Sanità, visite ed esami saltati in tutta Italia: le regioni in crisi

Dagli elettrocardiogrammi alle mammografie, passando per i controlli e i richiami di routine: la drammatica situazione del Servizio sanitario da Nord a Sud

Pubblicato: 11 Febbraio 2023 18:00

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Redazione

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Tra poco meno di un mese saranno trascorsi esattamente tre anni dal giorno in cui Giuseppe Conte annunciò l’entrata in vigore del lockdown che per diversi mesi imporrà a tutti i cittadini il blocco generale di qualsiasi attività, con conseguenze che ancora oggi si ripercuotono sulla vita e le abitudini degli italiani. L’emergenza pandemica da Covid-19 ha messo a nudo le criticità del nostro Sistema sanitario nazionale (SSN), impreparato a reggere il violento impatto del coronavirus e incapace di garantire i servizi essenziali di assistenza ai soggetti più fragili della nostra società.

La fotografia più evidente delle atroci difficoltà che sta vivendo il SSN l’ha fornita Agenas in un report pubblicato di recente sui ritardi cronici di visite, controlli e prestazioni da Nord a Sud. L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – che fa capo al ministero della Salute – ha redatto uno studio che evidenzia la lunga coda che si è venuta a creare per poter usufruire di cure e prestazioni erogate dalle strutture e dagli ospedali pubblici. Un meccanismo davvero perverso che spinge ogni giorno milioni di persone ammalate a rivolgersi alle cliniche private e a pagare di tasca propria per ciò di cui necessitano.

Quali sono gli esami che i cittadini scelgono di svolgere nel privato

Anche solo osservando i dati generali riportati da Agenas ci si rende subito conto della gravità della situazione. Analizzando il numero di prestazioni sanitarie che sono state erogate nel 2022 rispetto al 2019, il report dell’Agenzia mostra un incremento spaventoso dei tempi di attesa che sta costringendo milioni di pazienti a disdire l’appuntamento con gli ospedali pubblici, optando per una soluzione a pagamento presso i poli privati.

Nel triennio appena trascorso, il dato delle prime visite effettuate presso le strutture statali è sceso da 21,8 milioni nel 2019 a 18,7 milioni nel 2022, con una perdita di oltre 3 milioni di pazienti che hanno preferito rivolgersi al privato per non dover attendere mesi, a volte anni. Il discorso si aggrava per gli appuntamenti di controllo: se prima dello scoppio della pandemia ne venivano erogati 32,8 milioni ogni anno, negli scorsi dodici mesi sono crollati a 27,5 milioni, lasciando indietro oltre 5 milioni di ammalati che chiedevano di essere rivisti da un dottore specialista.

Focalizzandosi su alcuni ambiti medici particolarmente in difficoltà, risulta davvero mortificante apprendere che in questi 3 anni il SSN abbia perso 1 milione di elettrocardiogrammi delegati alle cliniche private, 334mila ecografie all’addome e (numero quanto mai allarmante) ben 127mila mammografie al seno per l’individuazione di eventuali celle tumorali o cisti.

Le regioni in cui visite e controlli sono calati di più dal 2019 ad oggi

Come in ogni statistica che si rispetti, Agenas ha messo in luce anche le differenze territoriali nella possibilità di usufruire dei servizi sanitari delle strutture pubbliche. A fronte di una media nazionale che segna un generale -12% di prestazioni erogate, esistono scenari molto differenti tra loro se si osservano i dati delle singole regioni. La percentuale è più o meno omogenea a quella dell’Italia intera in Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, provincia autonoma di Trento, Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio, Sicilia e Sardegna, dove il dato oscilla da un minimo di -18% ad un massimo di -10%.

Le cose peggiorano notevolmente in Calabria (-22% di prestazioni erogate nello scorso triennio), in Friuli-Venezia Giulia (-25%), in Valle d’Aosta e in Molise (-27%), mentre il punto più critico viene toccato nella provincia autonoma di Bolzano, dove c’è stato un crollo pari ad un -46% nell’arco di 36 mesi. Va appena meglio in Campania (-9%) e in Puglia (-8%), mentre galleggiano ad un livello quasi uniforme rispetto al 2019 la Basilicata (-1%) e la Toscana, che con il suo +1% è l’unica regione che ha visto crescere la quantità di visite ed esami garantiti tramite le Asl e il Servizio sanitario regionale.