Quasi ogni giorno al telegiornale si sente parlare di debito pubblico ma non tutti sanno cosa significa esattamente. Ebbene, con tale termine si indica il debito contratto da uno Stato per soddisfare il proprio fabbisogno. È lecito dunque chiedersi chi detiene quello italiano, perché pesa così tanto sullo sviluppo del paese e quali sono le previsioni per il prossimo futuro.
Ogni giorno si parla di debito pubblico
Ogni Stato per funzionare ha bisogno di denaro. Deve pagare infatti gli stipendi, costruire e manutenere le infrastrutture, permettere a tutti di curarsi e tanto altro. Ovviamente tutto ciò ha un costo e il denaro proviene soprattutto dalle tasse che i cittadini pagano. Se però queste ultime non bastano a coprire tutte le spese, è necessario chiedere soldi in prestito per cui lo Stato contrae un debito. Grazie a esso si possono quindi garantire i servizi e gli investimenti e per questo è necessaria una corretta gestione.
Per capire meglio cos’è il debito pubblico, però, è importante capire anche cos’è il deficit. Con questo termine si indica la differenza tra quanto guadagna e quanto spende uno Stato. Se quest’ultimo spende più di quanto incassa si ha un deficit e in questo caso deve aumentare il debito per compensare la differenza tra le entrate e le uscite. Più nel dettaglio, le uscite comprendono sia la spesa pubblica, come gli stipendi dei dipendenti pubblici, che gli interessi sul debito. Se questi ultimi crescono senza controllo, c’è un rischio serio per il bilancio pubblico.
Più è alto il debito, infatti, maggiori sono i problemi per il paese in quanto potrebbe essere escluso dai mercati internazionali e dagli investimenti. La soluzione che viene quasi sempre adottata per far fronte a tale situazione è quella di tagliare la spesa pubblica e lo stato sociale. Sapete che significa? Ebbene, che è possibile che vengano chiuse scuole, ospedali e che i cittadini vengano privati dei servizi essenziali. Quindi, per prevenire tale scenario, i governi cercano di mantenere sotto il controllo il proprio debito mediante vari strumenti e politiche.
Lo Stato italiano, ad esempio, offre diversi tipi di titoli per finanziare il proprio debito pubblico e soddisfare le esigenze delle diverse tipologie di investitori. La gestione del debito pubblico, però, è anche influenzata dalle decisioni di politica monetaria che riguardano i tassi di interesse. In Europa è la Banca Centrale Europea che regola il costo del denaro per i paesi che utilizzano l’euro. Significa che è tale banca a decidere quando abbassare i tassi di interesse.
Come fa lo Stato a finanziare il debito pubblico?
Lo Stato per finanziarie il proprio debito utilizza diversi strumenti e il più comune sono sicuramente le obbligazioni. Queste ultime sono dei titoli di debito che possono avere scadenze brevi o a medio-lungo termine. Nel nostro paese, i titoli a medio-lungo termine sono soprattutto i Btp che hanno scadenza dai 2 ai 50 anni e i Ccteu che sono Certificati di Credito del Tesoro indicizzati all’Euribor. Ci sono poi Bot per le scadenze più brevi (dai 3 mesi ai 12 mesi).
Per quanto riguarda i Buoni del Tesoro poliennali, l’offerta negli ultimi anni si è molto diversificata e comprende diverse varianti. Ci sono i Btp€i ovvero quelli indicizzati all’inflazione europea che proteggono il capitale dall’aumento dei prezzi in Europa e i Green che sono titoli legati a progetti di finanza sostenibile. E ancora, i Btp Italia che sono indicizzati all’inflazione italiana, i Futura con cedole che aumentano nel tempo e i Valore che come i Futura hanno cedole crescenti e sono pensati per attrarre i piccoli risparmiatori.
I titolari del pubblico italiano chi sono?
Secondo un report recente di Unimpresa (2023) più della metà del debito pubblico del nostro paese è detenuto dalla Banca d’Italia e dagli istituti di credito nostrani, esattamente 1.415 miliardi di euro su un totale di 2.815 miliardi. Se si paragona questo dato a quello del 2021 si nota che c’è stato un aumento dal 47,8% al 50,3% della percentuale di debito nelle mani dei due soggetti indicati. Precisamente, Bankitalia detiene il 25,8% mentre le banche italiane il 24,5%. Oltre a queste ultime, possiedono una parte importante di debito pubblico anche i fondi di investimento stranieri che sono i primi detentori di Btp e Bot. Anche le famiglie hanno e stanno mostrando un interesse crescente verso il debito. La loro quota, infatti, è salita al 10,9% pari a 306,8 miliardi di euro con un aumento di quasi 80 miliardi rispetto al 2022.
Sempre dal report di Unimpresa, che si basa sui dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, si evince che nell’anno in corso l’Italia dovrà rimborsare una parte dei soldi presi in prestito e chiedere nuovi prestiti per coprire tali pagamenti. Sugli interessi forse lo Stato pagherà di meno in quanto il “differenziale” tra i Btp italiani e i Bund tedeschi è diminuito (il cosiddetto “spread”).
Qual è la proiezione per il futuro
Nel futuro, invece, sempre secondo il report di Unimpresa, l’Italia dovrà continuare a “rinnovare” il suo debito. Ad esempio, nel 2025 scadranno titoli per un totale di 243,8 miliardi (203 miliardi in Btp di lungo termine e 40,7 miliardi in Cct, Ctz e altri titoli). L’importo da pagare, invece, nel 2026 sarà ancora più alto ovvero di 253,8 miliardi di euro di cui 236,4 miliardi in Btp e 17,4 miliardi in Cct e Ctz. Nell’anno successivo ovvero nel 2027, il totale sarà di 165,2 miliardi, tutti in Buoni del tesoro mentre nel 2028 lo Stato dovrà rimborsare 215,9 miliardi di euro di cui 205,4 miliardi in Btp e 10,5 miliardi in Cct e Ctz. Lo sforzo sarà invece minore nel 2029 in quanto sarà necessario rimborsare 144 miliardi di titoli che scadranno con 124,2 miliardi in Btp e il restante in Cct e Ctz. Chiudiamo con il 2030, anno in cui l’ammontare sarà invece di 166,4 miliardi di cui 152 in Btp e 14,3 in Cct e Ctz. Ciò vuol dire che nei prossimi anni lo Stato italiano dovrà impegnarsi continuamente per gestire al meglio il suo debito pubblico.