Il Covid pesa ancora sulle diseguaglianze in Italia, i dati della Commissione d’inchiesta

La mortalità ha colpito maggiormente chi ha un livello di istruzione inferiore, mentre l'accesso alle cure è stato ostacolato da lunghe liste d'attesa e difficoltà economiche

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 11 Febbraio 2025 19:55

La pandemia da Covid-19 ha messo in luce e amplificato le disuguaglianze sociali e sanitarie in Italia, con impatti significativi sulla mortalità e sull’accesso alle cure. Lo attestano i dati presentati dall’Istat nel documento “Audizione dell’Istituto Nazionale di Statistica”, evidenziano come i fattori socio-economici, geografici e sanitari abbiano influenzato in modo diseguale i tassi di mortalità e l’accesso ai servizi sanitari durante e dopo l’emergenza.

Differenze nella mortalità per livello di istruzione

Uno degli aspetti più rilevanti è l’aumento delle disuguaglianze nella mortalità in base al livello di istruzione. Nel 2020, le persone con un titolo di studio elementare o inferiore hanno registrato un tasso di mortalità per Covid-19 del 23,6 per 10mila abitanti tra gli uomini e dell’11,5 tra le donne, mentre per i laureati i tassi sono stati rispettivamente del 16,6 e del 6,9. Questa disparità si è ulteriormente accentuata nel 2021, con un tasso di mortalità per Covid-19 del 20,5 per 10mila abitanti tra gli uomini meno istruiti, contro il 12,5 tra i laureati. Le donne meno istruite hanno registrato un tasso di 10,6, rispetto al 6,3 delle laureate. Questi dati confermano come il livello di istruzione, spesso correlato a condizioni socio-economiche più svantaggiate, abbia avuto un impatto diretto sulla vulnerabilità al virus.

Le disuguaglianze si sono manifestate anche a livello territoriale. Durante la prima ondata della pandemia, il Nord Italia è stato colpito in modo particolarmente severo, con un eccesso di mortalità del 61,1% rispetto alla media 2015-2019. Tuttavia, nel 2021, la geografia della mortalità è cambiata: le regioni del Mezzogiorno hanno registrato un lieve incremento dei decessi, mentre il Nord ha visto una riduzione. Questo spostamento potrebbe essere legato a una combinazione di fattori, tra cui la diffusione del virus, la campagna vaccinale e le differenze nell’accesso ai servizi sanitari.

Quante persone hanno rinunciato a curarsi

L’accesso alle cure è un altro aspetto critico emerso durante la pandemia. Tra il 2019 e il 2023, la percentuale di persone che hanno rinunciato a prestazioni sanitarie necessarie è aumentata dal 6,3% al 7,6%. Le ragioni principali includono le lunghe liste d’attesa, le difficoltà economiche e il sovraccarico del sistema sanitario. Gli anziani sono stati i più colpiti: nel 2023, il 9,8% degli over 75 ha rinunciato a cure, rispetto al 6,6% del 2019. Anche le differenze di genere sono evidenti: le donne hanno rinunciato alle cure più degli uomini (9,0% contro 6,2%).

Le disuguaglianze sociali si riflettono anche nella mortalità per altre cause. Nel 2020, le malattie croniche delle basse vie respiratorie, il diabete e i tumori hanno mostrato un aumento dei tassi di mortalità tra le persone meno istruite. Ad esempio, il tasso di mortalità per diabete è stato del 17,2% più alto rispetto al biennio 2018-2019, con un impatto maggiore tra i meno istruiti. Questo fenomeno è legato a stili di vita meno salutari, minore accesso alla prevenzione e diagnosi tardive.

Il Covid ha fatto ridurre anche le speranze di vita

La pandemia ha avuto un impatto significativo sulla speranza di vita in Italia. Nel 2020, l’aspettativa di vita alla nascita è scesa a 82,1 anni, con una perdita di 1,1 anni rispetto al 2019. Tra gli uomini, il calo è stato più marcato (-1,3 anni), mentre per le donne è stato leggermente inferiore (-1 anno). Il 2021 ha visto un recupero parziale, ma nel 2022 i valori restavano inferiori ai livelli pre-pandemici. Solo nel 2023 si è registrato un ritorno quasi ai livelli del 2019.