Quante morti sono state evitate con i vaccini: ecco i dati Iss

In un report dell'Istituto Superiore di Sanità i dati che dimostrano quanto siano stati davvero efficaci i vaccini per evitare una strage

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Redazione

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Ora che l’emergenza sanitaria è chiusa, e la campagna vaccinale di massa archiviata – campagna che può essere definita estremamente soddisfacente visto che l’Italia è uno dei Paesi con il più alto tasso di persone vaccinate al mondo – è tempo di bilanci. Come sappiamo, il Covid non è affatto sparito: le immagini che arrivano da Shanghai sono allarmanti per la durezza dell’approccio “zero Covid”, che hanno portato oltre 26 milioni di cinesi nel lockdown più pesante di tutti i tempi.

Tuttavia, un dato ormai è incontrovertibile: i vaccini ci hanno salvato la vita. Ricordiamo che scopo di un vaccino non è tanto evitare la trasmissione del virus, quanto scongiurare che il virus diventi potenzialmente pericoloso, o persino mortale. I dati pubblicati nell’ultimo report dell’Iss dal titolo “Infezioni da SARS-CoV-2, ricoveri e decessi associati a COVID-19 direttamente evitati dalla vaccinazione” evidenziano chiaramente l’efficacia della vaccinazione.

Da gennaio 2021 a gennaio 2022, la pandemia ha continuato a colpire l’Italia causando un numero elevato di casi, ricoveri e decessi. Alla fine di dicembre 2020 è stata avviata la campagna vaccinale con l’obiettivo non solo di proteggere la popolazione fragile, ma di vaccinare in tempi rapidi la stragrande maggioranza della popolazione italiana.

Sebbene sia stato già provato in numerosi studi che i vaccini anti-SARS-CoV-2 sono efficaci nel prevenire l’infezione e le forme gravi di malattia, è importante calcolare l’impatto che questa misura ha avuto sugli eventi associati alla pandemia.
Per questo motivo, il rapporto Iss si è posto l’obiettivo di stimare il numero di diagnosi di SARS-CoV-2, ricoveri in qualsiasi reparto, ricoveri in terapia intensiva e decessi evitati direttamente dalla vaccinazione in Italia, da gennaio 2021 a gennaio 2022, in funzione di 3 parametri: il numero di eventi osservati, la copertura vaccinale e l’efficacia vaccinale.

Il calcolo è stato fatto con una metodologia, inizialmente sviluppata per i vaccini antinfluenzali ma già applicata in altri paesi per studi relativi a SARS-CoV-2, che utilizza i dati della Sorveglianza Integrata e dell’anagrafe nazionale vaccini del ministero della Salute. Questo approccio si basa sull’idea che l’impatto settimanale della vaccinazione sugli eventi studiati (casi notificati COVID-19, ricoveri, ricoveri in terapia intensiva e decessi) può essere stimato combinando l’efficacia vaccinale verso l’evento di interesse, la copertura vaccinale settimanale e il numero settimanale di eventi osservati. Questa stima è detta diretta in quanto non considera il possibile impatto indiretto della stessa vaccinazione sulla popolazione non vaccinata (ad esempio: le infezioni evitate tra i vaccinati potrebbero aver contenuto la trasmissibilità complessiva osservata in Italia).

Il periodo osservato può essere suddiviso in diverse fasi. Da inizio 2021 fino alla fine della primavera il Paese è stato travolto da due ondate pandemiche che hanno causato una forte pressione sui servizi sanitari. Come conseguenza, nella prima metà dell’anno, la maggior parte della popolazione italiana – spiega l’Iss – ha vissuto in Regioni classificate come zone arancione o rosse, caratterizzate da misure restrittive severe e di distanziamento fisico.

Alla fine della primavera e all’inizio dell’estate la situazione epidemiologica è migliorata, in concomitanza anche con l’incremento della copertura vaccinale. A fine ottobre, nonostante l’elevato tasso di copertura vaccinale, si è osservato un nuovo forte aumento dei casi notificati, amplificato dalla diffusione della variante Omicron, più trasmissibile rispetto alle precedenti varianti. Nonostante l’incidenza abbia raggiunto i massimi livelli, i tassi di ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva e decesso associati al Covid non hanno raggiunto i livelli osservati a inizio del 2021, grazie all’effetto protettivo dei vaccini.

Complessivamente, durante il periodo analizzato, sono stati evitati circa 8 milioni di casi, oltre 500mila ricoveri, oltre 55mila ricoveri in terapia intensiva e circa 150mila decessi. La distribuzione degli eventi evitati non è stata omogenea durante il periodo studiato. Nella prima metà del 2021, a causa della bassa copertura vaccinale, il numero di eventi evitati è stato limitato, mentre nella seconda metà del 2021 e nel mese di gennaio 2022 si stima che la vaccinazione abbia evitato più della metà degli eventi attesi.

Dall’inizio della campagna vaccinale al 31 dicembre 2021, si stima che siano stati evitati, grazie alla vaccinazione, un totale di 2.8 milioni di casi (range 2.8 mln-3.4 mln), 290mila ospedalizzazioni (218mila-400mila), 38mila ricoveri in terapia intensiva (27mila-54mila) e 78mila decessi (54mila-114mila). Queste cifre rappresentano rispettivamente il 43%, il 58%, il 57% e il 64% degli eventi attesi (cioè quelli osservati più quelli evitati).

Solo nel mese di gennaio 2022, caratterizzato dalla predominanza della variante Omicron, altamente diffusiva, in cui sono state osservate un totale di 4.3 milioni di diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, la vaccinazione ha permesso di evitare un totale di 5.2 milioni di casi di infezione (range 4.3 mln-6,4 mln), 228mila ospedalizzazioni (161mila-384mila), 19mila ricoveri in terapia intensiva (13mila-31mila) e 74mila decessi (48mila-130mila). Queste cifre rappresentano rispettivamente il 55%, l’83%, l’86% e l’87% degli eventi attesi a gennaio 2022.

Altro dato chiave, il 72% dei decessi complessivi è stato evitato per le persone di età pari o superiore a 80 anni, il 19% nella fascia 70-79, il 7% nella fascia 60-69 e il 3% sotto i 60 anni.

La distribuzione degli eventi evitati non è stata omogenea durante il periodo studiato. Nella prima metà del 2021, dovuto alla bassa copertura vaccinale, il numero di eventi evitati è stato limitato. Invece, durante la seconda metà del 2021 e durante gennaio 2022 si stima che la vaccinazione ha evitato più della metà degli eventi attesi.

La distribuzione degli eventi evitati è associata anche alla fascia di età, con un maggior numero di eventi evitati nelle fasce di età più avanzate. In particolare, nella fascia 80+ anni, la stima dei ricoveri e decessi evitati direttamente dalla vaccinazione è risultata oltre tre volte quella osservata. Si evidenzia che l’ampiezza delle fasce di età (<60, 60-69, 70-79, 80+) è stata definita al fine di tenere conto del differente rischio di ricovero, ricovero in terapia intensiva e decesso e tale scelta, in particolare per la classe <60 anni, particolarmente ampia, non influenza le stime.

Per quanto riguarda invece le differenze geografiche, si osserva che il numero relativo di eventi evitati è leggermente più alto nel Centro e Nord del Paese, dove sono state raggiunte coperture vaccinali più elevate e in modo più tempestivo rispetto al Sud.

È importante sottolineare comunque che l’analisi proposta ha diversi limiti. In primo luogo, questo approccio permette di stimare soltanto gli eventi evitati direttamente dalla vaccinazione, senza prendere in considerazione i benefici indiretti, quali la ridotta circolazione virale nella popolazione complessiva in contesti di elevata copertura.

In secondo luogo, per quanto riguarda la stima dei decessi evitati si evidenzia che questa analisi non fornisce una stima degli anni di vita guadagnati grazie alla vaccinazione.
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Infine, nella stima dei casi evitati si è assunto che in tutto il periodo analizzato, le misure di contenimento dell’epidemia sarebbero state le stesse anche in assenza della vaccinazione.