Ruth Bader Ginsburg, al di là del film: la vera storia di una donna simbolo

Parte del suo complesso percorso è stato raccontato nel film "Una giusta causa", ma qual è la vera storia di Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte Suprema

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

La figura di Ruth Bader Ginsburg è di enorme rilevanza per la lotta dei diritti delle donne negli Stati Uniti. La sua vita è un esempio per tantissime, avendo lottato strenuamente per imporsi ai vertici di un mondo guidato da uomini. È stata la seconda donna giudice della Corte Suprema statunitense, impegnata costantemente nella battaglia per i diritti delle minoranze. Una vita non semplice, spesso complessa e divisiva in alcuni aspetti. Elementi che l’hanno resa un simbolo vero e reale degli USA contemporanei.

Una giusta causa: differenze con il film

Una giusta causa, film del 2018 il cui titolo originale è di certo più efficace, On the Basis of Sex, l’ha vista interpretata da Felicity Jones. La sceneggiatura è stata rivolta al suo primo caso di discriminazione di genere sostenuto in tribunale, Mortiz v. Commissioner of Internatl Revenue.

A essere stato discriminato era Charles Moritz, che nel 1968 aveva chiesto una detrazione fiscale per lo stipendio della badante assunta per prendersi cura di sua madre. L’IRS rifiutò la richiesta, dal momento che tale agevolazione era garantita unicamente alle donne e agli ex mariti (vedovi, ndr). Moritz, però, non era mai stato sposato.

Presentata istanza alla Corte tributaria, questa venne respinta, rigettando la sua argomentazione secondo la quale il rifiuto della detrazione fiscale fosse anticostituzionale. L’uomo non si diede per vinto e nell’appello presentato fu difeso da Ruth Bader Ginsburg (e dal marito Martin D. Ginsburg, ndr). Venne argomentata la base razionale del rifiuto, assente, dal momento che al soggetto sarebbe bastato essere una donna per ottenere tale diritto.

Una negazione anticostituzionale, in violazione del Quattordicesimo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Questo fu il primo caso di una disposizione del Codice delle Entrate annullata perché anticostituzionale. Solo un esempio di una vita trascorsa in trincea, in aula, fino a divenire giudice associato della Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1993.

Il suo ultimo atto rivoluzionario

Sostituire un giudice della Corte Suprema negli USA non è mai un atto non politico. Proprio l’addio di Ruth Bader Ginsburg (in morte, ndr) lo ha reso evidente. Una storia intrecciata enormemente agli equilibri politici del Paese. Quando si modificano certe dinamiche, infatti, si può indirizzare la Corte verso tendenze più conservative o progressiste, a seconda dei soggetti scelti.

Se è vero che la tradizione vuole che la politica tenti di offrire, tramite la Corte Suprema, un’espressione della pluralità del Paese, questo è raramente il caso. L’obiettivo primario è restare al potere, dando seguito alla propria visione di guida in carica. Considerando tutto ciò, è stupefacente l’ultimo grande gesto politico e sociale di Ruth Bader Ginsburg.

Malata da tempo, impegnata in una lotta estenuante con due tumori, ha scelto di non ritirarsi dal proprio ruolo, nonostante le pressioni ricevute. Assente in appena due occasioni in nove anni di lotta al cancro, ha proseguito il proprio lavoro, consapevole della sua importanza. A 87 anni, poi, compreso il poco tempo rimastole, ha espresso un desiderio formale, ovvero che la nomina del suo successore arrivasse soltanto dopo il 3 novembre 2020, data delle elezioni presidenziali. Ha così garantito un equilibrio politico fino alla fine, giunta per lei poco prima di quella data, il 18 settembre 2020. Al suo posto, Donald Trump ha scelto Amy Coney Barrett, a detta di molto l’esatto opposto della celebre rivoluzionaria che tutti ricordano.