Manchester City, via al processo per violazioni finanziarie: rischio retrocessione

Il Manchester City dovrà difendersi da 115 accuse di violazione del Fair Play Finanziario e altre regole sulla contabilità dei club della Premier League

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 16 Settembre 2024 23:48

Ha inizio il processo che potrebbe stravolgere il calcio inglese e non solo. All’International Dispute Resolution Center è andata in scena la prima udienza del caso Premier League contro Manchester City, nel quale la squadra di proprietà emiratina dovrà rispondere di 115 accuse di violazione del Fair Play Finanziario e altre regole sulla contabilità dei club inglesi. Un dibattimento dall’esito impronosticabile con conseguenze altrettanto imprevedibili, che possono andare dalla penalizzazione in classifica a pesanti multe, fino anche alla retrocessione.

Il processo

Si tratta di un processo senza precedenti con una durata non inferiore a 10 settimane, il cui verdetto atteso per la primavera del 2025 potrebbe cambiare il volto del calcio, come fece l’arrivo in Premier della proprietà dello sceicco Mansur, membro della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti.

Le contestazioni sono il frutto degli accertamenti avviati dalla Premier League nel 2018, in seguito alla pubblicazione dei documenti dell’inchiesta Football Leaks da parte del quotidiano tedesco Der Spiegel, basate sulle rivelazioni dell’hakcer portoghese Rui Pinto.

L’ipotesi dell’accusa è che il Manchester City abbia commesso una serie di violazioni delle regole finanziarie a partire dal 2009, dalla mancanza di informazioni sulla contabilità alle finte sponsorizzazioni, fino al pagamento in nero dei propri tesserati.

Tra questi ci sarebbe anche Roberto Mancini, ex allenatore dei Citizens dal 2009 al 2013, o anche gli accordi sui diritti di immagine con l’agente di un’ex bandiera della squadra come Yaya Tourè.

Le accuse

Irregolarità che secondo i rappresentanti legali della Premier League avrebbero permesso alla squadra allenata da Pep Guardiola di ottenere un vantaggio tale da dominare il campionato inglese da 13 anni a questa parte con otto titoli vinti, quattro di fila nelle ultime quattro stagioni.

Un numero così alto di accuse che i rappresentanti legali della Premier League hanno impiegato cinque anni per chiudere l’indagine e ufficializzare le contestazioni, più un altro anno e mezzo necessario per arrivare di fronte a una commissione indipendente.

La natura delle 115 contestazioni sarebbe così suddivisa:

  • 54 relative alla comunicazione di informazioni imprecise o fuorvianti alla Premier tra il 2009-10 e il 2017-18;
  • 14 sull’inesattezza delle informazioni sul pagamento di giocatori e allenatori tra il 2009-10 e il 2017-18;
  • 5 su non aver rispettato le regole economiche Uefa, incluso il Fair Play Finanziario, tra il 2013-14 e il 2017-18;
  • 7 per non aver rispettato le regole economiche della Premier tra il 2015-16 e il 2017-18;
  • 35 per non aver collaborato all’indagine della Premier tra il dicembre 2018 e il febbraio 2023.

Il Manchester City nega qualsiasi addebito e ha dalla sua un verdetto di annullamento del Tas del 2020, sull’esclusione di due anni dalle coppe europee per mancata osservanza delle regole del Fair Play Finanziario delle Uefa, violazione che già nel 2014 comportò al club una muta da 60 milioni di euro.

Sono felice che si cominci, e so che ci saranno altre voci e novità a proposito della sentenza. Vedremo” ha dichiarato l’allenatore del Manchester City, Pep Guardiola, travolto dalla vicenda giudiziaria mentre è impegnato a preparare la prima sfida della nuova Champions League contro l’Inter.

“So cosa la gente si aspetta. Lo leggo ormai da molti anni. Ma noi siamo a posto: tutti sono innocenti, finché non viene provata la loro colpevolezza” ha commentato il tecnico spagnolo.