Medici e social, attenzione alle fake news e alle amicizie sbagliate

I medici sono sempre più presenti sui social media, ma la loro comunicazione deve essere consapevole, etica e professionale.

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

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Non capita spesso che si vada a valutare quanto e come i social media possano diventare parte integrante della vita professionale, e non solo privata, dei medici. Andando a vedere la popolazione dei professionisti che operano a Milano, in ogni modo, ci si accorge di come e quanto l’impiego di questi mezzi di comunicazioni interpersonale sia espanso e pervasivo. Pensate: nove medici milanesi su dieci hanno un profilo social, pur se va detto che solo un quarto lo usa in modo professionale, e un altro quarto in modo ibrido. Ed è solo uno dei dati emersi nel corso di un’indagine inedita dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Milano (OMCeOMI), presentata in occasione del primo corso FAD sul tema e dedicato ai medici milanesi, già online sulla piattaforma dell’Ordine.

Perché si usano i social

Tra le finalità indicate da chi ne fa uso attivo, spiccano

  • la divulgazione sanitaria (63%)
  • la formazione continua (56%)
  • l’aggiornamento scientifico (51%)
  • la cura della reputazione digitale (43%).

Tutto bello e semplice, si dirà. Ma non è così. Perché il tema della riservatezza delle informazioni e dei messaggi tra medico e paziente non va mai sottovalutato. Il 65% degli intervistati in questo senso ha dichiarato di avere dubbi o incertezze rispetto alla gestione della privacy e ai limiti deontologici della comunicazione online. Inoltre, solo un medico su quattro ritiene di conoscere bene le norme e le implicazioni etiche dell’uso dei social media, segno che il bisogno formativo è ancora ampio e urgente.

L’indagine è stata anche l’occasione per presentare una serie di raccomandazioni operative, pensate per guidare i professionisti nell’uso corretto dei social media. Il medico deve preservare la riservatezza dei pazienti in ogni contesto, evitando qualunque contenuto – anche indiretto – che possa violarne la privacy. È sconsigliato accettare richieste di “amicizia” da parte dei pazienti, proprio per evitare l’ambiguità nella relazione curante-curato e proteggere entrambi da fraintendimenti o comportamenti non consoni. Numeri e indicazioni che si riflettono anche sui cittadini, a conferma dell’urgenza di formare i medici alla gestione consapevole degli strumenti digitali.

Il rischio delle fake news e delle amicizie “sbagliate”

“Oggi è fondamentale riconoscere le fonti attendibili e contrastare le fake news, che rischiano di danneggiare la salute pubblica e la reputazione del professionista”

spiega il presidente dell’OMCeOMI, Roberto Carlo Rossi.

“Le informazioni diffuse devono essere sempre fondate su basi scientifiche, e le opinioni chiaramente distinte dai fatti. Inoltre, il medico deve sempre tenere presente a chi si sta rivolgendo: un conto è parlare a una platea di esperti, un altro è rivolgersi al grande pubblico, che spesso non ha gli strumenti per distinguere tra una valutazione personale e un dato oggettivo. Inoltre, il comportamento del medico, anche al di fuori dell’ambito strettamente professionale, deve essere sempre consono al decoro e alla dignità della professione. Così come è importante evitare di accettare richieste di ‘amicizia’ dai propri pazienti. L’obiettivo di questo corso, rivolto ai nostri iscritti, è promuovere una comunicazione etica, efficace e sicura, capace di migliorare il rapporto con i pazienti e la presenza pubblica del medico”.

Attenzione alla deontologia

“Serve un salto culturale: comunicare non significa banalizzare, ma saper tradurre la complessità in modo chiaro e responsabile. La reputazione online è parte integrante dell’identità del medico. Il rischio dei cosiddetti ‘medici influencer’ è quello di svuotare di contenuto i messaggi clinici, riducendoli a slogan. Fare vera divulgazione significa rispettare obiettivi precisi, mantenere un linguaggio corretto, ed evitare ambiguità e conflitti di interesse. Comunicare in modo civile, empatico e solidale è parte integrante dell’etica professionale. Servono competenze nuove, social skills, e soprattutto la consapevolezza del proprio ruolo pubblico anche nel digitale”

ha spiegato Fabrizio Gervasoni, medico e curatore dell’indagine.

Visto peraltro quanto e come il medico, oltre ad essere un emittente dell’informazione, debba essere anche un ricevente e quindi nuovamente punto di riferimento per pazienti e mondo esterno, occorre orientarsi in un contesto digitale sempre più affollato e pieno di informazioni, in certi casi fallaci. Quindi occorre forse esserci, ma con un ruolo attento alla deontologia.

“Conoscere i principali articoli del Codice di Deontologia Medica legati alla comunicazione pubblica e alla responsabilità etica del medico nell’era digitale è ancora più fondamentale. Non dimentichiamo che il medico è medico anche quando non sta svolgendo il proprio lavoro. Comunicare in ambito sanitario, anche sui social media, significa però muoversi entro confini regolati non solo dalla deontologia ma anche dalla legge

ha precisato Maria Teresa Zocchi, medico di famiglia e responsabile scientifica del corso.

“Ci sono cose che si possono dire, altre che vanno evitate. Vietati i messaggi suggestivi, ingannevoli o denigratori. Obbligatorio invece fornire un’informazione veritiera, documentabile, sempre orientata alla tutela della salute pubblica. Attenzione quindi a non incorrere in violazioni che possono tradursi in sanzioni o conseguenze legali”

ha aggiunto Giampaolo Di Donato, odontoiatra componente CAO Milano.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.