Eredità Agnelli, per gli Elkann accuse pesanti: sequestrati 74,8 milioni

Frode fiscale e truffa ai danni dello Stato: questi i reati ipotizzati dalla Procura di Torino. Coinvolto anche Gianluca Ferrero, presidente della Juventus

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Pubblicato: 20 Settembre 2024 20:05Aggiornato: 20 Settembre 2024 21:21

Venerdì sera molto movimentato dalle parti di casa Agnelli. Su indicazione dei magistrati della Procura di Torino, il nucleo di polizia economico finanziaria del comando provinciale della Guardia di finanza del capoluogo piemontese ha disposto l’esecuzione del decreto di sequestro preventivo di 74,8 milioni di euro a carico di John, Lapo e Ginevra Elkann. Un provvedimento che sta facendo discutere l’opinione pubblica e tutto il mondo dell’informazione italiano ed europeo, visto l’ampio spazio riservato alla notizia da parte di quotidiani e agenzie.

Oltre ai rampolli di casa Agnelli, la misura cautelare ha colpito anche Gianluca Ferrero, attuale presidente della Juventus, e il notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen.

Scatta il sequestro per i fratelli Elkann: i reati contestati 

“Fatta salva la presunzione di innocenza delle persone sottoposte a indagini – scrive la Procura nel comunicato relativo al provvedimento – nonché la possibilità per gli stessi di far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai reati per cui si procede, sulla base del quadro probatorio sinora acquisito, sono stati contestati i reati di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e truffa in danno dello Stato”.

I magistrati che hanno predisposto il sequestro – ossia il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti – sono gli stessi che hanno svolto le indagini a carico di John, Lapo e Ginevra Elkann nell’ambito della presunta frode da loro compiuta per aver dichiarato la residenza in Svizzera della nonna Marella Caracciolo, raffinata collezionista d’arte, ma soprattutto vedova di Gianni Agnelli. Nei suoi ultimi anni di vita (ossia almeno a partire dal 2014 e fino al 23 febbraio 2019, data del suo decesso), la nobildonna di origine fiorentina avrebbe vissuto in Italia per la maggior parte del tempo, limitandosi a trascorrere nel Paese elvetico solo poche settimane estive.

L’ipotesi di frode dei fratelli Elkann 

Secondo quanto inserito nell’ipotesi della Procura, sarebbero evidenti gli elementi tipici di quello che viene a prefigurarsi come un “disegno criminoso volto a sottrarre l’ingente patrimonio e i relativi redditi alle leggi successorie e fiscali italiane”. In particolare, l’attività di indagine avrebbe permesso ai giudici del tribunale sabaudo di raccogliere una serie articolata di prove circa la residenza italiana di Marella Caracciolo Agnelli. I fratelli invece avrebbero fatto di tutto per offuscare questo scenario, coinvolgendo Gianluca Ferrero in qualità di commercialista e Urs Robert Von Gruenigen in veste di notaio.

Il disegno degli eredi di casa Agnelli avrebbe avuto l’obiettivo di evitare il pagamento di ben 42,8 milioni di euro di Irpef, che sarebbero stati evasi partendo dall’anno 2015. Ma c’è di più: la Procura di Torino parla anche di 29 milioni di euro relativi ad una rendita vitalizia di Marella Caracciolo Agnelli e da altri 116,7 milioni di euro di redditi di capitale derivanti da attività finanziarie detenute da trust con sede alle Bahamas. Infine, per le imposte sulle successioni e donazioni della nonna defunta, sono stati computati tributi evasi per oltre 32 milioni di euro.