Riguardo la legge di bilancio, quello che abbiamo (ad oggi), è solo una bozza di testo, eppure le norme in essa contenute sono oggetto di dibattito da giorni: si parla di pensioni, regole riviste per l’utilizzo del Pos e un nuovo tetto al contante. La carne sul fuoco, quindi, è tanta. Non solo perché l’Italia ha un problema di risorse (sono poche e, specialmente in un periodo di crisi, bisogna saperle spendere) ma perché sul governo ora sono puntati gli occhi di Bruxelles, da cui potrebbe dipendere il primo stop alle novità annunciate dalla premier Giorgia Meloni.
Novità pensioni: dubbi su Opzione Donna e Quota 103
Uno dei nodi più grandi da sciogliere, al momento, rimane quello delle pensioni. Prima di tutto perché, da sempre, il sistema previdenziale italiano è stato oggetto di critiche da parte dell’Ue. In sostanza, quello che l’Unione ha richiesto in passato e continua a richiedere oggi è che le risorse a disposizione dello Stato vengano gestite meglio, soprattutto in questo settore.
Sotto torchio, in particolare, ci sarebbero le modalità di pensionamento anticipato: il debito pubblico italiano e l’amministrazione finanziaria – dicono gli esperti – hanno più bisogno di gente che lavora (e quindi di investimenti in politiche attive del lavoro) che di gente da mandare in pensione prima del tempo. Ma l’esecutivo di Meloni vuole evitare il ritorno alla legge Fornero (qui le proposte avanzate, come alternativa, dai partiti), così nella prossima manovra finanziaria ha inserito sia la nuova Opzione Donna (qui come cambierebbero i requisiti) che la cd. Quota 103.
Si tratta di misure che disciplinano due diverse modalità di pensionamento anticipato, su cui l’Europa ha delle grosse perplessità. Da qui l’idea di procedere con alcune modifiche.
Prima di tutto, la revisione di Opzione Donna – più ristretta rispetto alla versione originaria – riconoscerebbe la possibilità di andare in pensione anticipatamente a tre sole categorie di lavoratrici, ovvero:
- caregiver;
- con invalidità pari almeno al 75%;
- licenziate o dipendenti di aziende in crisi.
Il requisito anagrafico invece rimarrebbe un’età minima di 60 anni, che potrebbe scendere in caso di figli, ma su questo punto, sono stati sollevati i primi dubbi sulla costituzionalità della norma (ne abbiamo parlato qui).
Quota 103, invece, rimarrebbe ma come misura ponte: una normativa cioè che impedirebbe il ritorno alla legge Fornero nel 2023, con l’impegno del governo di sfruttare il tempo a disposizione per lavorare a una vera e propria riforma strutturale del sistema pensionistico in Italia.
Pos e tetto al contante: arriva il dietro front del governo?
Un’altra questione che potrebbe non avere il benestare dell’Ue è quella relativa ai pagamenti tracciabili. Meloni ha fatto sapere di essere intenzionata, con l’approvazione della prossima legge di bilancio, a cambiare le regole relative all’utilizzo del Pos e ai limiti per i pagamenti in contati.
Dopo il piano cashless promosso prima da Conte e continuato poi da Draghi, l’esecutivo di destra vorrebbe allentare un po’ la presa. In particolare, l’idea sarebbe quella di alzare il tetto al contante (che dovrebbe salire a 5 mila euro nel 2023) e di riconoscere l’esonero del Pos per pagamenti inferiori a 60 euro (prima era stato detto 30 euro, ma poi la cifra è raddoppiata). L’intenzione, messa nero su bianco nella bozza della manovra, sarebbe quella di permettere ai contribuenti di rifiutare pagamenti diversi da quello in contante per transazioni e servizi di importo inferiore a quanto stabilito dalla legge, mentre fino ad ora commercianti e professionisti sono stati obbligati ad accettarli.
Tuttavia, da quello che è emerso negli ultimi giorni, il governo Meloni ha già fatto intendere di essere pronto a un dietro front: se non si potrà fare, se la norma in questione non riceve l’ok da parte di Bruxelles, allora verrà accantonata.
Il motivo è semplice: la nostra legge di bilancio, come quella di tutti i Paesi Membri dell’Ue, deve essere condivisa e vagliata dalla Commissione Europa. Pertanto, se il provvedimento che eliminerebbe le multe per chi non dovesse accettare i pagamenti con carta sotto i 60 euro viene bocciato dall’Unione, allora è probabile che – per evitare che lo stop si estenda a tutta la manovra finanziaria – Meloni e i suoi tecnici decidano di toglierlo definitivamente, perché considerato in contrasto con le raccomandazioni europee.
L’Italia, ricordiamolo, si è impegnata più volte al rispetto di queste ultime, anche – e soprattutto – in vista dei soldi che riceverà nell’ambito del PNRR. E tra gli accordi da rispettare, in cambio delle risorse economiche e finanziarie promesse, c’è il contrasto dell’evasione fiscale potenziando i pagamenti elettronici obbligatori anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti.
In questo senso, le norme su Pos e tetto al contante, così come inserite nella bozza delle legge di bilancio, vanno in direzione opposta. La premier, se non dovesse rivedere le sue posizioni al riguardo, rischierebbe di scontrarsi con gli Alleati e dare vita a un processo di trattative estenuanti che finirebbero col mettere l’Italia in una fase scomoda durante le verifiche periodiche e necessarie per lo sblocco dei fondi del PNRR.
Trattandosi di ipotesi, però, il dibattito resta aperto. Per fare i primi bilanci sulle conseguenze e la nostra posizione in Europa, è meglio aspettare l’approvazione definitiva della Manovra 2023.