Povertà sanitaria in Italia in crescita, 1 cittadino su 10 non si cura più

Oltre mezzo milione di cittadini deve chiedere aiuto per accedere ai farmaci essenziali e quasi il 10% della popolazione rinuncia alle cure

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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La povertà sanitaria in Italia non è più un fenomeno marginale, ma un indicatore delle crescenti fragilità sociali.

Nel 2025, secondo il XII RapportoDonare per curare” dell’Osservatorio sulla povertà sanitaria del Banco Farmaceutico, sono stati 501.922 i cittadini costretti a ricorrere alle oltre 2.000 realtà assistenziali convenzionate per ottenere gratuitamente farmaci e cure altrimenti inaccessibili.

Cos’è la povertà sanitaria

Per povertà sanitaria si intende la condizione di chi, a causa di difficoltà economiche, non riesce ad accedere a cure mediche adeguate, farmaci o prestazioni sanitarie, anche in un Paese in cui è presente un sistema sanitario nazionale.

Aumenta la povertà sanitaria

Un dato che segna una crescita dell’8,4% rispetto ai 463.176 casi registrati nel 2024, confermando la tendenza al peggioramento.

Il fenomeno si inserisce in un quadro di progressiva contrazione dell’accessibilità alle prestazioni sanitarie, sia per le lunghe liste d’attesa sia per l’aumento dei costi out of pocket.

Istat segnala che nel 2024 quasi un cittadino su dieci ha rinunciato a visite o esami specialistici nei dodici mesi precedenti; il 5,3% della popolazione, pari a 3,1 milioni di persone, lo ha fatto per ragioni economiche, in aumento dell’1,1% rispetto al 2023.

Chi sono i nuovi poveri sanitari

Il Rapporto del Banco Farmaceutico traccia un identikit preciso: il 51,6% è composto da uomini e il 58% da adulti tra i 18 e i 64 anni, ovvero persone che non rientrano nelle fasce protette del sistema di esenzioni. Un dato che mette in luce una vulnerabilità crescente nelle fasce di popolazione che tradizionalmente dovrebbero essere più protette dal mercato del lavoro e più autonome nelle spese sanitarie.

Particolarmente rilevante è la quota dei minori: 145.557 ragazze e ragazzi, pari al 29% del totale. Una cifra superiore a quella degli anziani (21,8%) e che evidenzia l’impatto della crisi sulle famiglie. In termini clinici, i malati acuti (56%) prevalgono sui cronici (44%), un segnale delle difficoltà nel far fronte alle necessità immediate e non programmabili.

Il Rapporto rileva inoltre una dinamica significativa: cresce soprattutto la domanda proveniente da cittadini stranieri (+12,9% rispetto al 2024), mentre gli italiani aumentano del 3,6%. Per la prima volta da anni, gli italiani rappresentano meno della metà degli assistiti (46,5%). È un indicatore che riflette non solo un aggravamento delle fragilità economiche, ma anche le diverse barriere di accesso ai diritti sanitari per la popolazione straniera.

Il commento di Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco farmaceutico Ets:

I dati sulla povertà sanitaria ci restituiscono, anche quest’anno, un quadro preoccupante per migliaia di famiglie. Aiutiamo a curarsi chi non può permetterselo, praticando, grazie al sostegno e insieme a migliaia di volontari, farmacisti, aziende e cittadini, la gratuità. Ma una cura costituita da un’autentica attenzione alle esigenze e alla dignità di chi si trova in condizioni di povertà, non può limitarsi alla pur necessaria risposta immediata al bisogno: deve comprenderlo in fondo, anche attraverso un lavoro di approfondimento culturale e scientifico. Perché più profonda è la conoscenza, più efficaci saranno le risposte.

L’aumento della spesa farmaceutica privata

L’analisi fornita da Aifa contribuisce a contestualizzare il quadro: nel 2024 la spesa farmaceutica complessiva delle famiglie ha raggiunto 23,81 miliardi di euro, con una crescita di 171 milioni rispetto al 2023. Tuttavia solo il 57,3% di questa cifra è coperta dal Servizio sanitario nazionale. I restanti 10,16 miliardi sono interamente a carico delle famiglie: un importo leggermente inferiore al 2023, ma comunque superiore del 21,26% rispetto al 2018.

Il trend evidenzia una dinamica strutturale: negli ultimi sette anni, la quota di spesa sanitaria scaricata sulle famiglie è cresciuta in valori assoluti di quasi 2 miliardi di euro. Una progressione che pesa in particolare su nuclei con redditi bassi, lavoratori precari, famiglie numerose e cittadini con malattie croniche che richiedono una continuità terapeutica.