Il Superbonus porta davvero lavoro e benessere? Come cambia il PIL

L’ultima rilevazione condotta dall’Ance mostra un impatto molto importante del Bonus per il rilancio del settore edile: Giorgia Meloni vorrà davvero eliminarlo?

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Accade che la prima donna a ricoprire la carica di presidente del Consiglio dei ministri nella storia della Repubblica italiana abbia appena ricevuto la fiducia al suo nuovo governo in entrambi i rami del Parlamento. Gli esponenti dei partiti che compongono la sua maggioranza sono tutti attorno a lei, tra abbracci e strette di mano, capeggiati dai due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Nonostante tutto, pure Silvio Berlusconi (che le ha fatto passare giornate d’inferno per l’accordo sulla nomina dei ministri) si congratula con lei per il discorso programmatico pronunciato in Aula.

Anche Giorgia Meloni pare contenta, di sicuro è molto emozionata (come ha ribadito lei stessa), ma a favore di telecamere mostra un bel sorriso che in pochi minuti farà il giro del mondo. Eppure, il suo umore non è proprio dei migliori e lo conferma la quantità industriale di sigarette che accende, l’una dopo l’altra, mentre i capigruppo dei vari partiti pronunciano le rispettive dichiarazioni di voto. Tutto fila liscio, la maggioranza tiene, si aprono le danze della diciannovesima legislatura.

Le sfide più urgenti sul tavolo del nuovo esecutivo

Nemmeno il tempo di festeggiare e iniziano i grattacapi per la leader di Fratelli d’Italia. Tra la proposta di innalzare il tetto all’uso del contante (depositata a tempo record dal leghista Alberto Bagnai) e i timori espressi da Giancarlo Giorgetti, nuovo ministro dell’economia, per le coperture da inserire nella legge di Bilancio contro il caro bollette, c’è un altro tema che tiene banco nei pensieri della nuova premier. Parliamo del Superbonus 110%, una misura introdotta da Giuseppe Conte durante il governo giallorosso, poi osteggiata da Mario Draghi e dal suo esecutivo, ma che ancora nessuno ha osato eliminare per il fermo rifiuto del Movimento 5 stelle.

Le ragioni dei grillini vanno ricercate nelle ricadute su Pil e indotto economico che l’agevolazione ha prodotto da quando è entrata in vigore, con particolare riferimento all’anno corrente. Dal partito dei cinquestelle ci tengono a sottolineare l’ultima rilevazione effettuata dall’Ance (l’Associazione nazionale dei costruttori edili), che mostra i numeri davvero soddisfacenti prodotti dal Superbonus in termini di occupazione e investimenti economici delle imprese.

Il Superbonus ha permesso al PIL di crescere nel 2022

Nei primi sette mesi del 2022, gli interventi di recupero abitativo hanno rappresentato una rampa di lancio davvero importante per un settore, quello edilizio, duramente provato dallo stop ai lavori dello scorso biennio di emergenza pandemica. Nell’anno in corso, il Superbonus ha prodotto circa il 40% dell’indotto economico del comparto. Rispetto allo stesso periodo del 2021 c’è stato un aumento del numero di addetti impiegati del 17% e anche le ore lavorate sono cresciute del 22,2%.

Questo ha dato una spinta decisiva alla crescita del PIL. Sempre secondo l’Ance, gli oltre 51 miliardi di euro impiegati dalle imprese costruttrici nei lavori di efficientamento energetico delle abitazioni ha prodotto una mole di ricchezza tale da contribuire per circa il 27% all’aumento del Prodotto interno lordo annuo. Un fattore che Giorgia Meloni non potrà di certo non considerare, soprattutto alla luce delle previsioni della Banca d’Italia e del Fondo Monetario Internazionale, che per il 2023 parlano di una contrazione del PIL dello 0,2%.