A partire da oggi 31 luglio 2025, gli ospedali non potranno più assumere i cosiddetti “medici a gettone“. Si tratta di professionisti, spesso organizzati in cooperative, che prestano i loro servizi alle strutture sanitarie per periodi limitati. Una pratica molto diffusa in tutta Italia, che però ha un costo elevato.
Per questa e altre ragioni il Governo li ha vietati, ma diversi ospedali denunciano che le tempistiche di questa operazione potrebbero causare problemi seri. Ad agosto molti medici sono in ferie e le strutture, senza la possibilità di fare nuovi contratti, potrebbero andare in difficoltà.
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Il blocco dei contratti dei medici gettonisti
Anche se gli ospedali non possono più stipulare nuovi contratti con medici gettonisti, quelli già stipulati arriveranno comunque a conclusione. La misura è stata decisa anche perché le prestazioni di questi professionisti costano molto di più alle strutture rispetto a quanto venga pagato un normale medico dipendente.
Nel 2024 erano state diramate delle linee guida proprio per limitare le spese degli ospedali per i medici a gettone:
- 85 euro all’ora per un medico di pronto soccorso;
- 85 euro all’ora per un medico di rianimazione;
- 75 euro all’ora per altri servizi medici;
- 28 euro all’ora per un infermiere di pronto soccorso;
- 25 euro all’ora per altri servizi infermieristici.
I medici di pronto soccorso assunti, stando al contratto nazionale, guadagnano in media invece circa 35 euro lordi all’ora , anche se in caso di turni straordinari la retribuzione può salire fino a 100 euro.
L’utilizzo dei medici a gettone comporta però numerosi altri problemi. Dalla mancanza di una specializzazione adatta al lavoro svolto all’assenza di un limite per le ore lavorate. Tutte circostanze che rischiavano di far calare la qualità del Servizio sanitario nazionale.
Perché gli ospedali fanno ricorso ai medici gettonisti
I medici a gettone costano di più di quelli assunti e rischiano di offrire risultati peggiori. Non sembra quindi che gli ospedali abbiano alcun vantaggio ad assumerli. Eppure, soprattutto dal 2020 in poi, si sono diffusi moltissimo, principalmente negli ospedali più piccoli e periferici del Nord. Le ragioni di queste scelte dipendono da una serie di fattori che hanno cambiato il Sistema sanitario nazionale.
Su tutti però c’è la mancanza di medici in alcune specializzazioni. La più citata è la medicina d’urgenza, che forma i medici di pronto soccorso. Le borse di studio di specializzazione per questa disciplina sono poche, ma anche aumentarle potrebbe non risolvere la situazione. I giovani medici infatti evitano la medicina d’urgenza da anni. Delle 855 borse di studio a disposizione nel 2023 in questa disciplina, ne sono state assegnate 266.
Le principali ragioni di questo fenomeno sono:
- stipendi bassi;
- ritmi di lavoro peggiori di quelli dei colleghi;
- ambiente stressante, che può diventare pericoloso.
Gli ospedali si sono quindi ritrovati con una grave carenza di personale in un reparto, il pronto soccorso, che per sua natura necessita di una continua copertura. Si sono quindi trovati a dover fare ricorso ai gettonisti, per evitare di rimanere scoperti.
Le conseguenze sui pazienti
L’abolizione dei contratti dei medici gettonisti preoccupa gli ospedali, specialmente in vista di agosto. Pierino Di Silverio, segretario del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, ha spiegato al Sole 24 Ore:
Al momento, non risultano tuttavia situazioni di particolare criticità negli ospedali per il venir meno di questi professionisti, poiché la loro attività potrà continuare, in modo diversificato, fino alla scadenza dei contratti già esistenti. È invece imminente il problema delle ferie per il personale medico e sanitario: dal 31 luglio il vero rischio è che i medici ospedalieri non riescano ad andare in ferie a causa della carenza di personale.
La mancanza di gettonisti andrebbe risolta con nuove assunzioni, ma su questa opzione pesa la mancata abolizione del tetto alla spesa sanitaria, promessa per il 2025 ma non inclusa nella legge di bilancio.