Stefano Balleari, capogruppo in Regione.

Le critiche delle opposizioni

Le opposizioni non hanno mancato di esprimere il loro disappunto. Ferruccio Sansa, capogruppo della Lista Sansa in Consiglio regionale, ha dichiarato: “Questi sono marziani. Toti è ai domiciliari e il centrodestra vorrebbe andare avanti come se niente fosse. Toti deve dimettersi”. Sansa ha anche criticato il presidente della commissione Ambiente, Domenico Cianci, indagato per corruzione elettorale con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa ‘ndrangheta.

La posizione del Partito Democratico

Anche il Partito Democratico ha criticato aspramente la gestione della situazione da parte del centrodestra. Luca Garibaldi, capogruppo del Pd, insieme a Roberto Centi della Lista Sansa, ha denunciato: “Il centrodestra ha votato contro l’audizione di Anac e Libera nella Commissione antimafia del Consiglio regionale della Liguria, dove volevamo capire gli strumenti utili a combattere la corruzione e l’infiltrazione mafiosa nella nostra Regione. Come pensano di governare se non sanno affrontare temi come la legalità e la trasparenza? Si dimettano”.

Antonio Tajani sulle dimissioni di Toti: “La decisione spetta a lui”

In occasione della convention elettorale “Al centro dell’Europa” organizzata da Forza Italia al PalaTiziano di Roma, Antonio Tajani, segretario nazionale del partito, ha espresso la sua opinione riguardo alla situazione di Giovanni Toti. Tajani ha chiarito che la decisione di dimettersi spetta esclusivamente a Toti: “Toti deve dimettersi? La decisione spetta a lui, vediamo come andrà l’interrogatorio, cosa decideranno i giudici, è Toti che deve decidere. Se gli revocheranno i domiciliari si apre un’altra situazione”.

Tajani ha criticato duramente coloro che chiedono dimissioni a prescindere dalle conclusioni delle indagini giudiziarie, sottolineando l’importanza del principio di presunzione di innocenza: “Le inchieste della magistratura non possono fermare l’Italia: il governo va avanti, non sta fermo, i cantieri vanno avanti, concordo con Salvini, guai se le inchieste fermassero l’Italia. Ricordiamolo sempre: è l’inquirente che deve dimostrare che una persona è colpevole”.

Tajani ha ribadito che il processo giudiziario deve seguire il suo corso naturale e che solo dopo che i giudici avranno espresso un verdetto si potrà discutere di eventuali responsabilità.

La posizione espressa dal capogruppo riflette la linea di Forza Italia che sostiene un’azione di governo continua e ininterrotta nonostante le indagini in corso. Il partito, infatti, sottolinea che le opere pubbliche e i progetti infrastrutturali devono proseguire senza impedimenti, evitando che l’attività amministrativa venga paralizzata da vicende giudiziarie non ancora concluse.

Le accuse del senatore M5s Luca Pirondini

In una nota trasmessa poco prima dell’ultimo interrogatorio, il senatore genovese del Movimento 5 Stelle, Luca Pirondini, ha espresso forti critiche riguardo alla situazione: “Secondo l’ipotesi investigativa, quel denaro è il frutto delle tangenti versate da Aldo Spinelli, l’imprenditore che piegava il decisore pubblico ai suoi interessi tra incontri in barca e regali”. Pirondini ha sottolineato come gli imprenditori onesti, che operano nella correttezza e trasparenza, siano costretti a lottare lontano dai centri di potere, mentre altri traggono vantaggio da pratiche corruttive.