Ex Ilva, manca la fornitura di gas: la decisione del Consiglio di Stato

L’ex Ilva di Taranto si ferma per manutenzione ma evita il blocco prolungato. Il Consiglio di Stato autorizza la prosecuzione della fornitura di gas

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Claudio Cafarelli

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Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

Pubblicato: 5 Novembre 2025 07:55

L’ex Ilva di Taranto, oggi Acciaierie d’Italia, si ferma per alcuni giorni ma scongiura il rischio di un blocco più lungo. L’unico altoforno attivo, il numero 4, sarà infatti sottoposto a 96 ore complessive di stop per consentire interventi di manutenzione programmata. Una decisione necessaria per garantire la sicurezza e l’efficienza dell’impianto, che nel mese di ottobre ha lavorato senza interruzioni, con una produzione media di circa 4.500 tonnellate di ghisa al giorno.

La decisione del Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato ha autorizzato la prosecuzione della fornitura di gas, nonostante la mancata individuazione di un nuovo fornitore da parte dell’azienda, come previsto da un provvedimento dell’Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) del 7 settembre scorso.

L’ordinanza del Consiglio ha sospeso gli effetti del provvedimento dell’Authority, permettendo così la continuità delle attività produttive negli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi.

Secondo quanto riportato nella decisione, lo stop alla fornitura di gas avrebbe comportato un’interruzione immediata delle attività industriali di interesse strategico nazionale, con conseguenze negative anche per l’occupazione. L’udienza di merito sulla questione è stata fissata per il 9 giugno 2026.

Le operazioni di manutenzione e il calendario degli interventi

La gestione commissariale ha comunicato il calendario delle operazioni sull’altoforno 4: il primo fermo di 24 ore avverrà il 5 novembre, mentre un secondo stop di 72 ore è previsto dal 10 novembre, per un totale di quattro giorni.

Gli interventi riguarderanno inizialmente la parte superiore dell’impianto, mentre nella seconda fase si concentreranno su refrattario e piastre.

La ripresa completa della produzione è prevista entro la metà del mese, in coincidenza con il vertice tra Governo e sindacati fissato per l’11 novembre a Palazzo Chigi.

All’incontro parteciperanno il ministro delle Imprese Adolfo Urso e i rappresentanti di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm, che chiedono garanzie sulla salvaguardia dei posti di lavoro e sul rilancio del polo siderurgico.

La procedura di vendita e le offerte in esame

Sul fronte industriale, prosegue la procedura di vendita degli asset dell’ex Ilva, affidata ai commissari straordinari. Le offerte attualmente al vaglio provengono da due fondi di investimento internazionali: Bedrock Industries e Flacks Group.

Entrambi hanno presentato proposte di acquisto simboliche, da un euro o poco più, accompagnate da piani che prevedono fino a 5mila esuberi, una prospettiva giudicata inaccettabile dalle organizzazioni sindacali.

Secondo indiscrezioni, i commissari starebbero negoziando con Bedrock condizioni economiche più vantaggiose e un piano industriale che garantisca il mantenimento dei livelli occupazionali e un percorso di rilancio sostenibile.

Le valutazioni definitive saranno trasmesse al Ministero delle Imprese e del Made in Italy entro il 15 novembre. I sindacati, dal canto loro, sollecitano un intervento diretto dello Stato, proponendo una società pubblica che possa gestire la fase di ripartenza e assicurare la continuità produttiva.

Mentre l’attenzione resta concentrata sull’altoforno 4, i commissari lavorano anche al riavvio dell’altoforno 2, la cui produzione potrebbe riprendere tra la fine dell’anno e i primi mesi del 2026.

La ripartenza è vista come un passaggio cruciale per aumentare la capacità produttiva dello stabilimento, attualmente ai minimi storici.