Covid, fuga da laboratorio o trasmesso da animali? Cosa dicono i nuovi indizi

Da inizio pandemia sono diversi gli studiosi che teorizzano l'origine artificiale del Covid. Ora Giorgio Palù spiega perché questa ipotesi è quasi certa

Da inizio pandemia sono diversi gli studiosi che teorizzano l’origine artificiale del Covid: secondo numerosi esperti il Coronavirus sarebbe stato creato in laboratorio, tanto che alcuni scienziati avevano pubblicato su Lancet un appello in favore di un dibattito scientifico per chiarire questo aspetto così controverso e fondamentale. La stessa amministrazione Usa guidata da Biden ha chiesto lo scorso anno una indagine in questo senso.

Alcuni ipotizzano che il virus sia sfuggito dal laboratorio dell’Istituto di Virologia di Wuhan, dove sarebbe stato manipolato con la cosiddetta tecnica del gain of function, cioè modificazioni genetiche che permettono di acquisire capacità che l’agente non ha o non avrebbe avuto.

L’origine del Covid sempre più chiara? Cosa dice il presidente AIFA

Ora, il tema torna di attualità in seguito a una intervista rilasciata al Corriere della Sera da Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco e prima professore emerito dell’Università di Padova e past-president della Società italiana ed europea di Virologia. Secondo lui fare chiarezza sull’origine del virus è “estremamente utile” perché, “identificando un eventuale ospite intermedio, sarebbe possibile risalire all’iniziale sorgente del contagio e bloccare la trasmissione epidemica, come è avvenuto per altri virus provenienti dal mondo animale”.

Lo spillover con salto di specie animale-uomo potrebbe essere stato compiuto per cause accidentali da un virus del pipistrello sperimentalmente adattato a crescere in vitro, ha detto. Secondo Palù sarebbe molto interessante in particolare un dato, comunque tutto da verificare: sia nel ceppo di Wuhan che in tutte le successive varianti scoperte si trova una particolare sequenza nel gene che produce la proteina Spike, quella che il virus utilizza per agganciare la cellula da infettare.

Si tratta di una sequenza di 19 lettere appartenente a un gene umano e assente da tutti i genomi dei virus umani, animali, batterici, vegetali sinora sequenziati. Una sequenza essenziale perché conferisce al virus la capacità di fondersi con le cellule umane e di determinare la malattia.

Palù pone l’accento proprio su questo “dato suggestivo, che andrà comunque confermato da ulteriori verifiche di altri ricercatori”. Il ceppo prototipo di Wuhan, “quello che ha cominciato a manifestarsi in Cina con forme gravi di polmonite, e tutte le varianti che ne sono derivate, anche quelle considerate non interessanti nella classificazione internazionale, presentano questa caratteristica affatto peculiare”.

Per non perderti le ultime notizie e ricevere i nostri migliori contenuti, iscriviti gratuitamente al canale Telegram di QuiFinanza: basta cliccare qui.

Ipotesi “manipolazione”: facciamo chiarezza

“La probabilità che si tratti di un evento casuale è pari a circa una su un trilione” spiega Palù. Tanto che è possibile ipotizzare una manipolazione, effettuata per soli scopi di ricerca e “non certo con intenzioni malevole”. Non sarebbe la prima volta che un virus scappa per sbaglio da un laboratorio ad alta sicurezza, ricorda.

L’ambito dello studio in cui si sarebbe verificata la “manipolazione” potrebbe rientrare, ad esempio, in uno di quello messi in atto per scoprire se certi virus di mammiferi, in questo caso del pipistrello, possano avere potenziale pandemico e decifrare quali caratteristiche genetiche vi contribuiscano, spiega.

Il Covid non è passato all’uomo dal pipistrello?

E che dire riguardo all’ipotesi legata all’origine del virus dal pipistrello con un passaggio diretto all’uomo o indiretto attraverso un ospite intermedio? Alcuni studi recenti che usano la bioinformatica per indagare l’evoluzione dei virus ci orienterebbero in tal senso.

Manca però la prova ufficiale che suffraghi l’origine naturale. Da un lato, non si è ancora trovato l’ospite intermedio, e dall’altro il virus del pipistrello, il cui genoma è al 97% identico al Sars-CoV-2, ha scarsa capacità di infettarci. Per validare quale delle ipotesi in campo sia più verosimile, sarebbe “quanto mai auspicabile”, come più volte richiesto dall’OMS e dalla comunità scientifica, la collaborazione delle autorità cinesi, ha poi concluso Palù.

Guardando alle ultime ricerche internazionali, tuttavia, ben tre nuovi recenti studi supportano la tesi che l’epicentro dell’origine della pandemia sia stato il mercato di Wuhan. Queste tre nuove ricerche, in pre-print, sostengono che la pandemia sia iniziata dopo che il SARS-CoV-2 è passato da altri animali all’uomo. E il luogo di questo salto, o forse di questi salti, sarebbe stato proprio il mercato del pesce di Huanan a Wuhan, in Cina.

Per uno degli studi, un team del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie ha analizzato 923 campioni dall’ambiente e 457 campioni da 18 diverse specie di animali all’interno e intorno al mercato ittico di Huanan dal 1° gennaio 2020 al 2 marzo 2020.

Il team di ricerca ha trovato prove di SARS-CoV-2 in 73 campioni ambientali e virus vivi in ​​3 di essi, ma non nei campioni animali. I virus isolati avevano codici genetici che erano dal 99,98% al 99,99% simili al SARS-CoV-2 apparso per la prima volta negli esseri umani alla fine del 2019 e all’inizio del 2020.

Poi ci sono gli altri due studi, condotti da gruppi di ricerca di diverse istituzioni in Nord America ed Europa. Uno dei due ha utilizzato una varietà di fonti di dati tra cui notizie, foto, interviste a medici e pazienti e informazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità per mappare dove sono stati diagnosticati i casi umani di Covid da dicembre 2019 a febbraio 2020.

I casi segnalati alla fine del 2019 sembravano essere raggruppati prevalentemente intorno al mercato ittico di Huanan, mentre i casi segnalati nei mesi successivi erano più ampiamente dispersi nelle comunità circostanti.

Il team di ricerca ha ulteriormente individuato i primi casi nella parte sud-occidentale del mercato cinese e più specificamente in una bancarella che all’epoca vendeva animali vivi. Tra questi animali vivi c’erano i cani procione, una specie animale originaria dell’Asia orientale continentale e del Vietnam settentrionale.

Gli autori hanno scritto che “insieme, queste analisi fornite sono una prova positiva dell’emergere di SARS-CoV-2 attraverso il commercio di animali selvatici e identificano il mercato di Huanan come l’epicentro inequivocabile della pandemia di Covid-19“.

Di inequivocabile, come abbiamo visto, c’è poco in verità. Perché entrambe le teorie – quella sull’origine artificiale in laboratorio sostenuta da Palù e molti altri e quest’ultima sull’origine animale – appaiono entrambe ricche di conferme. Risultato: bisogna andare avanti a studiare, forse ancora a lungo.