Il Tar del Lazio ha respinto il decreto ministeriale del 7 agosto scorso, il quale aveva introdotto l’inclusione dei prodotti a base di cannabidiolo per uso orale nella lista dei medicinali, impedendo così la loro vendita. Questa decisione è stata presa in risposta a un ricorso presentato il 3 ottobre dall’associazione Imprenditori Canapa Italia (Ici) e ha comportato la sospensione del decreto, consentendo nuovamente la commercializzazione pubblica di tali prodotti. Il tribunale amministrativo ha stabilito che il decreto non avrà effetto fino alla riunione della camera di consiglio prevista per il prossimo 24 ottobre.
Perchè stato respinto il decreto
“Esprimiamo la speranza che il Tar confermi la sospensione del decreto il prossimo 24 ottobre, poiché questo provvedimento sta avendo un impatto significativo su tutta la filiera, dalle aziende produttrici fino alle attività di vendita al dettaglio, mettendo persino a rischio posti di lavoro”, commenta Raffaele Desiante, presidente dell’Ici, che sta ricevendo assistenza legale dallo studio Prestige Legal Advisory. In passato, già una volta, l’efficacia di questo provvedimento era stata sospesa a causa della necessità di ulteriori approfondimenti tecnico-scientifici. “Tuttavia, il ministero ha scelto di includere questi prodotti nella lista dei medicinali senza attendere il parere dell’Istituto superiore di sanità”, aggiunge Desiante.
Nel ricorso presentato agli attenzioni dei magistrati amministrativi, l’Ici definisce l’atto ministeriale, che è entrato in vigore il 20 settembre dopo essere stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, come “illegittimo”. Questa affermazione si basa sulla mancanza del parere richiesto dalla normativa vigente all’Istituto Superiore di Sanità (Iss). L’associazione spiega che il parere dell’Iss è obbligatorio in base alle leggi esistenti. Nel 2020, il Ministero della Salute stesso aveva ritenuto necessario questo parere e aveva sospeso l’inclusione delle composizioni nella lista dei medicinali in attesa di ulteriori approfondimenti scientifici. Inoltre, non è stato chiarito dalle autorità se gli effetti del cannabidiolo variano in base alla percentuale di utilizzo.
In aggiunta, nel ricorso l’Ici contesta in generale la decisione di classificare il cannabidiolo come una sostanza stupefacente o psicotropa. Questa decisione è in contrasto con la giurisprudenza comunitaria, che ha chiaramente stabilito che il cannabidiolo non può essere considerato uno stupefacente ai sensi del diritto europeo, e con le posizioni espresse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Dopo l’entrata in vigore del provvedimento, secondo quanto affermato dall’Ici, ci sono state ispezioni e verifiche durante le quali sono state riscontrate violazioni della legge sugli stupefacenti e sono stati confiscati i prodotti presenti nei negozi.
Il commento di Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni sottolinea che la decisione del Tar del Lazio ripristina il rispetto per le posizioni consolidate negli ultimi 50 anni, anche grazie a un’ampia letteratura scientifica in materia, che il Ministro Schillaci ha scelto di non considerare.
Le parole di Verdi e Forza Italia
“Il Tar del Lazio ha preso la decisione che ci aspettavamo. Questo accade quando le decisioni normative sono basate su ideologie e non valutate in base ai dati reali. L’odierna sentenza è anche una buona notizia per un settore produttivo giovane e vulnerabile che non meritava l’impatto negativo del decreto, ora bloccato a livello amministrativo,” commenta Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera dei Deputati.
“Dall’altra parte, questa decisione ci sorprende, poiché è scientificamente provato che anche le cosiddette droghe leggere possono creare dipendenza e causare danni fisici a causa dell’aumento dei loro principi attivi nel corso degli anni. Il governo Meloni non si tirerà indietro e continuerà nella sua lotta contro gli stupefacenti, che rappresentano una minaccia per la salute, soprattutto dei giovani. È nostro dovere proteggerli,” dichiara invece Riccardo De Corato, deputato di Forza Italia e membro della commissione Affari Costituzionali a Montecitorio.