Per la ministra Santanché sembra che la strada sia in discesa. La Giunta per le Immunità del Senato ha votato in favore della richiesta di sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale.
Secondo la Giunta, nell’inchiesta sulla presunta truffa ai danni dell’Inps che coinvolge la ministra, sarebbero stati utilizzati materiali, come email e intercettazioni, che dovrebbero invece essere protetti dall’immunità parlamentare.
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Giunta del Senato: via libera al conflitto di attribuzione
I senatori del centrodestra hanno votato in favore, mentre tutte le forze di opposizione si sono espresse contro (Italia Viva non ha partecipato al voto).
La proposta della relatrice Erika Stefani (Lega) contesta che i magistrati milanesi abbiano utilizzato, nell’indagine sulla senatrice Daniela Santanchè, materiale potenzialmente coperto da segreto parlamentare. Il tutto senza l’autorizzazione del Senato. Ora la parola passa all’Aula, che nei prossimi giorni si esprimerà in via definitiva sulla richiesta di ricorrere alla Consulta.
L’inchiesta Inps: perché Santanchè è indagata
L’indagine ruota intorno a una presunta truffa ai danni dell’Inps durante l’emergenza Covid. Secondo la Procura, il gruppo aziendale riconducibile alla ministra Daniela Santanchè avrebbe ricevuto indebitamente circa 126 mila euro di cassa integrazione. Somma destinata a dipendenti ufficialmente sospesi dal lavoro, ma che in realtà avrebbero continuato a lavorare regolarmente.
Una pratica totalmente illegale questa, tutta italiana e dove i controlli sono molto difficili da fare. Funziona di solito così: si mette il lavoratore in cassa integrazione per esempio a due ore, ma in realtà ne lavora 8. La cassa ne paga due, il resto viene dato dal datore di lavoro in nero.
In quanto figura al vertice delle società coinvolte, Santanchè è indagata per frode aggravata ai danni dello Stato e potrebbe essere rinviata a giudizio.
Email e registrazioni nel mirino: questione di immunità
Il cuore del conflitto di attribuzione riguarda l’utilizzo da parte degli inquirenti di email della senatrice Santanchè e di una registrazione audio effettuata di nascosto, senza che fosse chiesto il preventivo via libera del Senato.
In aiuto qui viene anche la Costituzione (art. 68), la quale prevede che intercettazioni e corrispondenza di un parlamentare possano essere usate dai magistrati solo con l’autorizzazione della Camera di appartenenza.
La maggioranza denuncia una violazione dell’immunità parlamentare: la senatrice Stefani evidenzia che anche le email salvate su un computer restano corrispondenza privata protetta, quindi usarle senza permesso è illegittimo. Analogamente, la registrazione fatta da un privato (una conversazione con la senatrice) avrebbe richiesto le stesse cautele.
Cosa succederà adesso
La maggioranza difende la mossa come atto dovuto a tutela delle istituzioni, mentre le opposizioni la bollano come uno scudo ad personam per rallentare il processo. Invano il Pd in Giunta aveva chiesto di attendere la decisione del giudice sull’utilizzo di quelle prove (istanza della difesa Santanchè). La maggioranza ha preferito procedere subito.
Ora la palla passa all’Aula del Senato, dove il via libera appare probabile dati i numeri del centrodestra. A quel punto sarà la Corte Costituzionale a decidere se c’è stata tale violazione. Nel frattempo, l’udienza preliminare prevista potrebbe slittare in attesa del verdetto della Consulta, allungando i tempi e l’incertezza sul futuro giudiziario della ministra.