In Corea del Nord le autorità, probabilmente preoccupate da un’eventuale nuova ondata di casi Covid, hanno deciso di procedere dichiarando un periodo di lockdown che – seppur temporaneo – bloccherà la capitale Pyongyang: nessuno potrà uscire di casa né tantomeno spostarsi nei paesi limitrofi. Tra negazionismo e controlli molto severi, la situazione nel Paese pare essere al momento molto delicata. Ma cosa sta succedendo?
Lockdown in Corea del Nord: cittadini chiusi in casa e controlli severissimi
Quello che ha spinto le autorità nordcoreane a ordinare un blocco di cinque giorni a Pyongyang è stato l’aumento sospetto di casi legati a malattie respiratorie non specificate.
A riportare per primo la notizia è stato il magazine NK News, parlando di controlli molto severi imposti ai cittadini della capitale, che sono al momento chiusi nelle loro case e obbligati a sottoporsi a controlli della temperatura periodici. Stando a quanto emerso, le nuove restrizioni saranno attive da mercoledì 25 gennaio fino a domenica 29 gennaio.
Seppur l’annuncio ufficiale del governo nordcoreano non menzionasse esplicitamente il Covid, fonti interne hanno fatto sapere ai giornalisti che proprio i casi sospetti e poi tracciati dalle autorità sono alla base della decisione presa. In un post su Facebook, l’ambasciata russa a Pyongyang ha confermato che in città è stato dichiarato un “periodo speciale antiepidemico” a causa di un recente picco dell’influenza stagionale e di “altre malattie respiratorie”. Nel messaggio si citava un ordine del comando anti-epidemia di emergenza statale della Corea del Nord, mentre veniva confermata la durata del blocco fino a domenica con un accenno a un’eventuale proroga di altri tre giorni, a seconda di come si evolve la situazione.
Al momento, inoltre, non è chiaro se il blocco abbia incluso aree oltre Pyongyang.
Dopo anni di negazione, la Corea del Nord ora chiude a causa del Covid: qual è la situazione oggi
Per i primi due anni della pandemia, la Corea del Nord ha negato di aver registrato casi Covid all’interno del proprio territorio. Anche quando ha ammesso la presenza di alcune persone positive, a maggio ha poi dichiarato subito di aver sconfitto il virus (di tutte le contraddizioni emerse ve ne abbiamo parlato qui).
Si ritiene che la Corea del Nord, che non dispone di risorse mediche e soffre di una povertà diffusa, sia invece particolarmente esposta alla pandemia di coronavirus. Tuttavia, finora è difficile avere un quadro chiaro sulla situazione nel Paese, dato che poche informazioni fuoriescono (mentre quelle ufficiali date dal governo non sono sempre molto attendibili). A settembre, le autorità avevano lasciato intendere che presto sarebbe iniziata una campagna di vaccinazione, ma poi non hanno riportato ulteriori dettagli.
Covid: qual è la situazione in Italia?
Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato, purtroppo a care spese, è che quello che succede dall’altra parte del mondo non è poi così lontano da noi e – in meno tempo di quanto si possa immaginare – può avere anche delle conseguenze nelle nostre vite.
Lo stato di emergenza sul territorio italiano, dovuto alla pandemia da Covid, è cessato il 31 marzo 2022. Tuttavia, ad oggi sono ancora in vigore alcune misure di controllo e contenimento, nell’ambito di un graduale superamento della fase emergenziale, per cercare di evitare che la situazione sfugga di nuovo di mano.
Per esempio, anche se dal 1 giugno 2022, non è più richiesto il Green Pass (né certificazione equivalente) per l’ingresso o il rientro in Italia, dopo l’aumento dei casi in Cina, dal 28 dicembre 2022 e fino al 31 gennaio 2023, ai fini dell’identificazione e del contenimento della diffusione di possibili varianti del virus, a tutti i soggetti in ingresso dalla Cina (incluse Hong Kong e Macao) si applica la disciplina prevista dall’Ordinanza del Ministero della Salute (consultabile qui) che prevede:
- obbligo di presentazione al vettore all’atto dell’imbarco della certificazione di essersi sottoposti, nelle 72 ore antecedenti l’ingresso nel territorio nazionale, ad un test molecolare o, nelle 48 ore antecedenti, ad un test antigenico effettuati per mezzo di tampone con risultato negativo;
- obbligo di sottoporsi ad un test antigenico, da effettuarsi per mezzo di tampone, al momento dell’arrivo in aeroporto, ovvero, qualora ciò non fosse possibile, entro 48 ore dall’ingresso nel territorio nazionale presso l’azienda sanitaria locale di riferimento;
- in caso di esito positivo del test antigenico, obbligo di sottoporsi immediatamente ad un test molecolare ai fini del successivo sequenziamento e ad isolamento fiduciario nel rispetto della normativa vigente;
- obbligo di effettuare un ulteriore test antigenico o molecolare con esito negativo per porre termine al periodo di isolamento.
A chi viaggia, specie all’estero, visto la velocità con cui spesso le situazioni si evolvono, è sempre consigliata la consultazione del sito Viaggiare Sicuri del Ministero degli Esteri (qui il link diretto), costantemente aggiornato su quelle che sono le regole di ingresso (e quelle di rientro) da e per eventuali Paesi stranieri.