Il Cet1 ratio è l’indice di solidità di una banca ovvero il rapporto tra il capitale primario (utili trattenuti insieme al capitale azionario) dell’istituto di credito e le attività ponderate per il rischio come i prestiti concessi, gli investimenti ed altri asset.
Per capire meglio cos’è, immaginate che la banca sia un salvadanaio molto grande dove le persone (tante) mettono il loro denaro. Pensate poi che l’istituto di credito usa quel denaro per fare delle cose come prestare del denaro alla gente, ad esempio, per acquistare casa. L’indice di solidità è il coperchio del salvadanaio: più è forte, più sono sicuri i soldi che si trovano al suo interno. Ovviamente se il coperchio è invece debole, l’istituto di credito potrebbe avere problemi a restituire il denaro ai suoi clienti, soprattutto in periodi di forte crisi economica. Ecco dunque maggiori informazioni in merito e come si calcola tale indice.
Indice
Il Cet1: ecco cos’è
Il termine Cet1 è l’acronimo di Common Equity Tier 1 e misura la sicurezza nonché la forza di una banca o di un istituto di credito. Più esattamente, l’indice di solidità serve a capire se tali organizzazioni finanziarie hanno abbastanza denaro per affrontare situazioni difficili senza il rischio che possano fallire.
Esso si calcola confrontando il capitale che ha a disposizione la banca con i prestiti e gli investimenti che ha fatto e le sue attività ponderate per il rischio. Come spiegato, poi, più è alto il Cet1, più la banca è preparata ad affrontare perdite o eventuali problemi economici.
Secondo le disposizioni della Banca Centrale Europea, l’indice di solidità dovrebbe essere sempre sopra l’8% e più sarà alto questo numero, più sicura e forte sarà la banca. A ogni paese dell’Unione Europea, in ogni caso, è stato assegnato un Cet1 ratio minimo e all’Italia, in linea generale, è stato assegnato un valore del 10,5%.
Gli altri parametri fondamentali per capire se un istituto di credito è sicuro sono la qualità dei prestiti e la redditività. Il profitto è importante perché se c’è, la banca sarà più affidabile e stabile. Per quanto riguarda invece la qualità di prestiti, anche’essi sono di fondamentale importanza perché se l’istituto ne ha troppi che non vengono rimborsati (i cosiddetti crediti deteriorati) la qualità degli investimenti sarà bassa e di conseguenza sarà meno sicuro.
Quali sono gli altri parametri che ci aiutano a capire se una banca è solida?
Oltre all’indice di solidità ovvero al Cet1, ci sono altri elementi da considerare per valutare la salute di una banca come il Total Capital Ratio. Quest’ultimo è un indicatore più ampio che include non soltanto il Cet1 ma anche altre tipologie di risorse che la banca può utilizzare. Un esempio sono le obbligazioni e i prestiti a lungo termine. Cet1 e Total Capital Ratio sono indicatori che cambiano spesso per cui vanno ricercati nei bilanci dove spesso sono citati in modo non coerente.
Gli altri fattori da considerare per capire se una banca è solida sono i seguenti:
- gli accantonamenti. È necessario infatti capire se vengono messi da parte abbastanza soldi per coprire i prestiti non esigibili;
- i crediti deteriorati. Bisogna controllare che i prestiti che non vengono rimborsati non superino il 16% del totale in quanto nel caso vi siano troppi crediti in sofferenza, potrebbero esserci problemi;
- andamento in Borsa. Nel caso la banca sia quotata, sarà necessario tenere d’occhio il valore delle azioni in quanto esso può fornire degli indizi sulla sua salute;
- la valutazione delle agenzie di rating come Standard&Poor’s, Moodys, Ficht potrebbe risultare utile per capire lo stato di salute di un istituto di credito anche se non sarà perfetta;
- il patrimonio in quanto ogni banca ne deve avere uno adeguato per fronteggiare eventuali rischi. Più esso è alto, più sarà preparata ad affrontare i problemi;
- la trasparenza. Gli istituti di credito più affidabili pubblicano con regolarità i loro dati finanziari non una volta all’anno ma anche ogni trimestre.
Dove si trova l’indice di solidità di una banca?
Di solito il valore del Cet1 di una banca si trova nell’ultimo report di bilancio dopo la sezione riguardante i risultati economici e le informazioni del patrimonio. Può capitare che nei documenti finanziari dell’istituto di credito, però, si trovino due versioni del Cet1 ovvero la “transitional o phase-in” e la “fully loaded”. Il motivo è che negli ultimi anni le regole che le banche devono seguire sono cambiati e cambieranno ancora a seguito degli accordi di Basilea.
La prima versione, in ogni caso, prende in considerazione anche gli strumenti finanziari che con il trascorrere del tempo non saranno più ammessi nel calcolo mentre la seconda segue già le regole definitive. Include, quindi, unicamente gli elementi che saranno validi quando tutte le norme saranno applicate. Semplificando al massimo, la versione transitional riflette la situazione attuale mentre l’altra mostra come saranno le cose quando tutte le regole entreranno in vigore.
Qual è un altro elemento per capire se la banca è solida?
Come spiegato, il Cet1 è il numero grazie al quale si può capire quanto forte è una banca. Più è alto, più quest’ultima riuscirà ad affrontare i problemi finanziari. La Bce nelle sue disposizioni ha comunicato che l’indice di solidità non dovrebbe essere mai inferiore all’8% (valore definito sufficiente).
Le banche stanno però lavorando sodo per diventare più sicure per cui sempre più spesso si vedono valori più alti, tra il 12 e il 13%. Quelle a risparmio gestito, invece, hanno un Cet1 ancora più alto.
Per capire se una banca è solida non è importante solo questo numero. È necessario infatti controllare se quest’ultimo sta crescendo o diminuendo rispetto al passato. Se cresce, infatti, significa che l’istituto di credito sta diventando più forte mentre se scende, significa che potrebbero esserci dei problemi.
Indice di solidità di una banca, come si calcola?
Il Cet1 è l’indice di solidità di una banca ma come si calcola? Ebbene, va diviso il capitale per le attività ponderate per il rischio (Rwa). Le Autorità che controllano le banche usano questo indicatore per capire quanto esse siano stabili e solide e impongono dei requisiti minimi per assicurare che il sistema bancario rimanga sicuro. La Bce, come detto, ha stabilito che gli istituti di credito devono avere un Cet1 almeno dell’8% anche se ogni anno fissa un obiettivo diverso per ogni paese e banca.
Ecco un esempio: immaginiamo che un istituto di credito si occupi soprattutto di concedere prestiti e mutui a privati e aziende. In tal caso, per calcolare il Common Equity Tier 1, è necessario dividere il capitale della banca per il rischio associato ai prestiti e ai mutui che sono stati concessi.
Con il termine “capitale della banca” si indica il denaro che quest’ultima ha a disposizione e che può provenire dai risparmi dei clienti, dagli utili ottenuti in passato o da altri investimento. La parola “rischio”, invece, indica il pericolo che l’istituto di credito affronta nel prestare denaro in quanto quest’ultimo potrebbe non essere restituito.
Nel calcolo del Cet1, quindi, è necessario stimare quanti soldi potrebbero non essere restituiti dai mutui e dai prestiti. Ovviamente questi ultimi hanno diversi livelli di rischio. Se una banca, ad esempio, presta denaro a un’azienda con una buona reputazione, il rischio che non restituisca il prestito è basso. Se invece presta soldi a una che ha problemi finanziari allora il rischio è alto.
Quando si calcola il Cet1, quindi, vanno considerati tutti questi fattori di rischio. Semplificando al massimo, è possibile calcolare il Cet1 solo dopo che è stato calcolato il capitale e il potenziale rischio (in questo caso di mutui e prestiti). E il numero di tale indice aiuta quindi a capire se la banca è solida e se ha abbastanza liquidità per affrontare eventuali perdite legate i prestiti non rimborsati.
Che succede se si scende sotto il livello minimo stabilito dalla Bce?
Nel caso il Cet1 di un istituto di credito scenda sotto il livello minimo stabilito dalla Banca Centrale Europea, quest’ultimo deve avviare un processo chiamato “bail in” per rafforzare il suo capitale. Si tratta di un modo per evitare il fallimento in quanto le perdite vengono assorbite in primis dagli azionisti, poi dagli obbligazionisti e infine dai correntisti con un capitale più alto di 100 mila euro. In situazioni molto gravi, però, può anche intervenire il governo per evitare problemi più seri nel sistema finanziario.
Il sistema bancario europeo è solido?
L’indice di solidità viene anche utilizzato dall’Eba ovvero dall’Autorità bancaria europea per gli stress test. Con questi ultimi si cerca di capire, mediante una simulazione, se una banca riesce a resistere a problemi imprevisti nel caso si trovi in una situazione difficile come una crisi economica.
Lo scorso anno (2023) le banche europee che hanno partecipato agli stress test sono state considerate “resilienti” nel loro insieme grazie al Cet1 solido. Nel corso della prova è stato utilizzato uno scenario molto difficile (il peggiore mai affrontato) in cui l’indice di solidità delle 70 banche partecipanti era del 15%. Quest’ultimo, in tale circostanza, sarebbe sceso al 10,4% con una riduzione del capitale di 459 punti base e ci sarebbe stata una perdita complessiva di 496 miliardi a causa di rischi di mercato, operativi e di credito. Da tale simulazione, in ogni caso, secondo l’Eba, è emerso che solo poche banche avrebbero avuto problemi. La maggior parte ha infatti mostrato di essere in buona forma e capace di resistere a situazioni estreme come il crollo delle borse, l’iperinflazione e la recessione.