Pagelle Sanità, otto Regioni peggiorano nei Lea: giù anche la Lombardia

Nei Lea, Campania e Sardegna tornano tra le Regioni adempienti ma la frattura Nord-Sud resta forte: solo tre Regioni meridionali raggiungono standard minimi

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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I Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) mostrano il risultato di un’Italia che, sulla Sanità, è divisa a metà: solo 13 Regioni sono state promosse, lo stesso numero del 2022.

Sono i risultati della Relazione 2023 pubblicata dal Ministero della Salute sul monitoraggio delle cure fondamentali che tutte le Regioni devono garantire gratuitamente o con ticket.

Sanità, Regioni promosse e bocciate

La Fondazione Gimbe ha analizzato la relazione ministeriale per farne una sintesi. I rapporti sui Lea sono, per così dire, pagelle della Sanità italiana che mostrano quali sono le Regioni adempienti e quelle inadempienti.

Dal 2020 lo strumento utilizzato si chiama Nsg (Nuovo Sistema di Garanzia), che prevede 88 indicatori suddivisi in tre aree:

  • prevenzione collettiva e Sanità pubblica;
  • assistenza distrettuale;
  • assistenza ospedaliera.

Tuttavia, la “pagella” ufficiale usa solo 26 indicatori. Per essere promossa, una Regione deve ottenere almeno 60 punti in ciascuna area.

Nel 2023 risultano Regioni adempienti: Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto.

Campania e Sardegna rientrano tra le promosse, mentre Basilicata e Liguria retrocedono. Restano inadempienti per insufficienza in una sola area Calabria, Molise e Provincia di Bolzano, mentre Abruzzo, Sicilia e Valle d’Aosta non raggiungono la soglia in due aree. La Valle d’Aosta, in particolare, si piazza in fondo alla classifica.

La fotografia è chiara: su 13 Regioni promosse, solo tre appartengono al Sud. La Puglia ha performance simili a quelle del Nord, ma Campania e Sardegna si fermano poco sopra la sufficienza.

Sanità, adempimenti Lea anno 2023

Sanità, adempimenti Lea anno 2023

Poiché la pagella ministeriale non fornisce un punteggio unico, la Fondazione Gimbe ha elaborato una classifica indipendente, sommando i punteggi delle tre aree.

Il risultato accentua il divario geografico: tra le prime dieci Regioni sei sono del Nord, tre del Centro e solo una del Sud. Le ultime sette posizioni, a parte la Valle d’Aosta, sono tutte occupate da Regioni meridionali.

Alcune Regioni (come Veneto, Emilia-Romagna e Toscana) si posizionano in modo uniforme nelle tre aree, segnalando una Sanità equilibrata. Altre (come Calabria, Liguria e Bolzano) mostrano squilibri interni gravi: funzionano bene in ospedale ma male sul territorio, o viceversa.

Sanità, punteggio totale adempimenti Lea

Sanità, chi sale e chi scende

Rispetto al 2022, otto Regioni peggiorano le proprie performance. Le cadute più rilevanti riguardano Basilicata (-19 punti), Lombardia (-14), Sicilia (-11) e Lazio (-10).

Questo il commento di Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe:

La riduzione delle performance anche in Regioni storicamente solide – commenta Cartabellotta – dimostra che la tenuta del SSN non è più garantita nemmeno nei territori con maggiore disponibilità di risorse o reputazione sanitaria. È un campanello d’allarme che non può essere ignorato.

Sul fronte opposto spiccano due Regioni del Sud: Calabria (+41 punti) e Sardegna (+26). Il segnale è positivo, ma ancora insufficiente a colmare il gap nazionale.

Sanità, Livelli essenziali di assistenza nel 2023

Lea da riformare?

Il monitoraggio ministeriale, avverte Gimbe, rischia di appiattire le differenze reali. Gli indicatori sono pochi e le soglie di sufficienza troppo basse. Per questo Cartabellotta propone:

  • un ampliamento del numero di indicatori utilizzati;
  • una rotazione periodica dei criteri di valutazione;
  • una revisione di piani di rientro e commissariamenti, che hanno migliorato i bilanci ma non la qualità dell’assistenza.