Scudo penale e nuove regole per i medici, come cambia la vita in corsia

La riforma delle professioni per medici e personale sanitario prevede lo scudo penale con responsabilità limitata alla sola colpa grave. Cambia anche la formazione

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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La riforma delle professioni approvata dal Cdm del 4 settembre 2025 ridisegna l’universo degli ordini professionali in Italia.

Il nuovo indirizzo riguarda anche le professioni sanitarie. Per i medici e le altre figure, in particolare, è previsto uno scudo penale a meno che l’errore non sia dovuto a colpa grave. Ma cambiano anche i percorsi formativi, fra le altre cose.

Scudo penale per i medici

Il punto più discusso è lo scudo penale per i medici e gli operatori sanitari: dopo anni di misure temporanee, la riforma rende stabile la norma che limita la punibilità penale ai soli casi di colpa grave, a condizione che il professionista abbia seguito le linee guida e le buone pratiche clinico-assistenziali.

La novità è destinata a incidere profondamente sul contenzioso sanitario: oggi in Italia la medicina difensiva, quella fatta di prescrizioni ed esami richiesti più per timore di denunce che per reali esigenze cliniche, costa circa 11 miliardi l’anno e contribuisce ad allungare le liste d’attesa.

Il Governo punta a garantire ai professionisti la possibilità di operare con serenità. La responsabilità civile e il diritto al risarcimento per le vittime errore medico resta garantita così, come detto, la punibilità in presenza di colpa grave.

Formazione fra scuole di specializzazione e nuove competenze

La riforma delle professioni interviene sul versante formativo con la medicina generale che diventerà una vera e propria scuola di specializzazione, equiparata agli altri percorsi post-laurea. Si prevede inoltre l’istituzione di nuove scuole per chimici, odontoiatri e biologi con l’obiettivo di rafforzare settori cruciali come la medicina forense, l’igiene pubblica e ambientale, e il ricambio generazionale all’interno del Ssn.

Il testo promuove anche la nascita di un Sistema nazionale di certificazione delle competenze sanitarie, destinato a valorizzare le professionalità e a garantire standard omogenei in tutto il Paese. Particolare attenzione è riservata alla formazione manageriale e all’aggiornamento continuo (Ecm), che dovrà tenere conto delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale applicate alla Sanità.

Misure per il personale sanitario e incentivi

Uno degli obiettivi dichiarati è contrastare la fuga di medici e infermieri dal Ssn verso il settore privato, spesso più attrattivo per via delle paghe più alte e del minore stress. Per questo, il disegno di legge delega prevede incentivi e misure mirate:

  • maggiore utilizzo flessibile degli specializzandi;
  • semplificazione delle pratiche amministrative per liberare tempo da dedicare all’attività clinica;
  • premi legati alla performance, con focus sulla riduzione delle liste d’attesa;
  • sicurezza sul lavoro per tutti i professionisti;
  • programmazione più razionale del numero di specializzandi.

scudo penale per i medici

Revisione degli Ordini e ruolo sussidiario

La riforma tocca anche gli Ordini professionali, compresi quelli sanitari, introducendo correttivi alla legge 3/2018. Le modifiche puntano a rafforzare il ruolo degli Ordini come organi sussidiari dello Stato, ridefinendo competenze e mandati e valorizzando la governance interna.

L’obiettivo è garantire più trasparenza e partecipazione, anche attraverso regole aggiornate sulle elezioni, la formazione e i percorsi di carriera.

Nuova valutazione della colpa

Sul piano penale, oltre allo scudo condizionato, viene introdotto un nuovo articolo (590-septies c.p.), che amplia i criteri di valutazione della colpa. I giudici dovranno tenere conto non solo del comportamento del singolo sanitario, ma anche di:

  • carenza di risorse materiali e umane;
  • difficoltà organizzative non evitabili;
  • incertezza scientifica;
  • complessità del caso clinico;
  • urgenza o emergenza.

Si tratta di un cambiamento di prospettiva che mira a contestualizzare l’operato del professionista evitando valutazioni astratte che non riflettano la realtà concreta di corsie ospedaliere spesso sotto pressione.

La vera partita, nel prossimo futuro, si giocherà con i decreti attuativi da approvare entro il 2026: lì si capirà se la riforma delle professioni sanitarie manterrà realmente le promesse di semplificare, sburocratizzare e valorizzare il settore fatte dal Governo Meloni.