4 virus avrebbero aggredito in contemporanea una bimba di 4 anni in provincia di Padova, senza lasciarle scampo. Beatrice Angela Gobbo è morta a soli 4 anni il 4 gennaio nella terapia intensiva dell’ospedale di Padova. Come riporta Il Gazzettino, non soffriva di patologie pregresse. Pochi giorni prima, un altro episodio drammatico ha colpito un piccolissimo: nell’ospedale di Cremona, un bimbo di 4 anni è morto dopo aver avuto febbre e vomito. Notizie che lasciano sgomenti e impotenti, ma su cui è utile fare chiarezza per non destare allarmi e aiutare genitori e famiglie a informarsi correttamente.
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Cosa sappiamo della bambina di Padova
Iniziamo con lo spiegare cos’è successo alla piccola Beatrice Angela. A parlare è il papà Giovanni: “Il 30 dicembre mi sono ammalato di influenza. Dovevamo fare una cena per Capodanno a casa nostra con altre due coppie di amici con i rispettivi bambini, che poi sono i migliori amici della nostra piccola. Viste le mie condizioni, una delle altre mamme ha deciso di organizzare la festa a casa loro, dove sono andate mia moglie con Beatrice Angela. Sono state in allegria, si sono divertite, tutto è andato per il verso giusto”.
Il giorno dopo la bambina è andata con la sua amichetta al cinema a vedere un film, “un cartone animato che lei amava”. Al rientro a casa, prosegue il papà, “mi ha detto che era stanca. Poco dopo ha accusato un po’ di febbre. Abbiamo pensato si trattasse solo di stanchezza e un po’ di alterazione. Con il passare delle ore la febbre andava e veniva, ma si è stabilizzata sui 39 gradi. Dal pronto soccorso pediatrico ci hanno detto che era meglio che la portassimo a fare una visita in ospedale. Qualche ora dopo, però, il quadro clinico di Beatrice Angela è peggiorato. È arrivato il Suem 118 con l’auto medica e l’hanno portata in ospedale d’urgenza”.
Sarebbe facile fare il collegamento tra l’influenza del padre e il virus della bambina. Ma i medici hanno chiarito che si tratta di una idea da scartare. Nel giro di un paio di giorni, si legge ancora sul Gazzettino, per la piccola Beatrice Angela si sono verificate una serie di complicanze: sono stati riscontrati alcuni virus che l’hanno colpita, poi è intervenuta un’emorragia cerebrale e il 4 gennaio alle 12.45 è stato dichiarato il decesso. Nessuno dei 4 virus, hanno detto i dottori, sarebbe correlabile all’influenza stagionale.
Le condizioni della piccola sono state così compromesse che i genitori non hanno nemmeno potuto donare gli organi, scelta consapevole e di grande valore sociale che avrebbero voluto fare. “Volevamo donare gli organi della nostra creatura – ha spiegato papà Giovanni -, ma ci è stato riferito che i virus che l’hanno colpita hanno compromesso tutto il corpo rendendo vano il nostro desiderio di donazione”.
Cosa può accadere al corpo in caso di molteplici virus aggressivi
La morte di Beatrice Angela non sarebbe dunque dovuta all’influenza stagionale. L’esperta Liviana Da Dalt, fino a qualche mese fa direttrice del Dipartimento di Salute della mamma e del bambino di Padova, l’unico del Veneto, intervistata dal Gazzettino parla di evento rarissimo. “Non conosco il caso di Beatrice Angela – ha spiegato – se non che si tratta di un decesso in tempi rapidi per una causa ragionevolmente infettiva, dato che la febbre all’esordio era dominante. Ma può succedere questo? La risposta è che si tratta di un evento raro, in quanto siamo di fronte a un soggetto sano, in una fascia di età non più fragile e suscettibile a riportare conseguenze gravi dopo un contagio, con il sistema immunitario aveva raggiunto un’adeguata maturità”.
Cosa può essere successo, dunque? “Una morte fulminante è più frequente nei bimbi molto piccoli, appunto con il sistema immunologico compromesso, o con malattie primitive o secondarie, ma è insolita a questa età. Avviene perché l’equilibrio tra l’aggressività dell’agente infettante e la risposta immunitaria si rompe e si verificano le sepsi, una volta definite setticemie, sia batteriche che virali, tipiche di questo periodo”.
La risposta immunitaria del bambino insomma può creare un’infiammazione sistemica, che interessa tutti gli organi e che può portare, con un meccanismo invasivo e travolgente, a un’insufficienza multiorgano, con un danno infiammatorio generalizzato, che pregiudica la funzione di fegato, cuore, reni e sangue, spiega ancora l’esperta, in quest’ultimo caso compromettendo la componente coagulativa. “Ciò che porta alla morte è l’entità del danno stesso e dove si verifica, perché se interessa le cellule del sistema nervoso centrale non è vicariabile con terapie di supporto. Se il cuore non funziona, infatti, si ricorre all’Ecmo, l’ossigenazione extracorporea tramite un macchinario, se il rene non va alla dialisi, ma di fronte a un’emorragia cerebrale intracranica nulla si può fare”.
Antibiotici e antivirali speso non sono sufficienti, conclude Da Dalt “perché quello che rende la situazione irreversibile è l’anomala risposta infiammatoria del piccolo paziente”.
Quanto è importante vaccinare anche i bambini (e gli adulti) sani
Non si può dire se si potessero o meno evitare questa e altre tragedie simili. Tuttavia, ciò che possiamo provare fare noi che ci occupiamo di informazione è parlare di più di protezione, di rinforzo del sistema immunitario, di buone abitudini come lavaggio delle mani e uso di mascherine se si è contagiosi (sono ancora obbligatorie in alcuni casi fino al 30 giugno 2024), e di vaccinazione ad esempio: di quanto sia importante vaccinarsi, anche per i soggetti sani.
Perché questo può aiutare a gestire meglio ad esempio delle sovrainfezioni, qualora si presentassero (alcuni giorni fa il caso, sempre in Veneto, di due persone adulte morte per virus H1N1, meglio conosciuto come virus da “influenza suina”). A novembre, i Italia, è stato diagnosticato anche il primo caso di virus respiratorio sinciziale.
Abbiamo chiesto ad alcuni pediatri e la risposta è sempre la stessa: “Pochi genitori vaccinano i bambini contro i virus stagionali“. Nonostante, ci dicono, una campagna informativa adeguata da parte delle Regioni, che però viene fatta ai medici, e non tanto alla popolazione. O almeno questa è la percezione. La maggior parte delle famiglie non pensa nemmeno alla possibilità di vaccinare i figli se i vaccini non sono obbligatori, come quelli invece richiesti in età molto precoce, fatti nei primi anni di vita.
Per esempio, ogni anno c’è la possibilità di vaccinare anche i bambini, piccolissimi e più grandi, contro l’influenza stagionale, che come sappiamo bene cambia sempre.
Come funziona il vaccino antinfluenzale per i bambini
Come chiarisce l’Istituto Superiore di Sanità, il vaccino antinfluenzale è raccomandato per tutti i soggetti a partire dai 6 mesi di età che non hanno controindicazioni al vaccino, perché è stato ampiamente dimostrato nel corso del tempo, da una letterature scientifica amplissima, che i benefici superano infinitamente i possibili, lievissimi, effetti collaterali dovuti al vaccino, che nella maggior parte dei casi sono comunque arrossamento cutaneo, dolore nel sito di infezione e generale malessere o leggera febbre, tutti sintomi che si risolvono in poche ore.
Il vaccino antinfluenzale può essere somministrato per via intramuscolare ed è raccomandata l’inoculazione nel muscolo deltoide per tutti i soggetti di età superiore a 2 anni. Nei bambini fino ai 2 anni e nei lattanti la sede raccomandata è la faccia antero-laterale della coscia. Un’alternativa cui si può ricorrere anche in Italia – ma che, come ci confermano alcuni pediatri, si trova poco (a Torino però ad esempio è possibile averlo) – è quello cosiddetto LAIV sotto forma di spray nasale: basta uno spruzzo in entrambe le narici e il vaccino è fatto. Senza dolore né fastidio per il bambino.
Una sola dose di vaccino antinfluenzale è sufficiente per i soggetti di tutte le età sopra ai 10 anni. Per i bambini al di sotto dei 9 anni, mai vaccinati in precedenza, si raccomandano invece 2 dosi di vaccino antinfluenzale stagionale, da somministrare a distanza di almeno 4 settimane.
Il vaccino antinfluenzale non può essere invece somministrato a neonati al di sotto dei 6 mesi, per mancanza di studi clinici controllati che dimostrino l’innocuità del vaccino in tali fasce d’età. Nei piccoli di età inferiore a 6 mesi, è invece la vaccinazione della mamma e degli altri familiari che ne hanno cura a rappresentare una possibile alternativa per proteggerli in maniera indiretta.
Quali bambini dovrebbero fare il vaccino antinfluenzale
Ci sono poi bambini per i quali la vaccinazione è assolutamente fondamentale, perché a causa di altre patologie di cui soffrono potrebbero più facilmente andare incontro a complicanze nel caso di una influenza. Sono bambini affetti da queste malattie:
- malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio (inclusa l’asma grave, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e
- la broncopatia cronico ostruttiva-BPCO)
- malattie dell’apparato cardio-circolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite
- diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi con BMI >30)
- insufficienza renale/surrenale cronica
- malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie
- tumori e in corso di trattamento chemioterapico
- malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV
- malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinali
- patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici
- patologie associate a un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (ad es. malattie neuromuscolari)
epatopatie croniche.